Koinonia Luglio 2017


LA SESSIONE DEL SAE AD ASSISI

su “Riforma, profezia, tradizione, nelle Chiese”

 

Si è conclusa a Santa Maria degli Angeli (Assisi) la 54a sessione di formazione ecumenica del SAE “È parso bene allo Spirito Santo e a noi” Riforma, profezia e tradizione nelle Chiese (At 15,28), svolta alla Domus Pacis dal 23 al 29 luglio con presenze cristiane, ebraiche e musulmane.

L’ultima preghiera mattutina è stata presieduta dalle Suore Francescane dell’Atonement di Assisi (Riconciliazione), la cui congregazione è nata nel 1895 da padre Paul Wattson, il pioniere dell’opera per riunire le chiese, ideatore nel 1908 di un Ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani. La celebrazione, ripercorrendo brani dal capitolo della Evangelii gaudium dedicati al dialogo ecumenico e interreligioso, ha ribadito l’invito ad affidare il cuore al compagno di strada e a raccogliere ciò che lo Spirito ha seminato in ognuna delle tradizioni religiose cristiane. Non meno importante, a coltivare il dialogo è l’amicizia con il popolo ebreo, “radice sacra dell’identità cristiana”, come pure mantenere l’”apertura nella verità e nell’amore”  con i credenti delle religioni non cristiane.

Al teologo cattolico Severino Dianich e al pastore avventista Davide Romano è stato affidato il compito di delineare “il futuro delle riforme nella vita delle chiese”. I segni dei tempi, ha detto Dianich, ci mostrano che, in una società non più in regime di cristianità, l’evangelizzazione e la missione devono prender strade diverse. L’opera di recristianizzazione della società chiede un rapporto tra persona a persona nell’assoluta libertà, l’annuncio di Gesù Cristo e non della propria chiesa, una predicazione non come proselitismo ma “per attrazione”. Per la Chiesa cattolica, due valori in cui crescere sono la sinodalità, da imparare dalle chiese evangeliche, e il decentramento, da imparare dalle Chiese ortodosse.

“In questa società che ha paura del futuro, per poter parlare di riforme dobbiamo riconciliarci con la categoria del futuro” ha detto Davide Romano, che ha preso in esame l’opera di riforma dello Spirito nelle esperienze dei Risvegli che hanno dato origine a nuove Chiese come la metodista, la battista, l’avventista e le Chiese pentecostali. Lo Spirito non solo riforma le Chiese ma riforma anche la vita di ogni credente, che viene coinvolto nel suo dinamismo.

L’ultima affermazione del pastore avventista è stata sul dialogo interconfessionale: “L’ecumenismo non deve privilegiare l’omologazione delle chiese, ma valorizzare le differenze, non in un’ottica di competizione perché le differenze sono carismi diversi dati alle chiese. Nella misura in cui il dialogo ecumenico valorizzerà le differenze, sarà un servizio per la cristianità che verrà”.

Le conclusioni al presidente Piero Stefani, che ha seguito la sessione per la prima volta in questo ruolo. Il bilancio si è rivelato positivo: la sessione è stata vissuta in un dialogo franco e rispettoso, ha attirato anche se per visite brevi nuove presenze in ricerca, ha posto l’accento su temi fondamentali per le singole chiese e il cammino ecumenico: la riforma, la partecipazione nella vita delle chiese e nella liturgia, il ruolo delle donne e il rapporto uomini donne nelle religioni, la relazione dei cristiani con il popolo ebraico, l’ospitalità come accoglienza ed ascolto dell’altro, la Cena del Signore come creatrice dell’unico corpo di Cristo.

La partecipazione è stata sia tema di riflessione nella giornata dedicata alla liturgia, sia realtà vissuta nelle celebrazioni confessionali ed ecumeniche che sono state realizzate da un gruppo formato da cattolici ed evangelici, coordinato dal pastore valdese Luca Baratto e con l’animazione musicale del maestro battista Emanuele Aprile. Le celebrazioni, confessionali ed ecumeniche, insieme alle preghiere mattutine hanno costituito un momento vitale della sessione, con un’alternanza tra tradizioni liturgiche specifiche e celebrazioni polifoniche che hanno armonizzato sapientemente elementi delle diverse tradizioni, molti tratte da celebrazioni dei grandi raduni delle Chiese europee e mondiali.

La presenza ortodossa – con la celebrazione dell’Acatistos a Gesù davanti alla Porziuncola e gli interventi dell’archimandrita Dionisios Papavasileiou, dell’arciprete Traian Valdman e del confratello padre Vladimir Laiba nelle plenarie e in due gruppi di studio – ha arricchito la sessione della spiritualità dei cristiani d’Oriente, ha aiutato a riflettere sulla liturgia e sulla dimensione pneumatologica e ontologica della Chiesa, ha offerto esperienze come quella del recente Sinodo di Creta ed esigenze delle chiese ortodosse tra le quali anche l’ascolto dell’oggi.

L’accoglienza dello Shabbat, attraverso la guida di Sandro Ventura, ha ribadito il fondamento che Israele costituisce per il cristianesimo e per l’associazione creata da Maria Vingiani nel ritorno alle radici che è stato il Concilio Vaticano II.

Un ulteriore momento di condivisione e lavoro comune sono stati i gruppi di studio e i laboratori che hanno risolto pregiudizi, destato sorprese, valorizzato i doni di ognuno, approfondito la riflessione iniziata nelle plenarie arricchendola dell’apporto di tutti. Il gruppo “Liturgia tra tradizione e riforme” ha realizzato un vademecum per le celebrazioni ecumeniche e una celebrazione per il Tempo per il creato. Anche i bambini e i ragazzi hanno seguito un loro percorso di cui hanno regalato all’assemblea parole e immagini durante la restituzione dei referenti dei gruppi di studio che hanno risposto alle domande di Riccardo Maccioni, caporedattore di Avvenire.

La conclusione della sessione è stata “guardando al domani”, nella conversazione tra Piero Stefani e Maria Luisa Sgargetta, che ha ripreso i contenuti, il clima e le dinamiche della settimana anche a un livello umoristico, attitudine che - ha sottolineato il presidente – relativizza la portata delle questioni manifestando il carattere di “già e non ancora” della dimensione umana.

 

Laura Caffagnini

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