Koinonia Novembre 2018


PENSARE AL VOTO EUROPEO

(anche in margine al Sinodo della gioventù)

 

Inizio con due citazioni. Massimo Cacciari il 2 ottobre, in un incontro con la Generazione Erasmus a Bologna, ha lapidariamente detto:

“Guardate che adesso governano i giovani in Italia. E stanno occupando gli estremi dello schieramento po litico: i giovani di destra-destra con Salvini, gli altri che, confusamente,rappresentano le istanze sociali. Quando storicamente questi estremi si compongono - nazionalismo e sociale - per la sinistra la partita è chiusa”.

Lo stesso giorno un lettore di Repubblica ha mandato al giornale da meditare le parole di Giuseppe Bottai, ministro fascista dell’Educazione Nazionale che nell’aprile del 1944, sotto occupazione tedesca e con il senso della fine sul collo, scriveva al figlio:

“Noi fummo tratti a fidare soprattutto in noi; il che vuol dire sulla nostra volontà, che ci fece ritenere illimitata la nostra potenza creatrice, più che sulla nostra coscienza che ce ne avrebbe mostrati i limiti… e, sdegnosi di quella formula dei padri, secondo la quale la politica è l’arte del possibile, operammo come se la politica fosse l’arte dell’impossibile, del meraviglioso, del miracoloso. Da ciò la tragica sproporzione tra i disegni e le reali possibilità che ci ha portato a questo collasso spaventoso”.

Posso tirare la somma implicita dei due commenti con le parole attuali di papa Francesco: “Purtroppo accade pure che nel mondo della politica si ceda alla tentazione di strumentalizzare le paure o le oggettive difficoltà di alcuni gruppi e di servirsi di promesse illusorie per miopi interessi elettorali” (ai partecipanti alla conferenza mondiale sul tema xenofobia, razzismo e nazionalismo populista nel contesto delle migrazioni mondiali).

Non è il momento migliore della nostra storia. Ma non possiamo stare a guardare.

Rivolgiamo una domanda a quella metà dei costituzionalisti che sono appassionatamente intervenuti a difendere la Costituzione contro il referendum: perché non vi unite alla metà che era favorevole e incominciate a fare come i giudici della Consulta che ieri si sono presentati a Rebibbia iniziando il viaggio critico nelle carceri presentato lo scorso mese a Mattarella? Aspettiamo altri adeguamenti pericolosi del “diritto” che nella “legge” trova la sua giusta realizzazione ma anche il suo limite interpretativo? Bisogna preparare anche altra gente a rispettare le leggi secondo lo spirito della Costituzione, come chiede Mattarella per la legge Salvini sull’immigrazione che, giuridicamente ineccepibile, va applicata in coerenza con lo Stato di diritto.

È forte l’esigenza di tornare a riflettere sui principi che appaiono inviluppati in cedimenti così gravi da intaccare la democrazia a livello internazionale. In controtendenza rispetto ai nazionalismi, ogni paese deve fare urgentemente i conti con le omissioni di cui si è fatto responsabile in trent’anni di affidamento al sistema senza controllarne i mutamenti. In Italia ci sono state troppe omissioni di razionalità spicciola: nessuna famiglia resiste a lungo se non si cura dei propri bilanci, materiali e morali. Soprattutto se il mondo procede, la finanziarizzazione deprecata cede al dominio delle multinazionali informatiche e gli smartphone erogati ai bambini senza averli istruiti a fare scelte di conoscenze e di giochi attualmente imposte dalla nostra incuria più che dal mercato.

Il cittadino giovane che cammina per strada andando a sbattere sui passanti con un cellulare in mano è il cittadino che, ineducato a cercare la bellezza delle case e della gente della sua città, diventa - e con lui la famiglia che si farà e la generazione che seguirà quando anche lui scomparirà dalla vetrina - indifferente. Indifferente alla partecipazione, alla politica, alla cultura (che non si sa più che cosa sia se i laureati sono vittime di facebook). Ma indifferente anche agli anziani, ai bambini, alla convivenza se è già indifferente per chi è nel disagio, chi ha meno soldi di lui, per l’handicap del compagno di banco, per l’immigrato. A Londra ci sono 500.000 italiani, nostri figli che lavorano là: ci lamentiamo di averli lasciati andare, anche quelli sono migranti. Come è migrazione il turismo, gli erasmus, il mercato in cui siamo tutti in movimento. Gli italiani non possono dimenticare che i loro guai (come quelli dell’Inghilterra del dopo-Brexit) sono i guai di un paese altamente industrializzato. Se l’Italia è nel G7 e G20, l’Italia è il settimo paese in ordine di ricchezza nel mondo.

Se poi ci diciamo cristiani, giriamo con il rosario in mano e padre Pio in tasca, se parliamo di morale solo per giudicare il fruitore del reddito di cittadinanza, forse non ci accorgiamo che, a partire dai femminicidi e la discriminazione delle donne o dalla pedofilia che alberga tanto nelle case come nelle chiese, la famiglia - che è sempre storicamente in crisi di trasformazione - ha bisogno di attenzione non solo astrattamente etica o moralisticamente caritativa. Ci sono state norme che hanno diviso il paese e che vanno conservate: la politica e insieme la morale se debbono evitare il nazionalismo, debbono guardarsi dal fantasma dello stato etico.

Che fare? Lo dice Cacciari: stare in allerta. In ordine di priorità attenzione al voto europeo, fra sette mesi: chi ci governa coprirà i disastri - per ora non direttamente percepiti - con la giustificazione già oggi persuasiva dello slogan ”è colpa dell’Europa”. Informiamoci, ragioniamo, pensiamo per evitare le trappole: come dice Prodi, chi ha il sedere basso non fa danza classica.

 

Giancarla Codrignani

.