Koinonia Febbraio 2017


Le nostre letture

 

TRE RECENSIONI PIÙ UNA

 

Ho ricevuto in queste settimane tre libri-intervista di amici a cui aggiungo il libro di una teologa femminista che mi piace suggerire ai lettori maschi.

L’intervista a Giovanni Cereti, uscita nel 2015, rivela un uomo di religione deliberatamente dedito alla “sua” Chiesa, che fin da giovane ha voluto “essere prete per essere al servizio delle persone nella chiesa di Dio e basta”. Dagli anni del seminario (“anni di una forte regressione”, con il card. Siri che rassicurava i seminaristi che le code di 12 metri dei cardinali, tagliate da Pio XII, sarebbero tornate) fino al Vaticano II, il rinnovamento è stato presentito, accolto e attuato da Cereti soprattutto nei settori di impegno teologico più congeniali: l’ecumenismo, la pace (e le religioni per la pace), la povertà, la sinodalità (“anche a livello universale”), la sessualità e il matrimonio, la moralità della vita sociale (compresi il pagamento delle tasse e l’unità dell’Europa), con la consapevolezza che la chiesa deve “guardare alla trave che esiste nel suo occhio”. La Chiesa è soprattutto comunione, non legge senza misericordia e senza attenzione allo sviluppo evolutivo della società. Le ricerche di Cereti sul matrimonio e sul divorzio, che gli costarono l’emarginazione dalla “carriera”, oggi appaiono profetiche. Il giornalista intervistatore ha scavato nella visione della fede incarnata, sui dubbi, sulle modalità di realizzazione dei principi cristiani, ma don Giovanni non ha mai sentito divorzio tra la teologia e la vita: è un uomo affettuoso che crede che “la spiritualità cristiana sia fatta di tenerezza, di benevolenza, di comprensione nei confronti di tutti”.

Alla sola esperienza ebraica fa riferimento l’intervista a Bruno Segre, una bella - e ben nota - figura di ebreo laico e credente. Amico dell’ecumenismo, sa donare la testimonianza di un’ebraicità disponibile al dialogo interreligioso tra ebrei e cristiani, rimasto troppo limitato al livello elitario tra teologia e biblistica. Bruno appartiene alla generazione che ha imparato di essere ebrea quando fu esclusa dalle scuole. Suo padre morì ancora giovane, stupito che essere ebreo potesse ledere i suoi diritti di italiano; la madre dovette assumersi l’onere della famiglia, trovare un’occupazione e affrontare le pene dei trasferimenti e dei nascondimenti durante la guerra e le persecuzioni. Oggi Bruno rievoca la propria vita da laico incapace di odio, che da giovane era entusiasta dell’Israele dei kibbutz, ma anche critico, quando avvertì la crescita del sionismo nazionalista e dei governi via via più ostili a qualunque soluzione pacificai della questione palestinese. Dopo la guerra dei sei giorni e dopo il declino del partito socialista e le vittorie del Likud, le domande incalzano Bruno a raccontare la continuità della repressione sui palestinesi, l’allargamento degli insediamenti dei coloni, la crescita degli “iperortodossi”, fino alla politica di Netanyahu pervicace nonostante l’Onu. Segre non si conforma; già con la rivista Keshet  aveva cercato di far capire che gli ebrei sono “al centro del villaggio globale” allo stesso modo dei cristiani e dei musulmani, mentre “il mix di nazionalismo e ortodossia religiosa” predicato dai rabbini  rappresenta un grave pericolo. L’aspirazione alla pace, proclamata da tutte le Scritture e vantaggiosa per gli interessi reali di tutti gli umani, per la quale fu compagno a Nevè Shalom di Bruno Hussar, gli dà ancora il coraggio della libera critica e l’ottimismo per continuare l’impegno.

Ultimo, ma, come si dice, non ultimo, il “Vescovo mancino”. Luigi Bettazzi, che tutti conoscono come uomo libero e testimone di pace, ha sempre avuto a cuore il rinnovamento della sua Chiesa. Nato “mancino”, derivò dall’aggettivo una risposta ironica a chi lo accusava di essere “di sinistra”. La Meridiana ha pubblicato contestualmente  un’altra intervista dedicata soprattutto al Concilio, l’impegno più forte del vescovo italiano più giovane che fu partecipe di  quell’evento ed è anche il più fedele nel diffonderne la conoscenza. Bettazzi, noto anche per le sue lettere aperte ai politici e, in particolare, al segretario del partito comunista, racconta le accuse ideologiche, le polemiche sull’interpretazione dei valori cristiani, “la presunzione dei benpensanti (che) ha voluto squalificare la tensione alla giustizia, all’uguaglianza e alla solidarietà come di sinistra”, ma anche l’importanza della virata data alla Chiesa da Giovanni XXIII. A conferma dell’autenticità della fede: “quelli che hanno sfamato, vestito, ospitato,curato e consolato i fratelli in difficoltà” saranno accolti in cielo alla destra del Padre, ma “qui sotto, da noi, erano alla nostra sinistra”. La narrazione comprende le vicende della Presidenza di Pax Christi che lo ha portato dove la giustizia e la pace erano in pericolo e le dittature impedivano la libertà, mentre l’Occidente democratico privilegiava gli interessi petroliferi e il mercato delle armi. Una lunga storia, questa di un episcopato ancor oggi vissuto come esperienza dell’ansia di conoscenza e di pace che è stata del Maestro.

 

Adriana Valerio  insegna storia del Cristianesimo e delle Chiese alla Federico II di Napoli, è teologa femminista e ha scritto un nuovo libro che vale la pena di approfondire, perché verte sul “potere delle donne nella Chiesa”. Le donne già nel nome di Dio avvertono lo scarto che esclude la loro cultura: è maschio, onnipotente e padre. Non riesce ad essere il “totalmente Altro, indefinibile e presente” che pure è il riferimento interiorizzato da tutti. Etty Hillesum ad Auschwitz lo sentì fragile, bisognoso di essere aiutato. Al contrario il potere degli uomini, anche se sempre più contestato, parte dalla discriminazione nei confronti delle donne e finisce consacrato dagli stessi uomini di dio. Non sono mancate donne che hanno avuto rapporto con il potere: mistiche, profete, politiche, guerriere, sante, monache, laiche, intellettuali, teologhe. Se mantenevano l’autonomia del genere, difficilmente lasciavano memoria, mentre le omologate, complici del modello che non rinuncia al dominio, hanno dimostrato che la parità è solo apparenza. “Nemmeno la figura di Maria, mediatrice per eccellenza, conferisce potere alle donne”. Infatti Maria, come suo figlio, ha un’altra idea del potere.

 

Giancarla Codrignani

 

Sergio Bocchini, Un vescovo mancino, Bologna, EDB, 2016

Domenico Budaci, Il Concilio liberato, Molfetta, La Meridiana, 2016

Giovanni Cereti (intervistatore Luigi Conte), Per un rinnovamento della Chiesa, Venezia, Marcianum Press, 2015

Bruno Segre (a cura di Alberto Saibene), Che razza di ebreo sono io, Bellinzona, Casagrande, 2016

Adriana Valerio, Il potere delle donne nella Chiesa, Giuditta, Chiara e le altre, Laterza, 2016

 

.