Koinonia Luglio 2017


Giovanni Franzoni nel ricordo di Paolo Ferrari

 

Caro Alberto,

 

mi sento chiamato in causa a seguito della morte di Giovanni Franzoni, per farne memoria.

 

Ho vissuto nel quartiere di San Paolo, dal 1952 al 1974. San Paolo era allora un quartiere dove povertà, fame, ignoranza e analfabetismo erano fortemente radicati. Sono stato, per oltre venti anni, frequentatore e fruitore delle iniziative della Comunità Cristiana di base di San Paolo, da lui fondata nel 1973. Ora le mie frequentazioni si sono diradate per vari motivi, ma il cuore e la mente mi ci (ri)portano.

 

C’è un detto che dice: Dove si è respirato bene, ci si torna sempre volentieri. Voglio sottolineare la parola “Base”. Franzoni era per la collegialità, l’insieme. I suoi detrattori, all’interno delle mura della Basilica, hanno sempre avuto vita facile nell’ostacolarlo, e capirono che la convivenza, già da quando era Abate, non sarebbe stata idilliaca.

 

Giovanni Franzoni credeva nella sua missione, rassegnò le dimissioni da Abate, fondò la Comunità Cristiana di base, in un vecchio garage a Via Ostiense, dove tutte le domeniche si celebrava la messa. Messa non autorizzata né proibita. Iniziò battaglie in favore degli ultimi, di qualsiasi parte fossero: operai, famiglie. Siano  benvenuti  lui, col suo ruolo e con la sua marginalità di cattolico, come si definiva lui stesso. Marginalità, che nel tempo è diventata centralità.

 

Ho preso dalla mia memoria questi ricordi disarticolati, ma vissuti intensamente. Tanti ne restano che meriterebbero di essere menzionati. Beppino Englaro, Piergiorgio Welby, sono storia di ieri.

 

Giovanni Franzoni non c’è più, ma ha lasciato tanto al quartiere San Paolo. A me resta il suo esempio, e i suoi libri. Conservo con affetto particolare il libro “Tra la gente”, corsivi tratti da “La terra è di Dio”, “Il mio regno non è di questo mondo”. C’è la dedica che mi fece: “Per un fedele impegno”. Era il 1976.

 

Ciao Sacerdote Giovanni Franzoni.

 

 

Paolo Ferrari

.