Koinonia Gennaio 2017


IL MIO INCONTRO CON LUCIANO MARTINI

 

Sono stata doppiamente allieva di Luciano Martini: da ragazza come studentessa e poi laureanda presso la cattedra di Storia della Chiesa dell’Università di Firenze; da adulta in quanto frequentante il corso di magistero in Scienze religiose presso l’ISSR Ippolito Galantini, dove egli aveva iniziato a insegnare dall’anno accademico 1993/1994. Anche in questa seconda esperienza Martini, oltre a tenere seminari a cui ho partecipato,  ha seguito il mio lavoro di tesi finale.

Sono state due esperienze molto diverse, per i percorsi culturali nel frattempo seguiti da ognuno, ma soprattutto per la mia differente maturità: all’altezza della seconda erano almeno in parte superate le incertezze sofferte nel corso della precedente, la tesi era stata pubblicata e a quella erano seguiti altri studi, editi come saggi o monografie1, che rendevano la prova successiva una produzione più distesa e finalizzata a una ulteriore pubblicazione, come da Luciano espressamente auspicato e come di fatto sarebbe poi avvenuto2.

A Martini devo in primo luogo la scelta dell’argomento della mia tesi alla facoltà statale, scelta molto importante, forse cruciale per la successiva prosecuzione del mio lavoro. A me, che nell’entusiasmo dell’impegno sociale degli anni Settanta chiedevo una tesi sulle ACLI, egli propose – ricordandomi che era stato da non molto concluso l’ampio lavoro di Maria Cristina Sermanni su quel movimento3 – lo studio di don Primo Mazzolari, in particolare lo svolgimento di una ricerca sul suo quindicinale «Adesso».

La proposta nasceva dai miei interessi, da Luciano conosciuti e condivisi, per le problematiche ecclesiali e sociali allora molto dibattute: egli, presentandomi la figura del parroco di Bozzolo, di cui allora si incominciava a scrivere, metteva in luce la sua sensibilità per tante questioni che sarebbero state poi poste all’ordine del giorno nel Concilio Vaticano II e il suo valore esemplare per coloro che, nella Chiesa del tempo, chiedevano percorsi di riforma e rinnovamento. Era un suggerimento che coglieva esplicitamente la sintonia che avrei potuto stabilire con la ricerca in corso, ma nello stesso tempo raccomandava, o meglio, esigeva, uno sguardo storiograficamente rigoroso.

L’invito immediatamente successivo era quello di leggere molto, moltissimo: assai ampia era la bibliografia suggerita sul periodo storico, totale sul personaggio – nel senso di tutto ciò che era stato scritto su Mazzolari – e il più possibile completa anche su quanto egli stesso aveva scritto.

Individuato l’oggetto del lavoro, Luciano suggeriva varie piste di approfondimento, diverse possibilità di percorso ma era poi lasciata a me studentessa la scelta più consona alla mia sensibilità e alle mie preferenze di studio. Una libertà che poteva spiazzare – e in effetti spiazzò - chi come me non possedeva ancora sufficienti elementi di orientamento ma che delineava insieme un rispetto profondo per i doni individuali e per i tempi e i ritmi di lavoro di ognuno.

Infinita era poi la pazienza e la disponibilità a ripetuti dialoghi, nuove calibrature di analisi e giudizi, rinnovato il suo impegno a letture e riletture dei testi consegnati.

Mi ricordo in particolare alcune sue espressioni – «slargare l’orizzonte», «distanziarsi dal personaggio» – che si distendevano poi in indicazioni preziose: ampliare il rapporto della vicenda individuale con il quadro generale, far interagire il personaggio con le esperienze coeve, seguirne il percorso evidenziandone le articolazioni, non accontentarsi mai dei giudizi maturati in prima istanza, rifuggire dalle semplificazioni e dalle riduzioni ideologizzanti.

Sia nella prima che nella seconda esperienza il suo insegnamento raccomandava di prendere in considerazione anche altro, di tenere conto della molteplicità dei fattori in gioco, di nutrire quello sguardo critico e complesso sulla realtà poi rintracciabile, oltre che nella sua bibliografia, nell’intervista curata da Massimo Cappitti4.

Non sembrava mai completamente soddisfatto di nessun testo prodotto, anche se candidato al massimo dei voti e alla lode: in ognuno vedeva elementi di debolezza e possibilità di approfondimento, sebbene ne dichiarasse l’opportunità di chiusura in vista dell’obiettivo prefissato, ovvero la conclusione dei corsi di studio. Valutazione questa non sempre gratificante per un laureando – soprattutto giovane – ma estremamente fruttuosa sul piano dell’apprendimento del senso del limite, della parzialità e della perfettibilità di ogni produzione.

L’ultima esperienza è stata vissuta in una dimensione ormai quasi amicale: ricordo con che gioia andavo a confrontarmi con lui sulla mia ricerca, lo studio sul carteggio scambiato tra Mazzolari e sorella Maria dell’eremo di Campello, che poi Luciano mi avrebbe spinto a pubblicare, offrendomi molteplici consigli per riuscire a ottenere un consenso che in un primo momento si mostrava difficile da parte degli eredi spirituali.

Il dialogo sul lavoro da fare diventava scambio spesso vivace - per quanto fortemente asimmetrico per la sua straordinaria ricchezza di pensiero e di riferimenti -, fondato su comuni passioni e talvolta differenti letture della contemporaneità ecclesiale, sociale e politica (ricordo in particolare la distanza sull’analisi del pontificato di Giovanni Paolo II): una festa dell’intelligenza da cui uscivo arricchita di nuove domande e della capacità di intravedere l’altro che egli suggeriva.

Senso critico e anche autocritico, non di rado espressi con ironia pungente, erano tratti emergenti della personalità di Martini docente: tuttavia porti con una particolare mitezza del dire che si intuiva corrispondere a una vera mitezza del cuore, comunicati con una disposizione calda che faceva sentire accolti, ospitati da una persona dotata di una vasta profonda umanità.

 

Mariangela Maraviglia

 

1Per le edizioni in volume: M. Maraviglia, Chiesa e storia in «Adesso», Edizioni Dehoniane, Bologna 1991; Ead., Achille Grandi. Fra lotte operaie e testimonianza cristiana, Morcelliana, Brescia 1994; Ead. (a cura di), ACLI. Cinquant’anni di presenza nella Chiesa e nella società italiana, San Paolo, Cinisello Balsamo 1996; Ead., Primo Mazzolari. Nella storia del Novecento, Studium, Roma 2000.

2Sorella Maria di Campello, Primo Mazzolari, L’ineffabile fraternità. Carteggio (1925-1959), Introduzione e note a cura di M. Maraviglia, prefazione di E. Bianchi, Qiqajon, Magnano 2007.

3M. C. Sermanni, Le ACLI: dal ruolo formativo all’impegno politico-sindicale (1944- 1961), Ead., Edizioni Dehoniane, Napoli 1978; Ead., Le ACLI alla prova della politica (1961-1972), Edizioni Dehoniane, Napoli 1986.

4Esperienza di fede e dimensione ecclesiale. Intervista autobiografica a cura di Massimo Cappitti, in L. Martini, Chiesa e cultura cattolica a Firenze nel Novecento, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2009, pp. 435-483.

.