Koinonia Aprile 2018


Lo diceva Arnaldo Nesti nel 1969

Ripetere l’Isolotto

 

Da Bolzano a Palermo, da Milano a Torino, a Firenze, a Pistoia, a Roma, a Sassari, si è andata intessendo una fitta rete di gruppi e di iniziative. Ogni gruppo o iniziativa rivela i caratteri dell’ambiente in cui sono sorti, e reca l’impronta delle persone che inizialmente ne sono state promotrici. Si riuniscono ogni volta venti o trenta persone; solo in pochi casi esse raggiungono il centinaio; è quanto avviene al Vandalino a Torino. In tutti c’è comunque la volontà di stare insieme, per attualizzare la chiesa in modo libero e liberatorio, al di fuori di ogni schematismo giuridico, riducendo, all’essenziale il momento rituale.

Li accomuna la volontà di riconfrontarsi con la Parola di Dio per ritemprarsi, per vivere la libertà dei figli di Dio, per servire realmente il mondo, al di fuori di ogni preoccupazione proselitistica, al di là di ogni legame preordinato con le forme del potere.

Il fenomeno ha ormai raggiunto proporzioni significative. Si tratta di piccole comunità minoritarie, spesso formate da giovani, ma non è insolito il caso di persone anziane che ammettono: «Io sono anziano, ma sento come voi, ho le vostre stesse aspirazioni, mi sento giovane con voi». Alla base del fenomeno è facile ritrovare lo stesso fervore, la stessa volontà rinnovatrice, le stesse letture, lo stesso linguaggio.

Negli ultimi tempi, molti che avevano ritenuto di doversi impegnare in modo nuovo sui posti di lavoro, nell’ambiente scolastico e comunque in una nuova prospettiva anticapitalistica per rovesciare gli attuali equilibri delle forze dominanti, sono stati indotti a riconsiderare il loro rapporto con la chiesa. È utile far notare che l’angolo visuale da cui hanno affrontato il problema e poi l’azione stessa per quanto tutto sia ancora necessariamente allo stato dinamico, è alquanto diversificato. Infatti per alcuni il terreno di confronto su cui oggi occorre dare al mondo una testimonianza è quello della povertà. La chiesa è essenzialmente la “casa dei poveri”. In un mondo alienato e alienante, sempre più egemonizzato dalle forze del denaro, i cristiani non solo devono essere per i poveri, ma con i poveri. Va perciò denunciata ogni collusione con i potenti. È dunque scandaloso, ritengono questi cristiani, lo spettacolo offerto dalla chiesa e dal Vaticano che, pur parlando di povertà e pur pubblicando alcuni nobili documenti come la Pacem in terris o la Populorum progressio, posseggono ricchezze che deformano il volto della chiesa “sposa, di Cristo”. Per rinnovare il volto della chiesa in Italia, essi dicono, occorre prendere posizione non a parole, rimanendo isolati, lontani dal popolo, ma inserendosi nella realtà in un atteggiamento di ascolto e di servizio. Così il “popolo di Dio” potrà avere voce e prendere corpo, eliminando l’attuale burocratismo, il monolitismo, clericale, il formalismo, la carità pelosa, i secolari legami intessuti con i centri di potere. Ai loro occhi, l’ideale sarebbe di cercare in varie parti d’Italia le condizioni storiche e sociali che hanno condotto a maturazione il problema dell’Isolotto: agire dall’interno di un quartiere per il popolo e con il popolo . Si tratta dunque di ripetere l’esperienza dell’Isolotto, almeno come prospettiva di base.

 

Arnaldo Nesti

In Le due chiese, Idoc-Mondadori, 1969, pp.183-84

 

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