Koinonia Aprile 2018


Appunti di Martino Morganti

per una Conferenza dell’estate 1998

 

IL CONTESTO -  ANNI 70 E DINTORNI

 

Presumo di trovarmi meglio a dilatare il poco che a comprimere il molto.

Anche questa volta sono costretto alla seconda, scomoda condizione: quella di dover sintetizzare.

Racchiudere gli anni ‘70 e dintorni in pochi minuti, anche se con, attenzione prevalente su Livorno e quasi esclusivamente alla sua area cattolica ed ecclesiale, è incompiutezza annunziata, anzi inevitabile.

 

Ma Livorno non è un’isola.

Obbligatorio un sommario richiamo all’aria che tirava a livello nazionale, e non solo, in quegli anni. Anni come?

Peccato che il tempo cronologico non abbia un suo lessico codificato come lo ha il tempo meteorologico: perturbato, sereno... Azzardo: gli anni ‘70 e dintorni meritano la qualifica di anni pieni.

a) Anni pieni di avvenimenti e movimenti.

- Ovviamente il Vaticano II. Quattro anni (1962-1965) stracolmi di fermenti -in arrivo dalle varie zone del cattolicesimo e, soprattutto, ricchi di scelte e orientamenti carichi di coraggioso futuro.

- Ovviamente il Vaticano II ma il Vaticano II non isolabile dall’atmosfera sociale e politica degli anni ‘60 e dalle accelerazioni che fatti successivi, in particolare il Vietnam e poi il ‘68, dettero alla problematica religiosa rispetto alle direzioni ancora tutte infraecclesiali messe in moto dal concilio.

- Importante il ruolo di fogli e riviste locali e nazionali.

 

Agli inizi anni ‘60 erano espressione di avanguardie intellettuali occupate ad un confronto sui “massimi sistemi”: a discutere se il marxismo fosse o no strettamente connesso con l’ateismo e se i valori del cristianesimo fossero o meno compatibili con i valori marxisti.

In seguito le problematiche si fecero più articolate e anche di più vasta utenza e, più di una testata - Testimonianze, Il Regno, Il Gallo, Il Tetto, Idoc-Internazionale, Com e poi Com-Nuovi Tempi (oggi Confronti) ...- tentarono di dare una qualche unità al variegato mondo del cosiddetto “dissenso” ormai in atto.

- Significative le vicende delle ACLI, specialmente negli anni ‘69-’72, e quelle di consistenti settori della CISL.

Si collocano prevalentemente sul versante politico ma non senza riferimenti ecclesiali: meno per la CISL che confrontava le sue scelte direttamente con la DC; maggiori riferimenti ecclesiali per le ACLI che avevano referente diretto la gerarchia cattolica anche se, proprio per evitare contrasti interni, anche le ACLI scansavano il dibattito esplicitamente teologico.

Prevaleva la tensione ad uscire dal collateralismo rispetto alla DC e, quindi, a rompere o mettere in discussione il cosiddetto “quadrilatero” costituito, appunto, da DC, CISL, ACLI e anche AC a sua volta ricca di fermenti in proprio.

- Nascono e muoiono molti “gruppi spontanei” (‘67-’68) che la veneziana Questitalia cercò inutilmente di organizzare (loro prolungamenti nel PSIUP, Manifesto, Lotta Continua, nel MPL, il partito di breve durata di Livio Labor).

- L’inquietudine ecclesiale raggiunse preti, frati, suore.

Il prete ripensava il proprio ruolo e tentava di ripensarlo su modelli non vincolati all’unico proposto canonicamente: l’esperienza dei preti-operai francesi arrivava in ritardata importazione tra noi.

 

Qualcuno prese questa esperienza alla lettera: nel 1956 don Sirio Politi (siamo al decennale della morte) aprì, a Viareggio, la serie dei preti e frati operai italiani. Altri fecero di quella esperienza riferimento per maggiori coinvolgimenti con la storia e le sue vicende, ponendosi problematicamente all’interno della chiesa e, diversamente nel sociale e anche nel politico.

Da annotare due associazioni di, o prevalentemente, di preti: quella internazionale dei “preti solidali” (Coira 1968) e quella italiana del “7 Novembre” (1969).

La vita religiosa (frati e suore) soffriva l’isolamento e la vastità dei conventi e sentiva il bisogno di un viaggio a ritroso: dalla fuga mundi ad un farsi uomo, diventare “come loro”.

Anche qui influiva un’espressione carica di nuovo e di antico: i Piccoli fratelli di Gesù.

- Ed entrano nella lista le due sigle di maggiore rilievo: le Cdb (Comunità cristiane di base) e i Cps (Cristiani per il socialismo).

Le comunità e i gruppi di base acquistano la più alta visibilità nelle loro vicende conflittuali con l’autorità ecclesiastica: Isolotto di Firenze (1968), Oregina di Genova (1970), Conversano di Bari e S.Paolo di Roma (1972)... Ma ci sono state anche comunità a percorsi più sereni: S.Fermo di Bergamo, ad esempio, dal 1970 vive una vita parallela alle parrocchie senza clamorosi contrasti con esse, salvo qualcuno e recentissimo, con la parrocchia del suo stesso territorio.

Alcune comunità o gruppi erano formati da soli laici: ad esempio Peretola di Firenze e Udine (con la rivista Quattrogatti).

La maggioranza delle comunità o gruppi sono nati e cresciuti intorno a preti o frati; spesso a parroci.

Parroci colpiti per colpire indirettamente chi camminava con loro e spesso è arrivato così il trasloco dall’essere parrocchia al diventare comunità.

 

La collocazione delle CdB era e rimane ecclesiale: fare una chiesa altra e non un’altra chiesa. Centrale e determinante l’eucaristia che finisce per accogliere e insieme modellare il volto delle singole comunità, diversa una dall’altra perché ciascuna alimentata dal “dove” è e si muove. Quindi affatto a-politiche anche se non direttamente politiche.

Il peso della politica in diretta se lo assunsero i cristiani per il socialismo fin dal loro primo convegno (Bologna 21-23 sett. 1973). Da notare: il convegno era organizzato dalle CdB, dal “7 Novembre”, dal cartello di riviste del cristianesimo critico, dai quadri della sinistra delle Acli e della CISL; cioè da uno sforzo di coordinamento di tutti i cristiani nella sinistra per affrontare insieme i nodi politici, sociali e religiosi della presenza dei cattolici in Italia.

I CpS si ponevano, fondamentalmente, due obiettivi: scindere le scelte partitiche dalla fede e, quindi, uscire dal monopolio democristiano e rivendicare ai credenti piena cittadinanza nelle organizzazioni di sinistra. Insomma: sciogliere sia il nodo della “questione democristiana” sia quello della “questione cattolica”.

- Due momenti particolarmente difficili: i referendum sul divorzio (1974) e sull’aborto (1976). Uno scontro tra etica confessionale da imporre per legge e il diritto alle scelte individuali in uno stato a legislazione laica, non confessionale.

- Non facili nemmeno le prese di posizioni nei confronti dell’ora di religione cattolica e sul no al concordato sostenuto in quasi totale isolamento anche rispetto alle sinistre.

 

b) Anni pieni.

Ma pieni di prodotti pregiati e di lunga durata o di prodotti di stagione e a scadenza?

Vorrei evitare le valutazioni e rimanere alle constatazioni. In estrema sintesi.

 

- In questi anni circola sicuramente aria di rinnovamenti. E questo, dato il retaggio di plurisecolare immobilismo e fissismo, basta per sollevare brividi o di eccitazione o di sospetto. Rinnovare, cambiare, in quei contesti, è già per sé sufficiente a contrapporre, favorire conflittualità.

- Rinnovamento che non può essere a compartimento stagno. Rinnovamento qui è dinamica vitale e la vita non accetta sbarramenti.

Il rinnovamento infraecclesiale non può rimanere infraecclesiale ma tracima come un fiume in piena. La ri-scoperta della Bibbia è riscoperta della storia e la riforma liturgica è storia (comunicazione, relazione, rapporti) che entra nel tempio ma rimanda al fuori del tempio.

Ho intitolato Eucaristia raccontata (Borla, Roma 1988) l’esperienza delle CdB che intorno alla mensa eucaristica hanno costruito il loro modo di fare chiesa e il loro modo di essere chiesa che è mondo.

Le CdB non hanno mai voluto fare teologia. Nemmeno teologia politica come in Germania o teologia della liberazione come in America Latina. “Eppure - riconosceva dall’esterno P.Dini - la loro esperienza si impone a chi voglia riflettere sulla chiesa e sulla teologia di oggi” (Citato da M. Cuminetti, Il dissenso cattolico in Italia, Rizzoli, Milano, 1983, p.29).

- L’eucaristia cambiata cambia la chiesa: chiesa che da separata “società perfetta”, torna ad essere segno e fermento nella società di tutti che è società imperfetta. Il tema, tanto in auge in questi anni, fede e politica smette di essere teorizzazione e diventa traduzione esistenziale nella quale i due poli - fede e politica- sciolgono dipendenze integralistiche (il partito unico dei cattolici) ma non si dissolvono né in fede disincarnata (affare privato ed intimo) né in politica vietata ad ispirazioni religiose (il credente che in politica smette di essere credente ).

- Entra in gioco il socialismo. E cominciano i guai (e saranno guai di lunga durata!). Perché da una parte si sosteneva - ed esplodeva una delle idee innescate dal Vaticano II: la “chiesa dei poveri”! - che il “socialismo” è dalla parte degli oppressi. Perché, si contrapponeva dall’altra parte, il socialismo è marxismo cioè ateismo.

Rinnovamento. All’insegna della storia. Ma alla presenza delle ideologie.

 

Martino Morganti

in Mai dire mai - orizzonti di speranza, il Pozzo di Giacobbe, 2005, pp.17-22

 

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