Koinonia Giugno 2018
FARAJ bayrakDar:
quando il carcere diventa luogo di libertà
*Specchi dell’assenza
Questi specchi potevano
essere acqua pura
puro silenzio
o almeno puro pianto.
Ma le circostanze
erano di pietra
e il tintinnio del tempo e del luogo
aveva una macchia che somiglia a sangue o follia
o divinità
o assolutamente a niente.
*Non c’è libertà
fuori di questo luogo
ed è libertà che piange
ogni volta che sente le chiavi
ridere nelle serrature
*Tutti i solchi
che vedete sui muri
li hanno scavati i miei occhi
fissandoli
per anni
inutile contarli.
*Tempo
senza date.
Luogo senza direzioni.
Donna
che ferisci come un lampo
che sanguini come un canto
vattene
niente
è presente qui
tranne l’assenza.
*Così
il carcere è tempo
che i primi giorni registri
sui muri
i mesi seguenti
nella memoria
ma quando gli anni diventano
un lungo treno
stanco di fischi
disperato di stazioni
tenti qualcosa di diverso
come dimenticare.
*Non c’è più religione,
celle,
non c’è più religione.
Al sorgere di questo inferno
abbiamo visto una vittima
implorare il perdono
del suo carnefice.
*Nemmeno l’anima
mi so leggere
come posso predicare alle rocce?
*Ci vantiamo
per un alfabeto
artefatto di ventotto
lettere oscure.
Dio
come diventa imbarazzante
quando una piccola distesa
del libro del grano
ci parla
con un alfabeto bruno di creazione
e dalle lettere erompono
milioni di spighe
*Qua
e là
nel muro
e nel cuore
nella notte e nel vento
nelle porte e nelle date
nei marciapiedi
nella paura e disperazione e nel niente
occhi profondi
fino al nero
nei fino alla sventura
sventurati
fino al silenzio
silenziosi
fino all’ululato
prima
dopo
solo bandiere a mezz’asta
e io
e Dio
in due celle adiacenti.
*Va bene, Dio, bene
questa è la Siria
ma dove ti inviamo le condoglianze
e con quali nuvole piangerai
con quali nuvole?
* La libertà è patria
il mio paese è esilio
io sono il mio contrario
questa è la mia confessione
scritta
con il latte di mia madre
e suggellata
con tutte
le mie catene.
*C’è chi misura il tempo
quando batte l’ora
c’è chi lo misura
quando batte il cuore.
L’ora
non ce l’ho
il cuore non è mio.
Qui
siamo soli
il luogo ed io.
*Contrari i tempi
i luoghi
e le preghiere.
Ma la poesia e il cuore
bussano
bussano
bussano
ancora
alle vostre porte chiuse.
*I lupi hanno
lande
vaste come l’ululato
noi
figli del sangue
abbiamo un luogo
più stretto del silenzio.
*Non mi toglierete la fede
tutto in me prega
e crede che
un giorno
berrò la libertà
fino in fondo.
*Le lusinghe della libertà
m’insospettiscono
ora che
come chi deve
prego un poco
per il vuoto
*Scienziati e sacerdoti
storici e filosofi
capi, saggi e indovini
religioni
partiti
eserciti
e non c’è una verità
non c’è una verità unica.
*Disperazione e speranza
sono due tagli
della stessa spada.
e in molti sono come te
non si contano
non si contano.
*C’è un luogo
chiamato nonluogo
mi ci ha portato
una donna eccelsa
dicendo:
ti dona lo smarrimento.
*Sono entrato in carcere
ormai pronto
a morire
e ora
dopo non so quanti
anni
preparo i sogni alla partenza
ormai pronto
a vivere.
Faraj Bayrakdar
da “Specchi
dell’assenza”
traduzione e cura di Elena Chiti
Interlinea,
pp. 120, € 12,00