Koinonia Giugno 2018


LA LEZIONE - ATTUALE - DI PIERO CALAMANDREI

 

Nella ricorrenza del 2 Giugno, festa della Repubblica, che nel 2018 corrisponde al centenario della fine della I Guerra Mondiale e ai 70 anni della promulgazione della Costituzione, ho ripreso in mano un libriccino pubblicato da Chiarelettere nel 2011 dal titolo Lo Stato siamo noi che contiene una raccolta di scritti di Piero Calamandrei.

Piero Calamandrei (Firenze, 1889 – 1956), uno dei pochissimi professori e avvocati che non chiesero la tessera del Partito nazionale fascista, nel 1941 aderì al movimento Giustizia e Libertà e l’anno seguente fu tra i fondatori del Partito d’Azione e nel 1945 fondò i mensile «Il Ponte», nel 1946 fu eletto all’assemblea Costituente.

La raccolta  Lo Stato siamo noi di apre con il testo del Discorso ai giovani sulla Costituzione tenuto il 26 gennaio 1955 a Milano nel Salone degli affreschi della Società umanitaria, in occasione dell’inaugurazione di un ciclo di conferenze sulla Costituzione italiana organizzato da un gruppo di studenti universitari e medi. In questo discorso Calamandrei pronuncia un’esortazione piena di forza e di speranza nella quale oggi, con il prepotente affermarsi in Europa delle posizioni sovraniste, è importante riconoscere dal visione dell’essere parte di un tutto: «Quindi, voi giovani alla Costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come cosa vostra, metterci dentro il senso civico, la coscienza civica, rendersi conto – questa è una delle gioie della vita – rendersi conto che ognuno di noi nel mondo non è solo, che siamo in più, che siamo parte di un tutto, nei limiti dell’Italia e del mondo».

La conclusione è invece un appello a fare memoria, la memoria dell’allora recente passato da cui la Costituzione italiana è nata: «Quanto sangue, quanto dolore per arrivare a questa Costituzione! Dietro ad ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, questo è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra Costituzione».

Ebbene, di fronte ad un visione così chiara della necessità di fare della Costituzione una carta viva e di non dimenticare il sangue e gli orrori da cui è nata affinché tali errori non si ripetano e l’impegno e per la libertà e la giustizia non vengano mai meno, ecco che la lettura dello scritto Maggioranza e opposizione ci offre, all’inizio di una nuova Legislatura piena di incertezze e di punti interrogativi, una riflessione critica e acuta che, dopo 70 anni, mantiene una sorprendente attualità. Mutatis mutandis nelle critiche di Piero Calamandrei si ritrovano molti degli atteggiamenti e delle dinamiche parlamentari degli ultimi anni e che hanno caratterizzato anche gli ultimi mesi. Il chiaro e forte richiamo ad interpretare con responsabilità e senso dello Stato i ruoli di governo e opposizione e l’invito ad affrontare la «questione morale» sono due argomenti doppiamente sorprendenti: perché Calamandrei li sottolineava allora, nell’estate del 1948 poco dopo la nascita della Costituzione, e perché se ne si continua a parlare ancora oggi, come se tutto fosse rimasto immutato nonostante la scomparsa di quasi tutti i partiti politici allora protagonisti, l’avvento della seconda Repubblica e forse l’inizio della terza, come sostenuto da alcuni osservatori. Un testo vivido che andrebbe condiviso e conosciuto da tutti i politici, o aspiranti tali, ma anche semplici cittadine e cittadini  perché il nostro Paese ha bisogno di cambiamenti e di crescere, non solo economicamente ma anche culturalmente e moralmente e questo percorso inizia proprio da temi toccati e dalle storture evidenziate da Calamandrei.

 

Valdo Pasqui

 

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