Koinonia Settembre 2017


A sorpresa, nella  sua galleria di personaggi e vicende, Sara Rivedi Pasqui ci fa incontrare  un amico e confratello carissimo, Gabriel Nissim,  spesso presente  su Koinonia, ma soprattutto compagno di viaggio. Lei lo ha incontrato sul settimanale protestante di attualità “Reforme”, e ci dà occasione di ricordarlo, mentre riproponiamo la prima parte di un suo articolo apparso su Koinonia dell’aprile 2014.

 

 AL CUORE DELLA PACE:

LA PERSONA E LA FRATERNITÀ

 

La pace attraverso i diritti dell’Uomo? Oggi è una realtà. Una realtà fragile, contestata, sempre da riconquistare, ma tuttavia una grande opportunità per la nostra Europa e per il mondo. Ancora meglio, un vero “segno dei tempi” nel senso del Vangelo: una di quelle realtà umane in cui, già ora, qualcosa del Regno dei cieli comincia a realizzarsi in terra. Perché quando ogni persona, almeno a titolo di principio acquisito, è riconosciuta nella sua dignità umana, è trattata a misura di questa sua dignità, non si fa forse la volontà del Padre in terra come in cielo?  O, meglio ancora, quando sono tanti coloro che sentono la responsabilità dei diritti e delle libertà di coloro che vivono loro intorno perché li riconoscono come sorelle e fratelli in umanità, non significa questo essere operatori di pace? Questa edificazione della pace civile e sociale, come pure della pace internazionale attraverso i diritti dell’Uomo, richiede un lavoro continuo, mese dopo mese, anno dopo anno, lavoro che ha lo scopo di inserire il rispetto di tutti verso tutti nelle istituzioni, nelle leggi e negli atteggiamenti di reciproco senso civile nel quotidiano: solida base per la fraternità alla quale dobbiamo tendere.

A questo scopo è dedicato il Consiglio d’Europa: questa istituzione europea, con sede a Strasburgo, non dipende dall’Unione Europea. Il Consiglio d’Europa, infatti, riunisce 47 stati membri, tra i quali i 28 dell’UE, più altri 19, come la Russia, la Turchia e la Svizzera.  Questo Consiglio ha il compito di vigilare sull’applicazione della “Convenzione europea dei diritti dell’Uomo” che questi Stati s’impegnano a rispettare nel loro territorio e in tutte  le loro leggi e procedure, sotto il controllo della Corte europea dei diritti dell’Uomo di Strasburgo.  Con un’importante particolarità: il Consiglio d’Europa dà uno statuto così detto “partecipativo” a circa 350 ONG internazionali di tutte le provenienze ideologiche, le quali portano ai rappresentanti degli Stati la loro esperienza sul terreno e l’impegno dei loro membri.

La pace attraverso i diritti dell’Uomo. Sì – perché la pace, nel suo significato più proprio, non è assenza di guerra: l’esperienza europea ci ha insegnato la differenza fra la pace e l’armistizio, quando si depongono le armi... in attesa di riprenderle 20 anni dopo. La pace, anche in senso evangelico, non è assenza di guerra. Lo “shalom” biblico è molto di più: è la vita in pienezza. Infatti non esiste vita umana vera senza rapporti sociali. Tutti hanno bisogno degli altri per svilupparsi pienamente ed ognuno di noi ha qualcosa da portare agli altri per aiutarli a vivere. “Shalom” dice una pienezza attraverso il cammino del vivere insieme nel reciproco rispetto, cammino di fraternità in cui Dio moltiplica con sovrabbondanza il poco amore che ciascuno di noi tenta di donare agli altri.  In Dio stesso, per quanto possiamo intuire, c’è identità tra Vita e Amore: per questo gli operatori di pace saranno chiamati figli di Dio, perché gli assomigliano.

Operatore di pace, figlio di Dio: Robert Schuman verrà presto fatto beato? Quel che è certo è che, grazie a lui e a molti altri, cristiani e non, godiamo da 60 anni nell’Europa occidentale, di una pace fondata direttamente sui diritti dell’Uomo, nella lettera e nello spirito, nella vita nazionale e in quella internazionale. La nostra responsabilità oggi, seguendo loro, è quella di difendere e sviluppare questo progetto di vita fraterna a dimensione europea, progetto sempre minacciato. Responsabilità, in particolare, di proporre questo progetto all’Europa dell’Est: qualche giorno nei Balcani è sufficiente per rendersi conto che lì sono ancora all’armistizio più che alla pace, una pace che appunto ha bisogno di questa risorsa più grande, i Diritti Umani.

Perché i Diritti Umani sono molto più che dei semplici “diritti”: si tratta di riconoscere ad ogni essere umano la sua dignità imprescrittibile, che sia amico o nemico, prossimo o straniero. Questa è la base della pace: uno sguardo nuovo rivolto all’altro. Sguardo nuovo? Antichissimo in realtà, dal Codice di Hammurabi, o ancor meglio, dalla Genesi, in cui l’uomo e la donna sono creati a immagine di Dio – e quale maggiore dignità di questa per i credenti? Per ebrei e cristiani questa è la base dello “shalom”: la responsabilità di inserire nelle relazioni sociali e di far fruttificare la benevolenza (nel suo significato originario: volere il bene dell’altro) che incarna la benevolenza di Dio verso tutti gli esseri umani, senza eccezioni. I testi fondanti dei Diritti Umani, fissati da più di 60 anni, hanno fatto fare un enorme passo avanti al riconoscimento della dignità umana in tutto il mondo.  Anche se troppo spesso vengono contestati nei principi; anche se, evidentemente, le violazioni restano numerosissime, sono diventati imprescindibili nell’organizzazione politica delle nostre società, sia in ambito locale che internazionale <...>.

 

Gabriel Nissim op

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