Koinonia Aprile 2017


Nuovo libro di Renzo Salvi

 

TRA LE RISATE DELL’INFERNO 

Memorie dello Sterminio e strumenti del comunicare

(Servitium 2016, pp. 208, € 16,00)

 

Come ricordare lo Sterminio e i Lager senza confinarli nella memoria soltanto?

Come collocarli dentro una storia che, pur trascorsa, interroga il presente e ogni futuro possibile?

Queste pagine guardano a uno dei crimini maggiori della storia europea proponendosi la questione di comunicarla per le generazioni a venire; cercano di collocare l’insieme di quegli eventi, a tutta prima”incredibili”, nei suoi contesti, soprattutto quotidiani di quegli anni Trenta e Quaranta del ‘900 nei quali davvero l’inferno poté “ridere” in terra d’Europa - il titolo è da Bonhoeffer - perché in precedenza, nel Reich nazista tedesco e nell’Italia del regime fascista, la vita quotidiana, i mondi vitali del giorno per giorno e tutte le relazioni sociali erano state invase da ideologie e visioni del mondo in cui ciascuna diversità era indicata come colpa e ogni diverso parere si considerava come reato. L’itinerario del libro ricostruisce contesti e parallelismi, interpreta in sede storica per mettere in evidenza i meccanismi banali e la perversione quotidiana di quelle visioni, ricostruisce, anche nel mondo dei media (dalla radio alle sperimentazioni della”audiovisione”) e in quelli della burocrazia amministrativa, i percorsi di una discesa agli inferi.

 

Dalla Premessa - RACCONTARE: I MODI E LE OCCASIONI

 

La realtà dei Lager e i temi dello Sterminio sono argomenti da 25 aprile: al di là della data/simbolo del 27 gennaio, Giornata dedicata al ricordo della liberazione di Auschwitz, che fa da supporto alla perpetuazione della memoria. Soltanto dopo l’insurrezione delle regioni italiane del nord, la liberazione di Parigi e la resa di Berlino, infatti, inizia davvero - perché davvero può iniziare - la ricognizione “pubblica”, comunicata, dell’orrore e iniziano le domande chiamate ad andare oltre la costatazione dell’esistenza di quell’inferno in terra. Soltanto quando si sollevano le cappe delle dittature è possibile investigare e si comincia a chiedersi cosa sia accaduto in quello che si sta andando a definire come Sterminio e come sia stato operativamente possibile deciderne la realizzazione, e poi costruire e infine gestire gli universi della disperazione e della devastazione umana di quell’universo infernale.

Risposte ed esiti rimandano a realtà che sono anteriori - non di poco - alla scoperta dei Lager: rinviano ai contesti generali che li hanno resi possibili, a quel che è avvenuto nella società e negli stati, nella quotidianità e nelle istituzioni di tanta parte della realtà europea degli anni venti, trenta, quaranta.

Non è casuale, perciò, la scelta di condurre queste narrazioni sulla realtà dei Lager a confronto con la vita quotidiana: prima mettendo in parallelo il racconto di sopravvissuti con la vita di ogni giorno dell’Italia della guerra e della fame, poi osservando all’indietro nel tempo come il fascismo ed il nazismo si fossero insediati nel vivere delle rispettive nazioni al punto da far sembrare “normali” le esclusioni e l’odio che allo Sterminio fanno da prologo, infine guardando ai modi dell’oblio, ma per paradosso anche a quelli della memoria che, da soli, di quelle realtà sconvolgenti rischiano di non far capire i meccanismi sociali, a monte, e l’interpretazione storica, a valle.

Il fascismo in Italia e il nazismo in Germania coincidono con la realizzazione di un universo dell’immagine e quasi di “scenografie”, visive e “sonore” per altro, che integrano l’addestramento in atto della popolazione per il tramite delle associazioni, l’indottrinamento da testi e contesti scolastici, e la vera e propria propaganda che transita i luoghi di lavoro come gli spazi sociali del passatempo.

Il tema dei Lager e la realtà dello Sterminio, così come i contesti che li hanno generati, consentono e impongono di capire contro cosa si sia trovata a combattere la Resistenza in Europa, nazione per nazione, e da che cosa ci si sia liberati davvero in date che si collocano intorno all’ultima settimana dell’aprile del 1945 e poco oltre.

Per continuità, in progressione e come sviluppo dell’indagare, e del capire e dell’interpretare, si pone allora la questione di come comunicare quegli orrori e le loro matrici: di come darne conto e di come trasmetterli per lo scorrere delle generazioni.

Si tratta di raccontare lo Sterminio in primo luogo perché non si dimentichi. Si tratta di dar conto dei Lager, e del loro contesto, soprattutto narrandolo: perché la narrazione suggerisce e costringe a domande chiedendo di formulare tracce di risposta e perché ogni narrazione è comunque un’interpretazione ed è un tentativo di intuire e far intuire cause, motivi, “perché”... In questo senso ciascuna narrazione non può che essere un contributo alla storia. (pp.11-13)

 

Renzo Salvi

.