Koinonia Gennaio 2017


DISCORSO DEL SINDACO GIORGIO LA PIRA

IN OCCASIONE DELLA CONFERENZA DI PADRE YVES CONGAR OP

SU “IL SENSO DELLA STORA E L’UNITÀ DELLA CHIESA”

 

Caro Padre Congar,

poche parole per ringraziarLa, prima, dal fondo del cuore per essere venuto a Firenze: un altro anello della preziosa catena teologica - teologia della storia! - con la quale abbiamo cercato di rinsaldare, per così dire, in questi ultimi tempi, in Palazzo Vecchio, la cittadella di Firenze!

Padre Féret, Padre Daniélou, Padre Balducci, Padre Congar: tante lampade di un solo candelabro destinato a dare luce intorno al massimo problema del mondo: quello del «segno» della storia del mondo!

Perché - caro Padre Congar - Le abbiamo indicato questo tema: che la storia del mondo ha una sola, fondamentale, direzione: quella che il Signore ha indicato nella sua preghiera finale: cioè l’unità della Chiesa e, in conseguenza, l’unità la pace e la illuminazione del mondo

La storia è, appunto, avviata verso un’epoca caratterizzata dall’unità della Chiesa e dalla unità, dalla pace e dalla illuminazione dei popoli e delle nazioni di tutta la terra.

Epoca di primavera storica: epoca in cui la profezia dei grandi profeti di Israele (Isaia, Michea, Geremia, Ezechiele) e dell’Antico e del Nuovo Testamento (Davide, Isaia, Michea, Geremia, Ezechiele; il vecchio Simeone; San Giovanni) si trascrive nella realtà storica: diventa storia!

Epoca di fioritura della pace fra tutte le nazioni; epoca di fioritura della grazia e della Chiesa in tutti i popoli (Israele e le nazioni); epoca di fioritura, nella civiltà, nel progresso e nella bellezza, di tutta la terra nell’intiero contesto del cosmo!

Ecco, il posto verso il quale è avviata questa nave spaziale - che è la terra - nella quale sono imbarcati, per tutti i secoli, i popoli e le nazioni di tutta la terra!

Questa «tesi fiorentina», caro Padre Congar – è la tesi che ci ha fatto luce e ci fa luce nella nostra azione… E che non si tratti di una tesi illusoria, ma di una tesi che risulta dai fatti, lo documenta una serie di «segni» tratti dalla storia presente del mondo.

Quali questi segni?

A) il Concilio Vaticano II, cos’è, nel suo fondo? Quale «intenzione divina» fondamentale realizza?  È evidente: l’unità della Chiesa e, di riflesso, l’unità, la pace e l’illuminazione delle nazioni (Ecclesia Christi, lumen gentium).

Chi poteva immaginare - appena alcuni anni or sono - ad un evento di queste eccezionali dimensioni storiche? Eppure, eccolo fiorito questo evento: fiorito, come fioriranno gli alberi a primavera: esso è il segno rivelatore più marcato e lo strumento costruttore più efficace di questa epoca nuova, millenaria, della Chiesa e del mondo: rivela le intenzioni profonde di Cristo sulla Chiesa e sui popoli: e, cioè, l’unità, la pace e l’illuminazione del mondo intiero!

Non solo, perciò, l’unità della Chiesa viene posta, diciamo così, in irresistibile movimento per effetto del Concilio; è l’unità stessa e la pace medesima dei popoli di tutta la terra che il Concilio «pone in movimento» ed in certo senso, a suo modo realizza!

Perché la pace del mondo viene: si può asserirlo quasi con totale certezza («effonderò un fiume di pace!»): ed alla sua venuta coopera in modo davvero decisivo - come autentica causa efficiente! - Giovanni XXIII ed il Concilio Vaticano II.

Dicendo queste cose non diciamo cose astratte; ci riferiamo a cose concrete: ad atti essenziali che si sono verificati e che si stanno verificando per l’edificazione della pace fra i popoli!

B) L’impossibilità «fisica» della guerra e la «inevitabilità» della pace: per la prima volta nella storia della Chiesa e dell’umanità la guerra è sradicata (altrimenti c’è la distruzione del mondo!) dal suolo della terra e dalla storia dei popoli e delle nazioni!

Non è questo un fatto davvero «miracoloso»? Un segno inequivocabile della nuova stagione storica nella quale siamo entrati? Un segno inequivocabile della «intuizione» che il Padre Celeste, che il Signore Gesù, che lo Spirito Santo vuole realizzare nella Chiesa e nel mondo (venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in Cielo così in terra!)?

Se si rileggono oggi, con occhio chiaro, i testi di Isaia (e dei profeti della speranza) ed i testi di San Giovanni, si vede - malgrado tutto - come in trasparenza l’epoca nostra: l’epoca della pace fra le nazioni; l’epoca della trasformazione delle spade in aratri; l’epoca della fioritura e della «abbondanza» della terra, generosa alimentatrice dell’intiera famiglia degli uomini (nel duemila saremo in sei miliardi ad abitare la terra).

 

C) I segni di questa pace che viene, di questa fioritura che si annunzia, non mancano davvero: la pace di Cuba! La pace di Algeria (segno precorritore della pace d’Israele e di Ismaele; Israele in pace in Palestina è uno dei segni essenziali dell’epoca!); le conquiste spaziali; gli immensi progressi della tecnica; l’unità sempre più organica in tutti i tessuti che uniscono gli uni agli altri i popoli ed i continenti (tessuti tecnici, scientifici, economici, sociali, culturali, politici ed anche religiosi).

 

… E mi si permetta di fare questa domanda (il Sindaco di Firenze non può non riflettere sui «fatti» di Firenze visti nella prospettiva delle «intenzioni» di Dio, di Cristo, Re di Firenze, in ordine alla storia presente del mondo!) - fra i «segni dei tempi» non va pure indicata, in certo modo ed in certa misura, anche l’azione fiorentina di questi ultimi 10 anni? L’azione, cioè che Firenze ha svolto - spes contra spem! - in una duplice convergente direzione: l’unità della Chiesa e la pace delle nazioni!

Questa azione - tanto «contemporanea» e tanto «congeniale» alla presente epoca del mondo - non è essa pure un caratteristico «segno dei tempi»? Azioni di raggio così vasto  non possono essere attribuite all’azione di Tizio o di Caio: appartengono ad una «intenzione» e ad un disegno e ad una efficacia creatrice che hanno, in certo senso, nel Signore la loro causa prima! «Getta le reti». «Sarò con voi tutti i giorni sino alla consumazione dei secoli».

L’azione fiorentina, per essere compresa, va vista nella luce di questa «presenza»; nel contesto di queste reti con le quali il Signore sta avvolgendo tutti i popoli e tutte le nazioni per farli fiorire alla sua grazia e per fare di essi una sola Chiesa, un solo ovile ed una casa sola!

Tutta la storia di Firenze, del resto - come Savonarola aveva così chiaramente intuito - va vista in questa prospettiva, va vista in questa finalità: Dio l’ha suscitata e l’ha costruita per questo: - per essere, nel corso dei secoli, strumento prezioso per cooperare all’edificazione dell’unità, della pace e della bellezza della Chiesa e delle nazioni: fundatur exultatione universae terrae mons Sion (dai Salmi), ad aedificationem corporis Christi (S. Paolo). Dio prepara nella storia del passato la storia del presente e quella dell’avvenire!

Ecco come noi vediamo l’azione fiorentina di questi anni: come un «segno dei tempi» come un segno di questa primavera storica che prepara l’estate storica della Chiesa e del mondo: come un’azione rivolta - nel disegno del Signore! - a cooperare alla edificazione della nuova casa, pacificata e bella, nella quale deve essere ospitata la nuova famiglia dei popoli!

«Un villaggio nuovo attorno alla fontana antica» come ha detto Giovanni XXIII.

 

Appunto sotto la guida di questo finalismo e di questa luce della «vocazione» e del servizio di Firenze nella storia presente della Chiesa e dei popoli, sono state concepite ed attuate le recenti «iniziative teologiche» di Palazzo Vecchio: specie quelle relative al Concilio (dall’edizione della bolla d’unione inviata a tutti i Vescovi ed a tutte le guide religiose e politiche del mondo) culminate nelle tre grandi conferenze sul «senso della storia» tenute alla fine del settembre scorso dai Padri Féret, Daniélou, Balducci e ora integrate, per così dire, dalla Sua conferenza, caro Padre Congar, sul «senso della storia ed unità della Chiesa».

Non ci fermeremo qui: con l’aiuto del Signore, Firenze continuerà a svolgere la sua azione: una azione che ha finalità ogni giorno più precisate e strutture ogni giorno più definite. Essa mira, infatti, per un verso ad essere strumento sempre più affinato per collaborare alla edificazione della unità della Chiesa e dell’unità e della pace delle nazioni (di Israele e delle nazioni!); per l’altro verso, ad essere una azione cui dia orientamento sempre più chiaro una grande luce teologica: una luce proiettata, per illuminarla, su questa eccezionale svolta della storia del mondo! Una azione cui possono in qualche modo essere applicati i versi di Rostand (da Lei, Padre Congar, citati): bisogna quando è notte credere alla luce: e bisogna costringere l’aurora a venire!

 

Giorgio La Pira

Palazzo Vecchio, 20 gennaio 1963

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