Koinonia Aprile 2017


Incontro col “Gruppo Piccapietra” di Genova*

 

La Chiesa in uscita

 

Chiesa in uscita è il tema che il p. Alberto Bruno Simoni, domenicano, dell’Ordine dei Predicatori del Vangelo, ha svolto martedì 21 febbraio scorso, rispondendo all’invito del “Gruppo Piccapietra”. Egli ci ha offerto una riflessione lucida e appassionata tenendo ben presente il filo conduttore della Esortazione Apostolica “Evangelii gaudium”.

 

Oltre gli slogan

In un primo momento il Relatore si sofferma sui rischi che l’espressione “Chiesa in uscita” comporta. Il rischio di banalizzazione, come se si trattasse di un fatto compiuto o di una ricetta risolutiva; il rischio di un orgoglio indebito da parte della Chiesa stessa, come se ormai avesse colmato tutte le distanze e i ritardi di secoli rispetto alla storia e al mondo; il rischio di personalizzare questa formula come se fosse un’etichetta di Papa Francesco, un “frutto di stagione” destinato a tramontare presto, sostituito da altre parole d’ordine, diverse e magari di segno contrario. Ancora: il rischio che “Chiesa in uscita” diventi un tema teorico, di discussione e di analisi molteplici, oppure si risolva in pratiche pastorali che mirano all’efficienza e che vengono qualificate  “in uscita”, senza l’acquisizione di quell’habitus, di quell’attitudine permanente che è necessaria nel rapportarsi da credenti al mondo di oggi.  

Non dobbiamo dimenticare che il tema di cui trattiamo è stato un asse portante del Concilio VaticanoII (La Chiesa nel mondo contemporaneo: in particolare la Costituzione “Gaudium et spes”); che negli anni seguenti è stato espresso in termini vari, come Chiesa di dialogo, di promozione umana, di opzione preferenziale dei poveri, di impegno per la pace, la giustizia e la salvaguardia del creato…. Certamente queste proiezioni hanno prodotto delle innovazioni in alcuni ambienti o settori, senza però poter cambiare il volto complessivo della Chiesa. Forse non abbiamo la piena consapevolezza del profondo cambiamento d’epoca in cui viviamo e che “l’apertura al mondo” di cui spesso si parla non ha senso - così dice p.Alberto citando un articolo di Claudio Magris -, perché tutti siamo nel mondo, tutti siamo mondo, anche se non siamo “del” mondo.

Le parole di apertura della EG ci richiamano sì a un impegno generoso, ma ci ricordano chiaro e forte che l’impresa è prima di tutto e sempre del Signore, che il primato è sempre suo, la vera novità è quella che Dio stesso ispira, provoca, orienta, accompagna in mille modi… (n.12). Non si tratta quindi di  “un eroico impegno personale”, ma di un camminare insieme, di un percorso mai finito in cui “soffrire insieme per il Vangelo”.

Se questo è vero, il titolo della riflessione può essere modificato con quello che la EG pone al primo posto tra le questioni da trattare.

 

La riforma della Chiesa in uscita missionaria

Con questo titolo si mette in gioco non solo la pratica dell’evangelizzazione ma il soggetto stesso che è chiamato a compierla. All’origine di tutto c’è il fatto che “il Risorto invia i suoi a predicare il Vangelo in ogni tempo e in ogni luogo, in modo che la fede in lui si diffonda in ogni angolo della terra” (n.19). Nella Parola di Dio c’è un dinamismo, un invito all’esodo che si rinnova incessantemente ed è rivolto a tutto il Popolo di Dio e a ciascun cristiano: tutti sono invitati ad accettare questa nuova uscita missionaria, a “uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo” (n.20). Papa Francesco mette bene in risalto il rapporto dialettico tra “uscita” e “riforma”: a più riprese chiede alle comunità cristiane di mettere in atto i mezzi necessari per una conversione pastorale missionaria, avvertendo che certe strutture possono condizionare il dinamismo evangelizzatore, così come anche le buone strutture si corrompono in poco tempo se non sono animate da autentico spirito evangelico (cfr.n.20). Certamente bisogna fare i conti con le situazioni e le sfide storiche attuali, evitando però modificazioni riduttive, sovrapposizioni o sostituzioni nostre al Vangelo stesso.

 

Il compito che ci preme in qualunque epoca e luogo

Dopo un rapido esame di alcune sfide attuali, la EG pone l’accento sul compito primario della Chiesa, quello di evangelizzare. Questa Chiesa-Popolo di Dio è caratterizzata da tre dimensioni, sacerdotale, messianica e profetica. Occorre – spiega p. Alberto seguendo il discorso della EG – uno spostamento d’asse a favore delle dimensioni messianica e profetica, che implicano anche la dimensione sacerdotale: solo così si può intendere una “Chiesa in uscita missionaria”. A questo punto è utile rileggere il n.111 (che qui non possiamo riportare per intero): “La Chiesa è ben più di un’istituzione organica e gerarchica, perché anzitutto è un popolo in cammino verso Dio. Si tratta certamente di un mistero che affonda le sue radici nella Trinità, ma che ha la sua concretezza storica in un popolo pellegrino ed evangelizzatore, che trascende sempre ogni pur necessaria espressione istituzionale”. Qui c’è l’invito del Papa a soffermarci su questo modo di intendere la Chiesa e il Relatore aggiunge che sarebbe anche opportuno parlare di laici, di laicato, di uomini e di donne.

Il Concilio Vaticano II ha rilanciato l’evangelizzazione in quanto tale; dal Concilio in poi e fino ai nostri anni, di evangelizzazione si è parlato in molti e diversi modi, ma forse c’è ancora da mettere in atto la sua centralità, in una visione d’insieme, senza cedere, come spesso avviene, allo status quo, a “quel mondo religioso che fa da involucro ad una fede tradizionale e scontata, mentre questa andrebbe ricercata, vissuta, condivisa e testimoniata in maniera spoglia per quello che è: appunto come fede!”. Una “Chiesa in uscita” deve imparare a vivere la condizione di chi è nel mondo senza essere “del”mondo, da una parte imitando l’abbassamento del Verbo Incarnato – la riforma sempre rinnovata-, dall’altra facendosi annuncio della salvezza per il mondo – la missione -..Questo processo di trasformazione è sempre attivo come evento divino e umano, che cresce e si dilata come lievito nella massa, come piccolo seme che muore per portare frutto e diventare un grande albero su cui gli uccelli (tutti i popoli) possono appoggiarsi. “La Chiesa in uscita accetta di essere sempre da riformare e nello stesso tempo diventa voce che annunzia pubblicamente il Vangelo. I modi di esercitare questa missione sono tanti; anche se alcune culture sono state strettamente legate alla predicazione del Vangelo e allo sviluppo di un pensiero cristiano, bisogna ricordare che il Messaggio, per quanto inculturato, possiede sempre una sua irriducibilità e non si identifica con alcuna cultura, quindi - insiste il nostro Relatore- deve essere proclamato con meno glosse possibili.

Questo compito primario, “predicare il Vangelo”, compete a tutti i cristiani e a ciascun membro del Popolo di Dio che, in virtù del Battesimo, è diventato discepolo-missionario. L’appello di Papa Francesco è diretto e caloroso:”Ogni cristiano è missionario nella misura in cui si è incontrato con l’amore di Dio in Cristo Gesù; non diciamo più che siamo discepoli e missionari, ma che siamo sempre ‘discepoli-missionari’”. Senza dimenticare che la “predicazione” del Vangelo si può fare in maniera informale, con parole, gesti, segni innumerevoli, con i vicini e gli sconosciuti, non preoccupandosi delle formule stabilite, ma che l’annuncio penetri e s’incarni nelle culture e nelle persone con cui si incontra. Questo è il compito primario dell’evangelizzazione, questa la missione.

Un’ icona del Vangelo di Marco (4,3-14) forse potrebbe simboleggiare la “Chiesa in uscita”: “Ascoltate! Il seminatore uscì a seminare… Il seminatore semina la Parola…”. Dove la “predicazione” nelle sue innumerevoli forme è semplicemente, incessantemente una seminagione.

Con questa parabola p. Alberto conclude il suo discorso, tutto dipanato con il filo d’oro evangelico che l’Esortazione Apostolica di Papa Francesco ha intessuto nel suo svolgimento.                                                                                                   

                                                                                              

Domenica Bifoli 

 

*L’Associazione di volontariato “Gruppo Piccapietra” ha lo scopo di svolgere un servizio nei confronti di coloro che vogliono impegnarsi a conoscere e approfondire la realtà del tempo in cui è dato loro di vivere e operare, e con questa realtà vogliono confrontarsi, alla luce sia della Parola di Dio e della fede cristiana, sia dei valori civili cui si ispira.

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