Koinonia Aprile 2017


oCOSA SIGNIFICA EVANGELO?

 

«Per la libertà dell’Evangelo»! Con ciò vogliamo dire: di questo si tratta, è a questo che oggi bisogna credere; è questo che oggi ci è comandato di professare: la libertà dell’Evangelo! È in gioco l’Evangelo. Noi ci chiamiamo comunità evangelica, vale a dire una comunità convocata dall’Evangelo e che intorno all’Evangelo si raccoglie. Cosa significa Evangelo? Devo dirlo ancora espressamente? Sì, - e non è una vergogna che lo si debba continuare a dire espressamente. Poiché, il fatto che ci sia, l’Evangelo, continua a essere qualcosa di tale inaudita grandezza e novità, che non può essere diversamente: tutti noi dobbiamo continuare a ripetercelo. - Posso cercare di dire come lo intendo io: l’Evangelo è un messaggio che è stato indirizzato a noi, che a noi si indirizza e vuole continuare a indirizzarsi a noi. Esso annuncia: noi uomini non siamo soli. Non siamo abbandonati al nostro destino. Non siamo abbandonati ai nostri simili buoni e cattivi. Non siamo abbandonati neppure alla morte che tutti noi attende. E soprattutto non siamo abbandonati a noi stessi, né alle nostre buone qualità né a quelle cattive, né alle nostre virtù né ai nostri errori, né alla nostra propria saggezza, né alla nostra propria stupidità. Abbiamo invece un Signore e questo Signore si fa garante per noi, poiché noi gli apparteniamo. Come un uomo ricco dà garanzia per un uomo povero poiché questi è suo fratello. E noi apparteniamo a questo Signore perché egli dà garanzia per noi, perché la nostra causa è in buone mani presso di lui per il tempo e l’eternità. Questo nostro Signore ha messo in ordine per noi tutto ciò che ci riguarda e può riguardarci. Non c’è alcuna preoccupazione di cui non ci abbia esentato in anticipo, non c’è alcun peccato per il quale non ci sia già, presso di lui, il perdono. Non c’è caparbietà e vanità che dinanzi a lui non sia condannata a priori nella sua stoltezza. Non vi è fardello che lui non abbia a lungo sopportato e portato via da un pezzo. È questo che ci conforta, avere questo Signore: la nostra consolazione, la nostra gioia, il nostro aiuto, la nostra guida per la vita nei buoni e nei cattivi giorni. Chi è questo Signore? Rispondo con il canto oggi molto (forse fin troppo) cantato: «Chiedi chi sia? Si chiama Gesù Cristo, il Signore degli eserciti, e non c’è altro Dio, egli deve rimanere padrone del campo». Dunque il Signore si chiama Gesù Cristo. Ma Gesù Cristo significa: Dio per noi uomini e con noi uomini. Questo significa credere nell’Evangelo: accogliere questo messaggio, il messaggio che Dio è per noi e con noi, considerare questo Signore il nostro Signore.

È in gioco però la libertà dell’Evangelo. Non si intende con ciò che gli uomini sono liberi o vorrebbero esserlo. Bensì si intende questo: l’Evangelo stesso è libero e vuole e deve rimanere libero ed essere inteso come libero Evangelo. Che vuol dire? Soprattutto questo: dobbiamo capire che l’Evangelo è un messaggio che giunge a noi senza che noi possiamo giungere a esso. Quello che abbiamo appunto udito come contenuto dell’Evangelo nessun uomo può dirselo da solo, noi possiamo soltanto farcelo dire. Nessun uomo può scoprirlo per conto suo nella natura o nella storia o nel patrimonio della sua esperienza di vita: che Dio è per noi e con noi. Bensì va udito nella libertà con cui Dio stesso ha proferito la sua Parola agli uomini e vuole continuare a proferirla. Non l’ha proferita sempre e dovunque, ma in un preciso tempo e luogo: ai profeti dell’antico e agli apostoli del nuovo Testamento, che a loro volta ci rendono ora testimonianza della sua Parola. Dai tempi del catechismo per la vostra Confirmatio voi conoscete il passo di Lutero: Io credo di non poter credere in Gesù Cristo mio Signore, di non poter giungere a Lui, in base alla mia ragione o con le mie forze, ma è lo Spirito Santo che mi ha chiamato mediante l’Evangelo...

 

Karl Barth

Per la libertà dell’evangelo (Castelvecchi, 2013) pp.15-18

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