Koinonia Dicembre 2018


Da una intervista di A.Zaccuri a Giuseppe De Rita

In Avvenire 4/12/18

 

Abile coniatore di metafore, De Rita mostra di apprezzare l’immagine del “Paese sospeso” con il quale il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, si è di recente riferito alla situazione italiana. «In un certo senso, mi pare che sia sempre stato così – dice –. Di certo, fino al marzo scorso, abbiamo assistito a una crescita del rancore che, a mio giudizio, sta almeno in parte defluendo. Tutto sta a capire che cosa possa venire dopo il rancore: un effettivo ritorno alla normalità oppure un’esplosione della rabbia, magari innescata da una crisi del sistema bancario, come temono alcuni? Il mio timore, a questo punto, è che manchino le personalità autorevoli, disposte ad assumersi le responsabilità che la complessità dei tempi comporta. Ora come ora, il solo riferimento sicuro è rappresentato dal presidente Mattarella, che non per niente appartiene a una tradizione di classe dirigente ben preparata e capace, appunto, di farsi carico della crisi».

Non è questione di casta o non casta, avverte De Rita: «Davanti al rischio di deriva occorre una élite capace di fare la propria parte. Ma per formare una élite di questo tipo occorre, una volta di più, un’idea generale della società, che al momento non mi pare di vedere all’orizzonte. Motivo per cui torno sulla mia convinzione del “dappertutto e rasoterra”: continuità e discontinuità si misurano sulla base di processi diffusi, non sul trasformismo delle sovrastrutture di potere, che per garantire la propria sopravvivenza si concentrano sul presente. Sa qual è stato, in questo mezzo secolo, il peggior nemico della società italiana? La cronaca, intesa come successione di fatti scollegati l’uno dall’altro, buoni tutt’al più per sorreggere il commento del politico di turno. Ma la cronaca, di per sé, non spiega nulla, non è una conferma né una smentita”.

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