Koinonia Dicembre 2018


Un’occhiata al 52° Rapporto Censis 2018

 

«Italiani spaventati e incattiviti

in un Paese che non cresce più»

 

 “La delusione per lo sfiorire della ripresa e per l’atteso cambiamento miracoloso ha incattivito gli italiani” che “si sono resi disponibili a compiere un salto rischioso e dall’esito incerto, un funambolico camminare sul ciglio di un fossato che mai prima d’ora si era visto così vicino” proprio perché “la scommessa era poi quella di spiccare il volo”. E questo anche a costo di “forzare gli equilibri politico-istituzionali e spezzare la continuità nella gestione delle finanze pubbliche”, “quasi una ricerca programmatica del trauma, nel silenzio arrendevole delle élite”.

È il 52° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, presentato a Roma, a tracciare questa severa diagnosi.  Per il Censis si tratta di “una reazione pre-politica con profonde radici sociali che alimentano una sorta di sovranismo psichico” e che “talvolta assume i profili paranoici della caccia al capro espiatorio, quando la cattiveria – dopo e oltre il rancore – diventa la leva cinica di un presunto riscatto e si dispiega in una conflittualità latente, individualizzata, pulviscolare”.

Il Rapporto individua nell’“assenza di prospettive di crescita, individuali e collettive”, il “processo strutturale chiave” dell’attuale situazione. Non a caso “l’Italia è ormai il Paese dell’Unione europea con la più bassa quota di cittadini che affermano di aver raggiunto un condizione socio-economica migliore di quella dei genitori”. Il 56,3% degli italiani dichiara che non è vero che “le cose nel nostro Paese hanno iniziato a cambiare veramente”, il 63,6% è convinto che nessuno ne difenda gli interessi e che bisogna pensarci da soli. “L’insopportazione degli altri – rileva il Censis – sdogana i pregiudizi, anche quelli prima inconfessabili”, e mentre si manifesta “un cattivismo diffuso che erige muri invisibili, ma spessi”, “le diversità degli altri sono percepite come pericoli da cui difendersi”. Il 52% (il 57% tra chi ha redditi bassi) è addirittura persuaso che si faccia di più per gli immigrati che per gli italiani. In generale, il giudizio negativo sull’immigrazione è nettamente superiore alla media europea. Rispetto al futuro, il 35,6% degli italiani è pessimista “perché scruta l’orizzonte con delusione e paura”, il 31,3% è incerto e solo il 33,1% è ottimista.

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