Koinonia Maggio 2018


“VANA È LA VOSTRA FEDE”

(1Cor 15,17)

 

In una sua intervista al settimanale diocesano di Treviso La Vita del Popolo sul dopo-elezioni del 4 marzo, Massimo Cacciari introduce il tema della presenza dei cattolici, invitando i settimanali diocesani a porselo seriamente: “Dovreste porlo voi, settimanali diocesani, con forza. È un interrogativo drammatico: che influenza ha oggi sulle scelte politiche Santa Romana Chiesa? Che influenza hanno il magistero e i discorsi di papa Francesco? I cattolici hanno rappresentato per il Paese un valore determinante di vita civile. È sparito tutto questo? La gente va ad ascoltare il Papa per fare una gita? Come mai l’influenza della Chiesa va scemando a prescindere della popolarità dei Papi e dalla loro grandezza? Ecco, credo che questo sia un grande tema per il dopo elezioni”.

 

Il teologo mons. Giordano Frosini, direttore del settimanale La Vita di Pistoia, raccoglie la sfida e la rilancia con l’editoriale “Dove sono finiti i cattolici?” del 15 aprile, sollecitando a farsi sentire: “Cosa pensano i lettori di tutto questo? Sarebbe molto interessante che su temi come questi si potesse discutere apertamente e con piena libertà. Con la speranza che un fremito di reazione si comunichi almeno alla parte migliore della comunità”. Questo invito egli lo rivolge, naturalmente, dopo aver offerto una sua analisi e suggerito alcuni rimedi.

 

Nell’orizzonte di “Kairos-Italia”, che abbiamo proposto come luogo teologico, non possiamo non cogliere la provocazione di Massimo Cacciari e non cercare di interloquire con mons. Frosini, per non limitarsi ad accettare un indiscutibile dato di fatto, ma al tempo stesso pronti a discutere letture e soluzioni diverse date al problema. Con l’auspicio che un problema così trasversale - che per noi  è “assillo quotidiano” (2Cor 11,28) - diventi davvero per tutti il banco di prova con cui misurarsi.

 

Ma  prima di avanzare qualche ipotesi di lavoro in tono col nostro impegno di ricerca, ripercorriamo l’editoriale di mons. Frosini secondo cui “è venuto il tempo per riflettere seriamente su quanto sta succedendo nel nostro paese... soprattutto per la mancata opera di educazione del popolo cristiano, dei giovani in particolare, sull’importanza dei problemi sociali e politici e sulla influenza che il Vangelo dovrebbe avere nella loro soluzione”. Si denuncia un’assenza ed un vuoto nel campo della “educazione del popolo cristiano” riguardo a “problemi sociali e politici”, che chiamano in causa il l’incidenza storica del Vangelo.

 

 

Messo il dito sulla piaga, prima di passare alla terapia che viene proposta, l’attenzione va al corpo da curare, che presumibilmente è quello dei cattolici praticanti a cui l’invito è rivolto, con questo strano effetto: che non si sentiranno minimamente chiamati in causa, in quanto loro ci sono e sono lì, e per di più con la convinzione che di questioni socio-politiche devono interessarsi i corpi speciali della chiesa o gli addetti, mentre non riguardano la coscienza dei credenti in quanto tali! Non è questa l’educazione sedimentata nella coscienza del popolo cristiano? Non siamo davanti alla schizofrenia chiesa-società, fede-politica, vangelo-storia, che perdura nelle cose e nelle menti, anche se risolta teoricamente in chiave teologica? Il problema reale non è forse quello di un Popolo di Dio come soggetto unitario, messianico e profetico oltre che sacerdotale?

 

Ma torniamo a quanto ci dice mons. Frosini, che sembra peraltro avvalorare - anche se non intenzionalmente - questa separazione interna, quando dice, ad esempio, che la necessaria educazione “riguarda i principi e non le scelte tecniche e concrete che, salvi i principi, dipendono dalle opzioni dei singoli e possono variare da individuo a individuo, da gruppo a gruppo”. Ma non è esattamente questa la situazione in cui ci troviamo, per cui i principi stanno lì noti a tutti e proclamati da tutti, ma all’atto pratico vanno avanti le “opzioni dei singoli” del tutto indisturbate?

 

Qui entra in gioco la ricaduta in politica del Vangelo, che “non è da considerarsi una ideologia obbligatoria e uguale per tutti, ma una ispirazione o, se vogliamo, una serie di ispirazioni, che consentono possibilità di scelte concrete diverse, pure all’interno dello stesso principio… Ai cristiani va dunque riconosciuta una certa pluralità di soluzioni all’interno dei medesimi principi, che invece sono obbligatori per tutti”. Forse è necessaria un po’ di chiarezza, perché da una parte il vangelo non è “ideologia obbligatoria e uguale per tutti”, ma al tempo stesso le diverse scelte concrete avvengono “all’interno dei medesimi principi, che invece sono obbligatori per tutti”. In ogni caso, se vangelo non è ideologia, è pur sempre ispirazione e principio, e cioè un  a-priori di riferimento invece che essere assunzione e riscatto di situazioni umane e storiche, in cui tutto il Popolo di Dio è coinvolto come corpo di Cristo. Appunto se usciamo da una concezione sacrale e separatista che ci accompagna! 

 

Sembra però che non sia questa la posizione di mons. Frosini, quando dice che essa  renderebbe difficile l’unità politica dei cattolici, ma soprattutto quando dichiara: “Non crediamo che sia questa la via da battere per eliminare i gravi inconvenienti denunciati da Cacciari e da coloro che soffrono forse troppo silenziosamente per l’attuale situazione della chiesa. Certo, così non si può e non si deve continuare. La chiesa rischia di essere tagliata fuori dalla storia; di più: la chiesa viene meno a se stessa, alle leggi e agli orientamenti che si è data nel corso dei secoli, specialmente in quest’ultimo scorcio di storia, segnato in particolare dai grandi documenti del Concilio Vaticano II e degli ultimi papi, tutti quanti all’altezza della situazione. Sulla carta almeno, un vero e proprio trionfo della incoerenza”.

 

Quindi il problema è interno e l’irrilevanza pubblica  dei cattolici non ne è che un sintomo. Mentre il punto cruciale mons. Frosini lo focalizza così: “Sembra ormai quasi inutile ripetere le stesse cose, visto il silenzio con cui esse vengono accolte. Che un laico, aperto ai valori morali e spirituali, ma formalmente almeno non cristiano, come Massimo Cacciari, arrivi a dire quanto abbiamo ascoltato a proposito del popolo cristiano, che esalta all’infinito papa Francesco, cerchi di incontrarlo per sentire dal vivo la sua voce, ma poi non lo ascolti quando traduce il Vangelo in norme di vita per il nostro tempo, suona a rimprovero per tutta una categoria, come uno schiaffo che ci colpisce direttamente sulla faccia”.

 

Se prima ho detto del dito nella piaga, ora si potrebbe aggiungere che nella piaga viene messo il coltello, e cioè si scopre qual è il “punctum dolens” a cui porre rimedio:  la nascita e la  formazione di un nuovo Popolo di Dio nella sua interezza e integrità e non solo nelle sue proiezioni storiche e politiche come cristianità in via di estinzione. Per dire sommessamente a mons. Frosini che prima che la  scomparsa dei cattolici nel versante della politica, a preoccupare è la vanificazione - anche se non la scomparsa - della fede stessa.

 

E la ragione  è presto detta: perché,  se “vuota è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede” (1Cor 15,14). Non meriterebbe parlare anche di questo?

 

Alberto B. Simoni op

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