Koinonia Aprile 2017


IMPARARE A PREGARE I SALMI NEL NOME DI GESÙ

 

C’è un libro delle sacre Scritture che si differenzia da tutti gli altri libri della Bibbia per il fatto di contenere soltanto preghiere. È il libro dei Salmi. A prima vista, può meravigliare che la Bibbia contenga un libro di preghiere. Le sacre Scritture sono la parola di Dio rivolta a noi. Le preghiere invece sono parole umane. Che cosa c’entrano con la Bibbia? Non facciamoci confondere: la Bibbia è parola di Dio anche nei Salmi. Ma allora, le preghiere a Dio sono parola di Dio?

È un concetto difficile, che riusciamo ad afferrare soltanto se pensiamo che solo Gesù può insegnarci a pregare bene, perché la preghiera è la parola del Figlio di Dio, che vive fra noi uomini, rivolta a Dio Padre, che vive in eterno nei cieli. Gesù Cristo ha presentato a Dio dolori e gioie, ringraziamenti e speranze di noi uomini. Nella sua bocca la parola umana si fa parola divina e, se noi preghiamo con lui, la parola divina si fa parola umana. Perciò tutte le preghiere della Bibbia sono preghiere che recitiamo assieme a Gesù, preghiere nelle quali egli ci accoglie e mediante le quali ci porta al cospetto di Dio, altrimenti non sono preghiere giuste, perché solo in Cristo e con Cristo è possibile pregare bene.

Se quindi vogliamo leggere e pregare le preghiere della Bibbia, e i Salmi in particolare, non dobbiamo chiederci che cosa hanno a che fare con noi, ma con Gesù Cristo. Dobbiamo chiederci come è possibile vedere nei Salmi la parola di Dio, e solo allora potremo recitarli. Non è quindi importante che i Salmi esprimano esattamente ciò che sentiamo nel nostro cuore. Forse è addirittura necessario che preghiamo contro il nostro cuore, per pregare bene. Non conta ciò che vogliamo chiedere nella preghiera, ma per che cosa Dio vuole che lo preghiamo. Se dipendesse soltanto da noi, spesso anche del Padre nostro non reciteremmo che la quarta invocazione. Ma non è questo che Dio vuole. A determinare la nostra preghiera non dev’essere la povertà del nostro cuore, ma la ricchezza della parola di Dio.

Se dunque la Bibbia contiene anche un libro di preghiere è per farci capire che la parola di Dio non è soltanto quella che egli ha da dirci, ma anche quella che vuole udire da noi, perché è la parola del suo Figlio diletto. È una grande grazia che Dio ci dica come possiamo parlargli ed entrare in contatto con lui: possiamo farlo pregando nel nome di Gesù Cristo. I Salmi ci sono stati dati per imparare a pregare nel nome di Gesù Cristo.

Alla richiesta dei discepoli, Gesù ha dato loro il Padre nostro. Qui è racchiusa ogni preghiera. Le invocazioni contenute nel Padre nostro sono preghiere giuste, ciò che non vi trova posto non è preghiera. Tutte le preghiere delle sacre Scritture sono riassunte nel Padre nostro, comprese nella sua incommensurabile vastità. Non sono quindi rese superflue dal Padre nostro, ma ne costituiscono l’inesauribile ricchezza, proprio come il Padre nostro ne rappresenta il coronamento e l’unità. A proposito del Salterio, Lutero diceva: « Le affinità con il Padre nostro sono tali e tante, che l’uno aiuta a comprendere l’altro in una lieta armonia ».

Il Padre nostro diventa così il banco di prova per appurare se preghiamo nel nome di Gesù Cristo o nel nostro. È dunque normale che nel Nuovo Testamento sia frequentemente usato il Salterio: esso è la preghiera della comunità di Gesù Cristo, esso è parte del Padre nostro.

 

Dietrich Bonhoeffer

I salmi. Il libro di preghiere della Bibbia, Paoline, 2001, pp.31-37

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