Koinonia Novembre 2018


PENSIERI IN MORTE DI UN AMICO

 

Non tutti i dolori sono uguali. Il dolore acuto e profondo della morte di una persona cara è come una coltre scura che copre i nostri occhi e la nostra coscienza. Ma sotto questo fitto velo continuano a ribollire sentimenti che affannano l’anima, come un magma costituito da ogni parola, ogni azione, ogni emozione regalataci nella strada percorsa insieme. Il dolore sembra avvolgere la nostra vita in una nebbia che ci accompagna in ogni istante non permettendoci di vedere al di là di essa. Ma questa nostra improvvisa incapacità non deve convincerci che oltre la nebbia non esista altro. Oltre, anche la morte stessa può avere un significato che non sia solo dolore.

Proviamo a guardare al di là allora. Nel nostro magnifico universo ci sono piccole stelle che al termine della loro esistenza si spengono lentamente, lasciando di sé solo un solido ammasso di materia. Altre stelle però, quelle più grandi e maestose, esplodono in una luminosissima supernova, scagliando nello spazio elementi chimici che altrimenti non esisterebbero e che andranno a formare nuovi mondi e nuovi esseri viventi. Gli atomi di cui noi stessi siamo costituiti, altro non sono che polvere di quelle stelle. Senza di loro noi non saremmo ciò che siamo e la vita come la conosciamo non sarebbe mai nata.

La morte di un uomo profondo e saggio allora altro non è che l’esplosione di una supernova. La sua vita è compiuta e ora ogni suo gesto, ogni sua espressione, ogni suo pensiero, giunge fino a noi e assume un significato nuovo. Quelli che erano dialoghi ed azioni si ricompongono in uno scenario unico e completo, il cui senso ultimo ci può essere ora più chiaro. “Consummatum est”, direbbero i latini, tutto è arrivato “ad summum”, al vertice massimo. Siamo sul picco di una montagna ed ora, finita l’ascesa, possiamo vedere ciò che prima ci era precluso e cioè l’intera vallata intorno a noi, l’intera vita di una persona, con le sue inquietudini, le sue gioie e le sue sofferenze, ma anche e soprattutto con il suo significato ultimo e vero, finalmente libero dai lacci materiali. L’occhio che prima vedeva le singole pennellate solo ora può vedere l’intera tela e portarne i molteplici significati nel crogiuolo della nostra coscienza in modo da formare nuovi elementi e nuova vita. Il nostro essere spirituale si forma e si arricchisce grazie all’esempio e ai pensieri che ci giungono da queste esistenze. Senza di loro saremmo ben poca cosa. La morte diffonde la vita, in un ciclo perenne di cambiamento e di crescita.

Certo che il distacco è doloroso. Anche un parto lo è. E come nel parto il dolore è accompagnato dall’infinita speranza di una vita che nasce, così nella morte, che in fondo è un parto che ci accompagna fuori dal grembo della vita terrena, quella stessa speranza è sostituita dalla certezza delle azioni, dei pensieri e dei sentimenti di una intera esistenza ormai compiuta, fornendoci la prova che la nostra stessa vita può, e deve, essere vissuta in tutta la sua profonda meraviglia e complessità. Ed allora, nel momento in cui riusciamo a squarciare il velo del dolore e dell’abbandono, non possiamo far altro che provare un senso di profonda gratitudine e di commossa gioia per chi ci ha indicato una via ed ha avuto la generosità di condividere se stesso con gli altri e che ora, con la finitezza della propria vita, ci esorta a vivere la nostra con maggiore intensità ed impegno. E sono proprio i sentimenti intensi e struggenti che proviamo in questi momenti che costituiscono la misura di quanto di buono abbiamo ricevuto dalla persona cara. Il nostro dolore e la nostra gratitudine sono la sua grandezza.

No. Non tutti i dolori sono uguali. Questo è straziante, malinconico e fertile al tempo stesso e resterà per sempre dentro di noi come una luce che illumina le profondità dell’anima.

 

Luciano Cuneo

 

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