Koinonia Giugno 2018


Un libro di Giuseppe Scianò con vignetta di Renato Scianò

PADRI DELLA PATRIA… O “PADRI-PADRONI” ?

Nel bel libro di Giuseppe Scianò uscito recentemente “e nel mese di Maggio del 1860 la Sicilia divento? colonia”  (Edizioni Pitti, Palermo, pagg. 415, 18,50) ci accorgiamo, con sgomento, che è stato proprio così.

In un’attenta opera di controinformazione, infatti, l’autore - documenti e testimonianze alla mano - ci mostra una realtà spietata, che vede, dal 6 al 28 maggio 1860, la Sicilia (più esattamente il Regno delle Due Sicilie retto dai Borboni) conquistata con freddezza e tradimento sotto l’ala connivente della Gran Bretagna, con  l’intervento del Regno di Sardegna, di Mafia, Camorra, ‘Ndrangheta, Massoneria e truppe mercenarie fornite dall’Inghilterra. Poi tutto fu lavato e narrato nel modo eroico ed agiografico che fin da quell’anno abbiamo imparato sui proclami, sui libri, nelle scuole. Insomma, la Sicilia aveva sì fatto un tentativo di rivoluzione nel 1848-49 ma per ottenere un Regno di Sicilia indipendente e non per l’unione ad altri regni. E adesso, nel 1860, nessuno voleva essere annesso e non c’era alcun moto popolare siciliano che potesse aver bisogno dell’aiuto di Garibaldi (in realtà del Piemonte e dell’Inghilterra). Nessuno nell’isola era contro il Regno di Francesco II, nessuno voleva essere liberato. Solamente alcuni nobili e notabili, in previsione di vantaggi futuri, assoldarono in quei giorni gruppi di mafiosi tanto per presentarsi con qualcuno e giustificarsi davanti agli Inglesi che avevano preparato da tempo lo sbarco. Fu davvero un’invasione.

 

Giuseppe Scianò si occupa da sempre di storia della Sicilia e della “nazione” siciliana, militando con passione nel Fronte Nazionale Siciliano di cui è stato segretario per molti anni. Questo libro (forse la prima parte di un’opera più ampia) è frutto di attente e continue ricerche su materiale solo in minima parte inedito, ed in larga misura presente da sempre negli archivi, nelle memorie, nei carteggi che la cultura unitaria ufficiale ha fin da subito occultato o tralasciato, enfatizzando invece le opere di Ippolito Nievo , Cesare Abba, dell’attendente Giuseppe Bandi , di Nino Bixio e di tanti altri che - pur testimoni dei fatti - descrivevano ed elogiavano una realtà completamente falsa, che sembrerebbe non essere mai esistita: in realtà nello sbarco a Marsala non c’era proprio nessuno ad aspettare Garibaldi, le navi inglesi proteggevano lo sbarco e assistevano in tutto  i Mille, la battaglia di Salemi fu in realtà una sconfitta e così la battaglia di Calatafimi… i “picciotti” erano mafiosi e camorristi assoldati dai notabili locali. Su tutti i fatti agiscono le azioni di tradimento del generale Lanza (che in pratica impedisce al regio esercito borbonico di intervenire, oppure lo fa ritirare poco prima delle vittorie, lasciando campo libero ai Mille) e quelle dell’ammiraglio Mundy che controlla tutto e tutti - con giornalisti spia e con ufficiali corrotti - per conto dell’Inghilterra che ha da tempo deciso di realizzare un unico Stato nella penisola italiana, anche se ciò significa aggredire uno Stato sovrano e indipendente, appunto il Regno delle due Sicilie, in spregio a tutti diritti internazionali.

 

Questo di Scianò è un libro particolare - che per certi aspetti ricorda il noto “Terroni” di Pino Aprile - corredato però di un ampio e originale apparato iconografico, in cui tanti nomi più o meno conosciuti finalmente ci mostrano il volto e riacquistano l’antica concretezza.  Anche lo stile è particolare: alla serietà dello storico e dell’osservatore politico si alternano momenti di ironia, di partecipazione appassionata e di osservazioni dissacranti - dietro seria documentazione - per alcuni padri del nostro Risorgimento e… anche Garibaldi perde un po’ del suo magnetismo guerriero ed idealista.                                                      

            

Renato Scianò

Maggio 2018

 

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