Koinonia Marzo 2017


Da Alberto Di Dio (Firenze)

 

Credo di fare cosa gradita inviando la Lettera pastorale del Vescovo dell’Anatolia, p. Paolo Bizzeti in occasione della Quaresima. Le sue riflessioni, che riprendono quelle di papa Francesco, ci interpellano tutti. Buona Quaresima!

 

Lettera pastorale del Vescovo Paolo Bizzeti

per la Quaresima 2017

 

Cari tutti

condivido con voi la lettera pastorale della Quaresima che ho pensato per il Vicariato di Anatolia.

Partendo dalla lettera di S.S. Papa Francesco, offro uno strumento per un tempo di riflessione personale e comunitario.

Buona Quaresima.

+ Paolo

 

Come ogni anno, il Papa invia a tutti cristiani del mondo – e quindi anche ciascuno di noi! – una lettera per aiutarci a vivere bene il tempo speciale della Quaresima.

Perché è necessario un tempo speciale come la Quaresima?

Perché il Mistero Pasquale non è per niente facile da ricevere come un dono. Spesso la celebrazione della Pasqua non cambia la nostra vita, non ci dà una gioia profonda e, passate le liturgie della settimana santa, tutto ritorna come prima. Non basta dire “Gesù è risorto”! Infatti i Vangeli parlano pochissimo della resurrezione e molto della Passione e morte. La Pasqua di Gesù è un mistero di Amore che rivela il peccato degli uomini e il modo con cui Lui lo ha vinto. La Sua via passa attraverso la croce e la sconfitta, addirittura attraverso la morte: questo per noi è difficile da comprendere. Le vie di Dio e il Suo modo di affrontare il male, infatti, sono molto diversi dai nostri (Isaia 55,8)!

Il Papa quindi ci aiuta ad entrare nel cammino quaresimale perché possiamo entrare nella gioia piena della Pasqua. È un cammino che comporta un cambiamento nel modo di sentire, di pensare, di vivere. Richiede “conversione”. Il Papa dice che in Quaresima dobbiamo praticare tre vie: il digiuno, la preghiera e l’elemosina. «Alla base di tutto però c’è la Parola di Dio, che in questo tempo siamo invitati ad ascoltare e meditare con maggiore assiduità».

Il Papa ci propone la celebre parabola di un «uomo ricco e del povero Lazzaro» (Luca 16,19-31).

Ecco alcuni aspetti importanti che ci suggerisce, a cui ho aggiunto alcune mie riflessioni:

- la vita del povero viene descritta in modo dettagliato: si trova in una condizione disperata, non ha la forza di risollevarsi, giace alla porta del ricco, mangia le briciole che cadono dalla sua tavola, ha piaghe in tutto il corpo e i cani vengono a leccarle. Il quadro dunque è cupo, e l’uomo degradato e umiliato. Il suo nome è Lazzaro, che significa «Dio aiuta»: ma Dio non lo sta aiutando per niente! Quindi è un uomo la cui fede in Dio è seriamente messa alla prova.

- Sembra infatti che Dio stia dalla parte del ricco e che gli dia tante benedizioni! Nella mentalità antica e moderna infatti, chi ha successo e denaro viene considerato un benedetto da Dio. Invece la verità è diversa: il denaro - dice il Papa - è «uno strumento per compiere il bene ed esercitare la solidarietà con gli altri»; se usato solo per se stessi e per i parenti «ci schiavizza e ostacola la pace. Il frutto dell’attaccamento al denaro è dunque una sorta di cecità: il ricco non vede il povero affamato, piagato e prostrato nella sua umiliazione». «Il Vangelo è netto nel condannare l’amore per il denaro: «Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza» (Mt 6,24).

- Il ricco non ha nome: forse l’intenzione di Luca è che ciascuno di noi ci metta il proprio nome!

- La morte rivela finalmente la verità: Lazzaro è benedetto mentre il ricco è lontano da Dio e patisce.

 

Ma il ricco si ostina nel suo modo di vivere e adesso vorrebbe che Lazzaro gli facesse da servo portandogli dell’acqua: è proprio un uomo incentrato su se stesso e sui suoi bisogni!

- Soprattutto il ricco rivela il suo vero peccato: la superbia, il voler avere sempre l’ultima parola, il credere di saperla tanto lunga. Da vivo, credeva di sapere che il suo bene erano i soldi e ignorava la legge di Dio e i poveri. Da morto, vuole insegnare ad Abramo (cioè a Dio) cosa deve fare con i suoi fratelli: infatti chiede ad Abramo di mandare Lazzaro – di nuovo deve fargli da servo!!! – da loro per ammonirli. Ma Abramo risponde: «Hanno Mosè e i profeti – cioè le Sacre Scritture – ; ascoltino loro». Di nuovo il ricco vuole insegnare ad Abramo (!!!): «No, padre Abramo, se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno». Ma Abramo risponde in modo forte e chiaro: «Se non ascoltano Mosè e i profeti non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti».

 

Domande per la meditazione personale:

· Mi rendo conto che sono un privilegiato? Vedo il dramma della povertà di tante persone nel mondo?

· Quale posto ha l’ascolto della Parola di Dio nella mia vita quotidiana?

· Sono disposto a lasciarmi educare dalla Bibbia, dalle vite dei Santi, dal Papa …?

· Ho sempre la risposta pronta per salvarmi o mi lascio mettere in crisi dal Vangelo?

· Penso che se mi capitasse di vedere un miracolo avrei una fede più forte? Penso che se incontrassi Cristo vivo in carne ed ossa, sarei un cristiano migliore? Se è così, allora sono il ricco della parabola!

· Aspetto di vedere Cristo o comincio a pregare oggi il Vangelo in modo da vedere Cristo nei poveri, come ci insegna Matteo 25,31-46?

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