Koinonia Agosto 2017


PER UNA LETTURA ATTIVA...

 

I contributi qui riportati sono solo un precedente o una provocazione per aprire un processo a catena di riflessione, che porti ciascuno ad una percezione unitaria del “vangelo eterno” (Ap 14,6). Nel linguaggio attuale, la dizione “Parola di Dio” è dominante, ma “a nessuno sfugge che tra tutte le Scritture, anche quelle del Nuovo Testamento, i Vangeli possiedono una superiorità meritata, in quanto costituiscono la principale testimonianza relativa alla vita e alla dottrina del Verbo incarnato, nostro Salvatore. La Chiesa ha sempre e in ogni luogo ritenuto e ritiene che i quattro Vangeli sono di origine apostolica. Infatti, ciò che gli apostoli per mandato di Cristo predicarono, in seguito, per ispirazione dello Spirito Santo, fu dagli stessi e da uomini della loro cerchia tramandato in scritti che sono il fondamento della fede, cioè l’Evangelo quadriforme secondo Matteo, Marco, Luca e Giovanni”  (Dei Verbum, n.18)). 

Su questo “fondamento della fede“ e sull’imperativo “credete al vangelo” (Mc 1,15) cerchiamo di ripensare e di imperniare insieme la nostra vita cristiana nel mondo. Non basta più, in altre parole, che al vangelo sia riconosciuto un “primato ideale” in contesti religiosi, ecclesiali, spirituali e culturali di natura diversa. È necessario riportarlo ad un “primato ontologico” e storico  come ragion d’essere di una chiesa comunità di credenti, segno e strumento di salvezza per il mondo.

Il dilemma o il bivio davanti al quale ci troviamo è: se contentarsi di esperire altre forme di comunicazione per i nostri tempi - dando per acquisito il messaggio originario - o tentare semplicemente di farsi voce della buona novella come tale, in modo che risuoni come la vera novità anche per oggi, non solo come riferimento ideale ma all’atto pratico. Il vangelo, insomma, evangelicamente, perché una “vita apostolica” non può che essere “vita evangelica”!

Quando si dice “vangelo sine glossa” non è da intendere solo in chiave interpretativa ma anche operativa nel vissuto, e cioè a prescindere da tutti i condizionamenti e gli strumenti con cui di fatto si trasmette, che si tratti di strutture istituzionali, di ruoli gerarchici, di parole persuasive o di azioni dimostrative: “Da voi, forse, è partita la parola di Dio? O è giunta soltanto a voi?” (1Cor 14,36).

Come ripeteva il card Loris F. Capovilla sulla scia del santo Papa Giovanni: “È la prima ora della evangelizzazione!”, perché cominciamo appena a comprendere meglio il vangelo di sempre, che perciò va preso per quello che è prima ancora di preoccuparci degli effetti. L’albero  viene prima dei frutti!

Questo non vuol dire avere la pretesa di cogliere il vangelo allo stato puro - che sarebbe una contraddizione in termini in quanto Parola di Dio fatta carne - ma desiderio di mantenere la tensione e le proporzioni giuste tra i due estremi, tra il sensus fidei e l’intellectus fidei o - meglio ancora - tra vangelo e comprensione del vangelo.

 

ABS

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