Koinonia Agosto 2017


Vangelo, un dialogo a più voci

 

Nel dialogo a più voci sul Vangelo, meglio sull’evangelizzazione, porto un piccolo contributo, cercando di tradurre, con le mie parole e il mio sentire, ciò che ritengo siano le linee principali, o per lo meno più caratterizzanti, del lavoro di divulgazione che Alberto Maggi, frate Servo di Maria, persegue da anni mettendo a frutto il proprio ed altrui studio della “parola”.

In questo senso anche lui, come altri, cerca semplicemente di “mettere la lampada accesa sul candelabro, perché chi entra veda la luce” (Mt 5,15 e Lc 11,33). “Riscoprire insieme il vangelo” è quanto papa Francesco propone per il centenario di Lutero, ma è soprattutto quanto dovremo cercare di fare tutti, liberandoci dall’illusione o presunzione che esso sia già di dominio comune e che sia compreso nella sua essenza. Spesso, infatti, diamo per scontato il significato e, così facendo, si rischia di rimanere in superficie, mentre il vangelo è un’opera piena di anfratti, di segni e parole che sono piste per indicare la via, per allontanarsi da qualcosa o qualcuno e accostarsi ad altro. Se dunque lo definiamo “sconosciuto”, è perché rimane appunto da cogliere pienamente nella sua natura e nella sua apertura al futuro. A questo proposito, uno dei primi libri di Maggi, dal titolo che è tutto un programma, è proprio “ Come leggere il Vangelo e non perdere la fede”. Nel testo si affrontano le difficoltà che una lettura superficiale dei Vangeli può generare e s’invita invece a scoprire quelle ricchezze nascoste che le scritture contengono, leggendole con gli occhi di chi è attento agli altri e non solo a se stesso.

Ho dunque raccolto, qui di seguito, quelli che, a mio avviso, sembrano i sentieri principali lungo i quali si muove l’attività divulgativa di Alberto.

 

Figli e servi.

Gesù il Figlio di Dio è venuto per proporre e non per imporre una nuova alleanza, non più fra servi e padrone, ma fra figli e Padre. Gesù ha rivelato a tutti l’umanità di Dio e la condizione divina per l’uomo. Più aumenta la somiglianza a Gesù, più il progetto di Dio per l’umanità si realizza.

Se prima tutto si faceva per Dio, metà irraggiungibile cui era volto il faticoso cammino dell’Uomo, adesso è Dio che si fa Uomo per farlo diventare Dio. Figli di Dio si diventa e non si nasce.

L’azione di Gesù è volta a cancellare l’immagine di un Dio che chiedeva all’uomo (offerte, sacrifici, culto) per presentare, al suo posto, quella di un Padre che si offre all’uomo, gli sta accanto come un padre con i figli, lo soccorre, anticipa i suoi bisogni e lo l’invita a seguire il Suo comportamento.

Il Dio creatore e liberatore, il Dio di misericordia annunciato anche dai profeti, si contrappone al Dio legislatore e oppressore, assetato di sacrifici.

Il messaggio di Gesù, basato sull’amore e sull’offerta, che dona agli altri donando vita, si contrappone all’insegnamento di scribi e farisei basato sull’obbligo e sui doveri dell’uomo verso Dio e l’istituzione.

Dio si prenderà cura, come un padre, di coloro che, volontariamente, per lo spirito che hanno e per la fiducia che ripongono in Dio, praticano la condivisione del proprio benessere.

L’Uomo nella sua condizione divina (Figlio dell’Uomo), è l’espressione dell’azione volta ad alleggerire il passato dai pesi imposti dalla religione, per riprendere coscienza della propria indipendenza e della propria somiglianza a Dio.

 

Fede e religione.

Dai Vangeli emerge che la Fede non è un dono, come spesso siamo usi a sentire, destinato solo a qualcuno per chissà quali ragioni, ma la risposta dell’Uomo all’offerta di Amore di Dio, e volta a continuare la Sua azione creatrice.

Solitamente si cerca Dio nella pratica religiosa e nei luoghi d’adorazione, oppure come spiegazione della realtà o come espressione di potenza (Dio mago e giudice).

Se Fede equivale “credenza”, allora religione equivale a “dogma e dottrina”, se invece vale “fiducia”, la religione acquista il senso del vero “fidarsi di Dio”, che non è altro che fidarsi della vita, in quanto Dio è creatore della vita. Nella fede, la vita dell’uomo parte da Dio ma si espande verso gli altri, vivendo così non più “per”, ma “con” Dio.

La domanda “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (Lc 18,8), assume dunque il significato di una richiesta di collaborazione alla creazione per contribuire a cambiare e ribaltare i valori della società.

Fede significa fidarsi, sapendo che si è unici all’interno del progetto di Dio padre. La vita ha bisogno di noi perché sia resa nuova e creativa; in questa visione, tutti gli incontri e le situazioni che ci si presentano (positive e negative) collaborano alla vita. Poiché la Fede non riguarda la dottrina ma la vita, può accadere che la religione, quando fissa regole che escludono le persone, possa andare contro la stessa.

Il Vangelo ci chiede di esporci, di avere coraggio e di vivere una vita vera, accettando il rischio delle conseguenze che derivano dal cambiamento. In questo modo faremo l’esperienza di Dio (Fede) e della fraternità che vanno di pari passo.

“Essere verità (fede)” significa assumere, come criterio d’interpretazione per il Vangelo  il bene dell’uomo e, in nome di questo, avvicinare tutti quanti; “avere la verità (religione)” è, invece, possedere una dottrina, e in nome di questa giudicare chi è dentro o è fuori.

La religione cede dunque il passo alla fede quando scopre la relazione con il Dio vivente.

 

Bene dell’uomo e legge.

Mentre la religione, attraverso l’osservanza di pratiche e regole, cerca di portare l’uomo verso un Dio irraggiungibile e quindi, di fatto, separando l’uomo dai suoi simili, Gesù, al contrario, porta Dio verso l’uomo, cambiandone completamente la percezione.

La religione induce l’uomo a credere che l’amore per Dio, attraverso la legge, sia maggiore di quello dovuto al nostro prossimo. Quest’amore, però, non può essere trasmesso da nessuna legge ma solo attraverso opere che comunicano e generano vita.

La legge, dunque, condiziona il rapporto con l’uomo creando esclusione e barriere che impediscono di comprendere il messaggio dell’amore universale e l’avvicinarsi a chi ha bisogno.

L’invito di Gesù non è al rispetto di regole e precetti ma alla misericordia, perché Dio chiederà non se abbiamo “amato Lui”, ma se abbiamo amato “come Lui”. Tutto ciò che concorre al bene dell’uomo, è la maggiore aspirazione di un Dio che è offre a tutti il suo amore, senza imposizioni.

Mentre le pratiche religiose, spesso nemiche della vita, insegnano che l’Uomo deve essere degno per avvicinarsi a Dio, Gesù, al contrario, ci dice che è l’avvicinarsi a Dio che rende l’Uomo degno.

Parola di Dio è perciò tutto ciò che concorre alla felicità e alla libertà dell’Uomo, mentre ciò che rende impuro l’Uomo è il suo atteggiamento negativo verso il fratello.

Qualunque opera volta al bene dell’uomo, è da considerarsi contributo al percorso verso la pienezza di vita dell’individuo e la legge, quindi, è meno importante del bene dell’uomo.

 

Credenti e non credenti.

L’alternativa vera, non è fra credere o non credere, ma fra sperimentare o non sperimentare la relazione con Dio.

Nello stesso modo, il credente non è chi obbedisce a Dio (religione), ma chi si comporta come Dio (fede), capace cioè di trasmettere vita facendosi servo dell’uomo che ha bisogno.

La comunione con Dio non dipende dalla relazione con la sfera del sacro, né dalla separazione fra puro e impuro, ma dal rapporto d’amore che si riesce ad instaurare con gli altri. Se vogliamo fare reale esperienza di Gesù nella nostra vita, spezziamo il pane e condividiamolo con l’altro.

 

Potere e servizio

Gesù continua a rivelarci che la ricchezza ed il potere soffocano i suoi insegnamenti

Tutti coloro che gravitano nell’ambito del potere (il maligno) non sono in grado di accogliere la parola di Gesù. Chi ha potere, chi lo ambisce o che si sottomette al potere, è refrattario al messaggio perché non è in grado di capire il significato di farsi servo.

Il regno di Dio si propone come una società alternativa dove, in opposizione alle azioni che originano dolore e sopraffazione come possedere (ridurre), salire (separare) e comandare (opprimere), Gesù propone quelle che donano vita: condividere (moltiplicare), scendere (avvicinare), e servire (liberare). Quest’annuncio di libertà, non può che rivolgersi, per primi, a coloro che più ne sentono il desiderio, gli esclusi della società perché considerati peccatori. Nell’attenzione all’uomo, più che alla forma, si decide anche l’azione della Chiesa e la salvezza della stessa. Non ci sono ostacoli che possono impedire al messaggio di arrivare a qualsiasi persona lo voglia accogliere per far emergere l’amore e manifestare, di conseguenza, la disponibilità alla condivisione e alla conversione

Peccato e peccatori

Ogni divisione fra puro e impuro, è causa di esclusione. Questa costruzione umana, e religiosa in particolare, è un meccanismo perverso che impedisce di avvicinarsi a Dio unico in grado di guarire e liberare. L’azione di Gesù si distingue dai principi religiosi perché interessata alla guarigione di chi ha bisogno, più che al perdono dei peccati. L’amore di Dio, non è premio per i meriti ma dono per i bisogni che non prevede castigo ma misericordia. Nell’incontro tra peccatore e Dio non c’è mai umiliazione per chi ha sbagliato, né condanna ma, piuttosto, solo parola che guarisce.

Gesù ribalta quindi la logica che porta al perdono, passando dalla logica sequenziale peccato, pentimento, sacrificio e perdono di Dio a Dio che accoglie anticipando la richiesta e le intenzioni dell’Uomo. Nessuna condizione è imposta per la salvezza dell’Uomo, se non quella della volontà del cambiamento. Il perdono di Dio si sperimenta con la percezione del cambiamento che avviene in noi, continuando il proprio cammino alleggeriti dei pesi ma consapevoli del passato vissuto.

L’ideale di una comunità che accetta tutti, nessuno escluso, resta un percorso difficile da comprendere e assimilare ma obbligatorio se, come Gesù, consideriamo il peccatore un malato che ha bisogno della nostra cura e accoglienza.

 

Il Vangelo è dunque amore, misericordia e inclusione, è un Dio lontano reso finalmente vicino e intimo all’uomo, è insegnamento di vita e non dottrina. “Va e anche tu fa’ lo stesso” (Lc10, 37), è il semplice ma radicale invito, proposto da Gesù, che siamo chiamati ad accogliere. Il cambio di atteggiamento, ci permetterà di farne esperienza e di riconoscerlo (LC 24, 30-31).

 

Maurizio Valleri

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