Koinonia Settembre 2017


A sorpresa, nella  sua galleria di personaggi e vicende, Sara Rivedi Pasqui ci fa incontrare  un amico e confratello carissimo, Gabriel Nissim, spesso presente  su Koinonia, ma soprattutto compagno di viaggio. Lei lo ha incontrato sul settimanale protestante di attualità “Reforme”, e ci dà occasione di ricordarlo, mentre riproponiamo la prima parte di un suo articolo apparso su Koinonia dell’aprile 2014.

 

PERSONAGGI E VICENDE  a cura di Sara Rivedi Pasqui

 

Storia di un frate domenicano: Gabriel Nissim

 

Il frate di cui accenno nel titolo è Gabriel Nissim, figlio di un italiano e di una francese. Nasce a Firenze nel 1935 e si trasferisce, all’età di tre anni, in Francia con la sua famiglia. All’età di dieci anni avverte la chiamata di Dio e decide di scegliere la vita religiosa, ma questa vocazione sarà manifesta solamente dopo aver portato a termine i suoi studi matematici. A 19 anni diventa frate dell’Ordine di san Domenico, ma contestualmente scoppia la guerra di Algeria, viene richiamato alle armi e per 28 mesi di cui 10 in Algeria farà il soldato. Ricorderà sempre questo periodo come uno spreco di tempo. Gabriel Nissim sostiene che per un secolo e mezzo di colonizzazione ci sarebbe stato il tempo di creare dei legami fondati sulla libertà, uguaglianza, fraternità con la popolazione algerina e così si sarebbero potute evitare molte sofferenze di ogni tipo. Ancora è troppo giovane ed inesperto per porsi tante domande sulla tortura e su ogni genere di sofferenze indotte, ma una volta uomo maturo questi temi diverranno per lui centrali.

Terminato il servizio militare si dedica alla sua vocazione religiosa, viene inviato in Camerun dove impara la lingua locale, il bamiléké, perché vuole dimostrare che è una vera lingua con una vera grammatica e poiché era solamente orale dà vita ad un lavoro ecumenico tra cattolici e protestanti per armonizzare le varie traduzioni del Nuovo Testamento che a quel tempo esistevano in bamiléké. Padre Gabriel resta in Africa sette anni in una piccola comunità composta da quattro religiosi e sarà un’esperienza significativa per la sua vita poiché in Africa profonda è la fraternità tanto da suscitare in lui la tenerezza di un padre verso i propri figli. Rientrato in Francia gli viene affidato il servizio delle trasmissioni religiose della TV pubblica con Le jour du Seigneur e conosce la pastora Claudette Marquette con la quale collaborerà alla trasmissione Agapè; da questa collaborazione nascerà un bel rapporto dialogico.

La sfida dell’immagine lo affascina, in un secondo tempo confesserà che occorre fare in modo che essa non diventi un idolo, ma una icona. E’ un idolo quando lo spettatore la prende per la realtà mentre l’icona apre sull’invisibile ed è in questa dimensione che l’umanità può percepire le cose le cui immagini permettono di vedere l’invisibile. Père Gabriel curerà per otto anni Le jour du Seigneur, in seguito verrà inviato dal suo ordine a Bruxelles e a Strasburgo allo scopo di assicurare la presenza dei domenicani sia presso l’Unione Europea sia al Consiglio d’Europa. Viene eletto presidente della commissione I diritti dell’uomo, sviluppa una riflessione teologica sulla democrazia, lo Stato di diritto e i diritti fondamentali.

Secondo il domenicano, rifacendosi alle parole rivolte a Mosè dal roveto ardente, noi siamo tutti inviati a liberare i nostri fratelli che si trovano in situazioni insostenibili quindi siamo come Mosè. Gabriel Nissim sostiene che la difesa dei diritti umani ha progredito negli ultimi 40 anni, cioè dopo la tragedia della Shoah. I diritti umani sono un concetto universale poiché di fronte ad una ingiustizia qualcosa s’impone alla propria coscienza assumendo un carattere trascendente, è un sentimento che si trova in tutte le civiltà poiché i diritti non sono accordati ma riconosciuti ed è importante che questi diritti siano riconosciuti in modo da creare una vera reciprocità. Nissim vuole trasmettere questo messaggio ai fanciulli europei con la sua associazione Regards d’enfants fondata a Strasburgo o con l’Action des Chretiens per l’abolizione della tortura (ACAT)  di cui è stato presidente dal 2015 al 2017. Il 26 giugno di ogni anno organizza la sua Nuit des veilleurs i cui partecipanti sono sollecitati a pregare per tutte le vittime della tortura.

 

Sara Rivedi Pasqui

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