Koinonia Gennaio 2018


Lettera di Giovanni Pieraccioli

 

Caro Alberto,

con riferimento alle considerazioni svolte da Marcello Veneziani sulla fine della cristianità ben opportunamente hai richiamato lo scritto di padre Balducci tratto dal suo libro “Cristianesimo e cristianità”. La vera questione, infatti, attiene a tale rapporto, per cui mentre la cristianità è riferibile ad una fase storica il cristianesimo è insito nel totale divenire della storia dell’umanità verso il compimento finale.

Ritengo possa costituire una ulteriore riflessione il richiamo a quanto scritto nel 1947 da Emmanuel Mounier nel suo intervento “Agonia del cristianesimo?” che così si esprime: “Agonia del cristianesimo: quando Unamuno gettò dalla Spagna questo grido in un mondo ancora beatamente indifferente sapeva e voleva essere provocante. Non poteva dubitare che sarebbero stati pochi coloro che ricordavano il greco a sufficienza per comprendere ch’egli denunciava una lotta e non una fine, o che conoscevano abbastanza il dogma per ricordarsi che Cristo e la sua Chiesa sono in agonia fino alla fine del mondo...e conclude: “si può confutare, condannare, estirpare un errore o un’eresia. Non si confuta un dramma e la cristianità nella sua pace di superficie affronta oggi il più terribile dei drammi in cui essa finora si sia trovata impegnata. Il Cristianesimo non è minacciato di eresia: non appassiona più abbastanza perché ciò possa avvenire, è minacciato da una specie di silenziosa apostasia provocata dall’indifferenza che lo circonda e dalla sua propria distrazione. Questi segni non ingannano: la morte si avvicina. Non la morte del Cristianesimo, ma la morte della Cristianità occidentale, feudale e borghese. Una cristianità nuova nascerà domani o dopodomani, da nuovi strati sociali e da nuovi innesti extra-europei. Bisogna fare attenzione a non soffocarla col cadavere dell’altra”.

Parole da leggere nel loro contesto storico, ma di viva attualità nell’evidente crisi dell’occidente in cui il benessere egotico - con tutte le sue degenerazioni - posto come fine esclusivo ed esaustivo ha ormai svuotato l’essere della sua identità e dei suoi valori essenziali; così che i tre fattori denunciati nello scritto di Veneziani sono da considerarsi effetti e non cause.

Il discorso va quindi incentrato sull’essenza del Cristianesimo e sull’universalità del suo annuncio evangelico. Il Cristianesimo, infatti, non è circoscrivibile né in una struttura né in una organizzazione (Chiesa pre conciliare o espressione di un’epoca), né in una civiltà (la Cristianità) né in una delimitazione geografica (l’Europa, l’Occidente); esso non è identificabile in categorie contingenti: il suo fine è il regno per la realizzazione del quale ogni uomo è chiamato a fare la sua parte vivendo quotidianamente, a livello personale e comunitario, l’esperienza di Cristo incarnato nella storia.

Quanto poi ai maestri il Vangelo è molto chiaro in proposito: “uno solo è il vostro maestro” e solo ad Esso si richiama papa Francesco. E allora il Pastore non si è “smarrito”, ma è ben consapevole della strada da seguire e da proporre a tutta l’umanità senza esclusioni di sorta, svolgendo così con coerenza la sua missione di Pontefice, cioè di costruttore di ponti.

Saluti

 

Gióvanni Pieraccioli

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