Koinonia Marzo 2018


MAI PIÙ IL SILENZIO*

LO SCEMPIO DELL’AMAZZONIA NELLE PAROLE DI PAPA FRANCESCO.

 

Mai come oggi i popoli indigeni dell’Amazzonia sono minacciati nella loro cultura, nella loro struttura sociale, nella loro stessa vita: questo l’allarme accorato del papa durante il suo recente viaggio in Perù, di fronte a tanti rappresentanti delle comunità indigene.

I media di tutto il mondo si sono limitati a riportare le parole di Francesco senza fare commenti. Eppure, a ben rifletterci, sono affermazioni che fanno rabbrividire. Come si può dire, dopo i genocidi subiti un tempo dai nativi americani, che proprio oggi quei popoli sono più a rischio che in passato? Si è lasciato prendere, il papa, dalla foga del discorso, per l’emozione di trovarsi di fronte popoli dei quali Dio sembra essersi dimenticato?

Conosciamo questo papa ormai da cinque anni, lo conosciamo bene. Francesco si esprime in modo semplice, diretto, senza giri di parole. E sappiamo che quando parla, non parla a caso. Cosa significa, allora, “ mai come oggi la vostra vita è a rischio”?

Da almeno un secolo non vengono più fatte campagne di sterminio, né il contagio di malattie per noi banali (influenza, morbillo…) è ormai letale per i popoli indigeni, come lo fu nei primi tempi della conquista. Sembra, infine, che quei “safari” particolari, in realtà una vera e propria caccia all’indio, che fino a pochi decenni addietro agenzie criminali proponevano anche ai turisti, siano finalmente cessati.

Su dove poggia, allora, l’allarme lanciato da Francesco? In realtà la risposta è sotto gli occhi di tutti, basta avere il coraggio di guardarla. Da decenni in tutta l’area amazzonica siamo in presenza di una nuova conquista mascherata che pretende di chiamarsi “progresso”. Grandi proprietari terrieri locali e compagnie transnazionali, con l’appoggio tacito o esplicito dei governi (che per qualche vantaggio economico si rendono succubi degli interessi privati) sfruttano in modo sempre più intensivo il territorio, sotto tutti gli aspetti: disboscamento selvaggio per far posto a nuove coltivazioni; estrazione massiccia di minerali, gas naturale e petrolio per incrementare le esportazioni; costruzione di enormi dighe per produrre energia elettrica. Le conseguenze sono devastanti per le popolazioni locali: desertificazione di vastissime aree, allagamento di altre zone; inquinamento delle acque e dei terreni. Tutto ciò comporta la distruzione del residuo patrimonio boschivo e della fauna ittica.

In tutta l’area amazzonica i più a rischio sono i popoli nativi che vengono sistematicamente cacciati dalle loro terre per far posto alle nuove imprese di sfruttamento i cui ricavati astronomici vanno a finire in poche mani. Così gli indios, cui viene impedita la caccia, la pesca, la raccolta dei frutti, la coltivazione dei campi e l’allevamento del bestiame che fanno troppa gola ai nuovi padroni, sono costretti ad emigrare e spesso vanno a ingrossare le periferie urbane diventando facile preda dei racket della droga e della prostituzione. Di qui la fame, la disperazione, la morte. I suicidi, fra questi indios sradicati, sono molto frequenti.

Come si può facilmente constatare si tratta delle “normali” e “inevitabili” conseguenze di un liberismo selvaggio, di un mercato senza regole che serve solo al profitto di pochi a scapito dello sfruttamento dei più. Anche da noi, nel ricco, “civile” e, perché no, “cristiano” Occidente, ci siamo assuefatti a questa realtà. Possiamo commuoverci (talvolta) delle innumerevoli vittime provocate  da questo perverso sistema di morte, o ci preoccupiamo (più spesso) del fatto che la distruzione del più grande polmone verde del mondo causa danni forse irreversibili all’intero pianeta (e quindi anche a noi). Ma il nostro atteggiamento è già rinunciatario in partenza: che possiamo farci? Del resto non è colpa nostra.

Nella Giornata della Memoria in cui si ricorda il dramma della Shoah si è più volte letto sulla stampa o sentito ripetere in tutti i programmi televisivi che “l’indifferenza uccide”. E papa Francesco ci ricorda che l’indifferenza ha ucciso non solo sei milioni di ebrei, ma continua a uccidere, come succede oggi in Amazzonia, e non solo.

 

Bruno D’Avanzo

 

* “NUNCA MAS” (mai più). Questo è il grido disperato che ha percorso tutta l’America Latina all’indomani delle atroci dittature che hanno martoriato quasi tutti i paesi di quel continente negli anni ‘80 e ‘90 del secolo appena trascorso e che, purtroppo, sembrano tornare, anche se in forme apparentemente meno violente e traumatiche. Mai più genocidi, torture, violenze di ogni genere… ma pure mai più sfruttamento, razzismo, emarginazione.

Dall’Argentina di oggi, nella quale una dittatura del volto palesemente nazista (1976-1983)  con i suoi 30000 desaparecidos spazzò via la migliore gioventù del paese, si leva il grido: MAI PIÙ IL SILENZIO!, a indicare che colpevoli non furono solo i generali, i torturatori, gli assassini del regime, ma anche quei “tranquilli” argentini che, pur vedendo, finsero di non sapere protestando sempre la propria innocenza.

 

 

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