Koinonia Giugno 2017


BRUNO ANTONELLO

PER RICORDARE DON FRANCO MARTON

 

Caro don Franco,

non potendo essere presente a questo emozionante ritrovo di amici in tua memoria, vorrei parteciparvi anch’io con queste poche righe, molto sinteticamente, per ricordare il tuo rapporto con l’arte, come mi è stato richiesto e come io l’ho vissuto con te.

Si sa che la pittura è stata sempre una tua grande passione fin da giovane. Anzi, se tu avessi potuto l’avresti anche praticata. Qualche mese prima di lasciarci, costretto a rimanere rinchiuso nella tua stanza, mi avevi espresso perfino il desiderio di riprendere il pennello per dipingere assieme. Purtroppo gli avvenimenti sono poi precipitati.

Ma la tua scelta vocazionale, più forte dell’arte della pittura, non ti ha impedito comunque di approfondire, con leggerezza, le tue conoscenze sull’arte, anche su quella moderna, senza però addentrarti, volutamente, nei meandri del postmodernismo le cui correnti non si conciliavano con i tuoi canoni della bellezza. Ti sei fermato prima. Per te un’opera era tale solo se ti emozionava. Meglio ancora se aveva un legame col mondo religioso perché avevi gli strumenti e la competenza teologica e filosofica per interpretarla più liberamente e in modo più personale.

Un giorno, commentando una lettera di William Congdon, un pittore statunitense convertito al cattolicesimo, hai condiviso pienamente il suo pensiero secondo cui l’opera d’arte è generata da Dio, e l’artista, a prescindere dalla sua moralità, è semplicemente uno strumento nelle sue mani. Da questo derivava la tua concezione dell’arte, supportata anche da Jacques Maritain a cui facevi riferimento.

I musei e le mostre d’arte in generale, li visitavi con religiosità perché li consideravi luoghi sacri e spesso commentavi poi con grande entusiasmo le opere che ti avevano più colpito.

L’ultima mostra che hai voluto vedere a tutti i costi, nonostante ti mancassero le forze, fu quella di arte sacra “Bellezza divina” allestita a Palazzo Strozzi, a Firenze. Sei tornato un po’ deluso per la mostra in generale, ma è bastata una sola opera per compensare quella piccola delusione. Ti sei “portato” a Treviso la “Crocifissione bianca” di Chagall. E l’hai perfino inserita nel tuo cellulare.

E prima di andartene, per gli auguri pasquali ci hai salutato con la “Resurrezione” di Piero della Francesca. Questo era il tuo amore per l’arte. Ciao Franco

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