Koinonia Giugno 2017


Marco Ventura sul Corriere della sera del 13 marzo 2017

 

Misericordia e migranti - La chiesa va in periferia

 

Ha chiesto al pilota dell’elicottero di avvicinarsi alla Statua della Libertà, di ruotare attorno a Ellis Island, l’isola simbolo di migrazione e speranza. Si è poi presentato alla Casa Bianca come figlio di emigranti, e ha voluto che i poliziotti gli recassero la bambina messicana bloccata oltre il cordone di sicurezza. Nel bacio a quella bimba, nei gesti dei quattro anni di pontificato, c’è il Francesco pastore. Anzitutto colui che va in cerca delle sue pecore, che si sposta con esse; il papa venuto d’oltreoceano per una Chiesa in cui i fedeli europei, 65% del totale mondiale cento anni fa, sono oggi ridotti a meno di un quarto. Francesco è poi il pastore che diffida di una dottrina cui tributare sacrifici umani: il pontefice per il quale la realtà è più importante della teoria, il tutto della parte, l’unità del conflitto. Ancora, Francesco è il pastore che odora di pecore, che sa di terra e di popolo, che dedica un’enciclica alla cura del pianeta, casa comune; che beve il mate e sa far festa. La misericordia pastorale dà forma alla Chiesa di Francesco. Chiesa non autoreferenziale ma in uscita verso le periferie materiali ed esistenziali; Chiesa sempre da riformare per fedeltà al Vangelo. Chiesa dei ponti e non dei muri, impegnata a collegare isole: incontrando il Patriarca di Mosca a Cuba e quello di Costantinopoli a Lesbo, sorvolando la memoria del viaggio verso la libertà a Ellis Island. Abbracciando i migranti di Lampedusa, primo viaggio di Francesco, quattro anni fa.

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