Koinonia Maggio 2017


Prove di dialogo tra cristiani e musulmani

 

Il 31 marzo e il 1° aprile il Santuario del Divino Amore ha ospitato l’incontro che l’Ufficio nazionale ecumenismo e dialogo della Cei ha organizzato invitando membri di associazioni e comunità islamiche e cristiani impegnati nel dialogo. È stato il primo laboratorio residenziale – un primo incontro avvenne nella sede dell’Unedi lo scorso settembre –, svolto in un luogo mariano  per sottolineare la comune memoria della Madre di Gesù, a cui è dedicata una sura del Corano.

Nella delegazione cristiana c’erano gli studiosi del “Gruppo per l’Islam” costituito dall’Ufficio qualche anno fa; membri della Consulta dell’Unedi diretto da don Cristiano Bettega, delegati diocesani per l’ecumenismo, persone coinvolte nel dialogo cristiano-islamico. Della delegazione musulmana facevano parte imam, rappresentanti di associazioni, di Comunità e  di confederazioni, mediatrici culturali. «Abbiamo vissuto gli uni accanto agli altri in un approccio molto fraterno e sincero. Le differenze non sono tali da impedire il ragionare, lo scherzare e anche il pregare insieme – ci ha detto al termine don Cristiano Bettega -. Nella conclusioni tutti, cristiani e musulmani, abbiamo sottolineato di essere stati insieme l’uno a fianco dell’altro».

Il risultato ha corrisposto all’obiettivo prefissato: «Ci siamo confrontati su desideri ed esperienze di dialogo concreto e non ideologico. Ora le informazioni raccolte saranno elaborate per cercare di passare a una fase operativa successiva in cui riprendere e inventare percorsi concreti di dialogo e collaborazione». L’incontro non finisce dunque con il comunicato stampa redatto a più mani che è stato diffuso prontamente.

«Toccherà a noi – ha continuato Bettega – fare in modo che l’iniziativa abbia una ricaduta concreta. Diciamo alle diocesi che dialogare è possibile e costruttivo, ed è possibile anche quando le parti non sono solo due ma tante all’interno delle stesse comunità, non solo islamiche, ma anche cristiane e pure cattoliche. Lavorare per appiattire e amalgamare le differenze è tempo perso: non ha senso. Occorre capire che le differenze sono una ricchezza da valorizzare e non un ostacolo al confronto e al lavoro comune».

Un valore aggiunto dell’iniziativa è stato «scavalcare quelle distinzioni che molto spesso ci sono tra i musulmani; l’aiuto a trovare unità». È soddisfatto dell’esperienza Nader Akkad, imam di Trieste: «In un clima fraterno e di preghiera abbiamo vissuto un dialogo incarnato. Sono stati letti i salmi e il Corano, siamo stati uniti come fratelli sotto la misericordia di Dio. La mattina noi musulmani ci siamo uniti per pregare e così i cristiani nella chiesa».

Akkad rappresenta l’Ucoii rispetto al dialogo interreligioso in Friuli-Venezia Giulia: «La nostra Unione è impegnata da un ventennio nel dialogo; quello con la Cei e con le comunità cristiane è molto importante. Questo incontro ci ha permesso di conoscere persone che lavorano nel dialogo interreligioso. Per la prima vola ci siamo riuniti in gruppi di lavoro specializzati. Tornati in moschea e in parrocchia cercheremo di riprendere questa esperienza ricordando i valori su cui abbiamo discusso e cercando di essere più solidali tra le nostre comunità».

Il tema della solidarietà è stato il filo rosso che ha attraversato i gruppi di lavoro sulla città, i poveri, i malati, le generazioni. Sono stati scambi ricchi di esperienze: i comitati civici in difesa della libertà di culto, l’aiuto alle persone recluse, l’ospitalità di parrocchie e diocesi ad associazioni islamiche, le feste condivise. E di auspici: passare dal concetto di integrazione a interazione, valorizzare la dimensione religiosa e il principio di cittadinanza, praticare una solidarietà gratuita e non ostentata.

 

Laura Caffagnini

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