Koinonia Ottobre 2018
PREGHIERA DI PAOLO VI PER AVERE FEDE*
Signore, io credo, io voglio credere in te.
Signore, fa’ che la mia fede sia piena, senza riserve,
che essa penetri nel mio pensiero,
nel mio modo di giudicare le cose divine e le cose umane.
Signore, fa che la mia fede sia libera,
cioè abbia il concorso personale della mia adesione,
accetti le rinunce ed i doveri che essa comporta
e che esprima l’apice decisivo della mia personalità:
credo in te, o Signore.
O Signore, fa’ che la mia fede sia certa;
certa d’una esteriore congruenza di prove
di una interiore testimonianza dello Spirito Santo,
certa d’una sua luce rassicurante,
d’una sua conclusione pacificante,
d’una sua assimilazione riposante.
O Signore, fa’ che la mia fede sia forte,
non tema le contrarietà dei problemi,
onde è piena l’esperienza della nostra vita avida di luce,
non tema le avversità di chi la discute; la impugna, la rifiuta, la nega;
ma si rinsaldi nell’intima prova della tua verità,
resista alla fatica della critica,
si corrobori nella affermazione continua
sormontante le difficoltà dialettiche e spirituali,
in cui si svolge la nostra temporale esistenza.
O Signore, fa’ che la mia fede sia gioiosa
e dia pace e letizia al mio spirito,
lo abiliti all’orazione con Dio e alla conversazione con gli uomini,
così che irradi nel colloquio sacro e profano
l’interiore beatitudine del suo fortunato possesso.
O Signore, fa’ che la mia fede sia operosa
dia alla carità le ragioni della sua espansione morale,
così che sia una vera amicizia con te
e sia di te nelle opere, nelle sofferenze, nell’attesa della rivelazione finale,
una continua ricerca, una continua testimonianza,
un alimento continuo di speranza.
O Signore, fa’ che la mia fede sia umile
e non presuma fondarsi sull’esperienza
del mio pensiero e del mio sentimento;
ma si arrenda alla testimonianza dello Spirito Santo,
che non abbia altra migliore garanzia che nella docilità alla Tradizione
all’autorità del magistero della santa Chiesa. Amen.
*Significativa per se stessa, questa preghiera lo è anche per il momento in cui stata recitata: nella udienza generale di mercoledì 30 ottobre 1968, in un tempo in cui Paolo VI non risparmia attenzione e interventi riguardo al fenomeno di contestazione e di dissenso in atto nella Chiesa e alla vigilia di una data decisiva per la Comunità del’Isolotto.