Koinonia Aprile 2018


Un po’ di storia

 

Settembre ‘68: scoppia il caso Isolotto

 

Il 14 settembre 1968 un gruppo di circa quaranta giovani occupava la cattedrale di Parma chiedendo al vescovo di prendere diverse iniziative concrete che andavano dalla riforma del seminario al rifiuto di costruire una nuova chiesa con finanziamenti della locale Cassa di risparmio. Iniziata alle 15 l’occupazione terminava con lo «sgombero» da parte delle forze dell’ordine verso le 20. Il giorno dopo a Firenze la Comunità dell’Isolotto decise di stendere una lettera di solidarietà con gli occupanti di Parma. La lettera, distribuita la domenica successiva, sarà firmata da 150 parrocchiani comprese quelle del parroco e del cappellano, don Enzo Mazzi e don Paolo Caciolli e del parroco della Casella don Sergio Gomiti. Al centro della lettera la rivendicazione di una necessaria «opzione per i poveri»: «Viviamo in una Chiesa che non ha a fondamento i poveri, gli oppressi, i rifiutati, gli affamati e assetati di giustizia. La gerarchia e la parte ufficialmente più responsabile della Chiesa non fanno parte del mondo dei poveri, dei rifiutati, degli oppressi...». E di seguito l’obiezione alla condanna del gesto da parte di Paolo VI ed una critica all’operato del vescovo di Parma.

Il 30 settembre l’Arcivescovo di Firenze Ermenegildo Florit scriveva a don Mazzi contestandogli le sue prese di posizione e prima fra tutte la critica all’intreccio tra Chiesa e potere. Secondo il cardinale don Mazzi, in quanto parroco e per tanto beneficiario di una casa e di uno stipendio, sarebbe stato parte di quel tanto vituperato «sistema», di quell’intreccio tra Chiesa e classi dominanti di cui si chiedeva la fine. Il Cardinale non lasciava alcun spazio al dialogo o nemmeno alla più semplice chiarificazione: intimava a don Mazzi di ritrattare pubblicamente «un atteggiamento così offensivo verso l’autorità della Chiesa» o a rassegnare le dimissioni dall’ufficio di parroco. Il giorno dopo una Nota vaticana stigmatizzava l’atteggiamento di don Mazzi come «aperta ribellione verso il Capo supremo della Chiesa». Nel pomeriggio la Comunità dell’Isolotto è già riunita in una assemblea spontanea e nella notte sarà redatto il numero 1 del «Notiziario», il ciclostilato che voleva rispondere alla disinformazione ed alle strumentalizzazioni dei giornali. All’assemblea partecipano migliaia di persone. La difesa dell’operato di don Mazzi fu quasi unanime e si chiedeva una visita del cardinale all’Isolotto. Nè questo, né la lettera di 108 sacerdoti della diocesi, indussero il cardinale ad un atteggiamento più accomodante. Con la Notificazione del 14 novembre il Cardinale reiterava la sua richiesta: o ritrattazione pubblica o dimissioni. Il 29 novembre la situazione si faceva più torbida con il divieto da parte della Curia dell’adozione del catechismo dell’Isolotto «Incontro a Gesù». A niente valse il drammatico colloquio che il Cardinale ebbe con alcuni laici e poi con don Mazzi il 2 dicembre. Il 4 giungeva il decreto di rimozione dalla parrocchia. Impreviste le reazioni: le scuole elementari e medie si fermano per uno sciopero che si trasforma in un corteo cittadino che giunge fino alle finestre dell’arcivescovado. Di nuovo l’8 dicembre, mentre non si celebra alcuna messa, un corteo attraversa le strade del centro per giungere in Piazza Duomo dove si raccolgono le firme per le dimissioni dell’arcivescovo.

Il 20 dicembre Paolo VI scriveva direttamente a don Mazzi invitandolo a volersi riconciliare con il proprio vescovo seguendone le disposizioni. Di fronte a tale intervento una delegazione dell’Isolotto guidata da don Mazzi si recò in Vaticano dove fu ricevuta da mons. Giovanni Benelli. La mediazione di Roma era del tutto impossibile: ricevere don Mazzi avrebbe significato per il papa sconfessare del tutto l’operato di Florit. I giorni del Natale 1969 trascorsero nel clima più cupo: il 25 non venne celebrata alcuna messa, mentre per il 31 dicembre fu fissata dalla curia la consegna della chiesa e dei locali. La messa venne celebrata nei primi giorni del 1969 da mons. Alba con una chiesa semivuota. La situazione insostenibile ebbe un epilogo ancora più drammatico nell’aula del Tribunale. Don Mazzi e altri membri della comunità furono infatti accusati di «promozione di manifestazioni non autorizzate» (il corteo del 5 dicembre 1968) e di «vilipendio alla religione dello Stato». Da allora la chiesa dell’Isolotto ebbe due messe: una dentro ed una in piazza. A sancire una rottura definitiva fu la celebrazione della messa da parte dell’arcivescovo Florit nella chiesa dell’Isolotto nell’agosto del 1969: dopo aver declinato per mesi l’invito a visitare la parrocchia, l’arcivescovo vi celebrava messa con una nutrita scorta di poliziotti.

 

Pietro Giovannoni

 

 

 

.