Koinonia Maggio 2018


Don Benedetto Calati

e il “sogno” di un cristianesimo mistico

 

Don Benedetto Calati è stato il monaco camaldolese più significativo del ‘900 a cui si deve la salvaguardia del carisma camaldolese che si manifesta nell’unità della vita eremitica (1) con la vita cenobitica (2) ed il nostro monaco è riuscito a salvare questo carisma che volevano trasformare  in un anacoretismo, cioè separato dalla chiesa e dal mondo. Contro questa visione coercitiva don Benedetto non restò solo a combattere poiché il Concilio Vaticano II lo aiutò a proteggere lo spirito camaldolese, a impedirne la distruzione.

Nacque a Pulsano in provincia di Taranto il 12 marzo 1914. Nel 1930 entrò come novizio nell’Eremo di Camaldoli, completati gli studi teologici fu nominato maestro dei chierici nel monastero di Avellana, conobbe Anselmo Giabbani ed insieme approfondirono la conoscenza spirituale dei padri della chiesa e delle fonti camaldolesi. Durante il Capitolo Generale tenuto a Roma nel settembre 1951 fu nominato procuratore dell’Ordine presso la Santa Sede e Superiore del Monastero di San Gregorio al Celio di Roma fino al 1969 ed in questo periodo venne invitato dal Decano della Facoltà teologica di S.Anselmo, padre Cipriano Vagaggini, ad occupare la cattedra di Spiritualità Monastica Medioevale presso l’Istituto Monastico da poco costituito, carica che ricoprirà per oltre trenta anni. Durante questo periodo conobbe e strinse amicizia con personalità di rilievo come Raniero La Valle, Giuseppe Dossetti, Giorgio La Pira, Giorgio Sebregondi e nel Monastero di San Gregorio al Celio ospitò Raniero La Valle, Davide Maria Turoldo, padre Balducci e Mario Gozzini.

Nel 1969 don Benedetto fu eletto Priore Generale della Congregazione Camaldolese ricoprendo quella carica fino al 1987 attenendosi a questi quattro punti:

-      Costante attenzione alla Parola di Dio nell’impegno per la Lectio Divina e per le omelie quotidiane

-      Il primato della persona su ogni legge e consuetudine umana

-      La fedeltà alla preghiera comune

-      Apertura ecumenica

Infatti favorì e approfondì i rapporti ecumenici, avviò i colloqui ebraico-cristiani, curò in modo particolare lo sviluppo teologico-culturale dei monaci, trasformò Camaldoli in luogo di accoglienza nel rispetto delle convinzioni di ciascuno.

Morì il 21 dicembre 2000 all’età di ottantasei anni.

Don Calati fu una figura di credente pronto al dialogo con i non credenti, con le altre religioni, con il mondo ebraico quando ancora c’era tanta chiusura nella Chiesa cattolica verso tutti gli altri credi. Viene ricordato anche per l’interesse sempre coltivato verso la Lectio Divina (3).

Don Benedetto per tutta la sua vita fu sempre pronto ad ascoltare, consigliare, condividere e si legò di grande amicizia con il servita Davide Maria Turoldo e lo scolopio Ernesto Balducci. Conobbe all’eremo di Montegiove gli esponenti dell’intellighentia comunista italiana come Rossana Rossanda, Filippo Gentiloni, Pietro Ingrao, sempre li accolse fraternamente con una grande capacità di ascolto.

Uomo di grande umiltà preferì non mettersi in luce, ma fu un personaggio incisivo per la Chiesa cattolica italiana, per il rinnovamento post conciliare della vita monastica, per l’ecumenismo tanto che negli anni ‘68-’70 accolse tre sessioni nazionali del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche) e proprio a Camaldoli dette inizio ai colloqui ebraico-cristiani e favorì gli incontri tra credenti e non credenti. Ebbe una personalità profetica che lo fece apprezzare sia dai credenti che dagli agnostici poiché era interessato all’umanità ed alla autenticità di coloro con cui veniva a contatto.

Negli ultimi anni di vita viaggiò molto per l’Italia perché voleva comunicare il dono della Parola e proprio durante uno di questi viaggi, nel luglio 1995, fu colpito da un ictus che lo segnò profondamente.

Si definì sempre il portatore della Parola di Dio poiché ricorreva a questa Parola per indagare attentamente la storia.

 

Sara Rivedi Pasqui

 

(1) Apparteneva all’ordine dei benedettini eremiti fondato a Camaldoli da San Romualdo.

(2) Cenobio, comunità di monaci.

(3) L’esperienza spirituale della lettura e della meditazione della Sacra Scrittura.

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