Koinonia Gennaio 2017


Ildegarda di Bingen,

parola ascoltata e destabilizzante*

 

Le Visioni di Ildegarda di Bingen, recentemente pubblicate a cura di Anna Maria Sciacca presso Castelvecchi…, ahimè, la filosofia ritorna astratta e distante dalla realtà? Cosa ci può spingere a re-interrogare una figura così lontana dai nostri tempi? Donna entrata in convento a cinque anni e che in quel luogo raggiunse una cultura enciclopedica, oltre al titolo di Badessa, riconosciuta come autorità da tutto il mondo coevo (laici ed ecclesiastici, non escluso il Papa).

 Ritengo che uno sguardo non superficiale possa essere utile nella contemporaneità: innanzi tutto Ildegarda è una delle grandi madri del cristianesimo - le mistiche - e tante se ne potrebbero ricordare (Angela da Foligno, Maddalena de’ Pazzi, Margherita Porete, Elisabetta di Schonau), riscoperte nel Novecento dagli studi femministi e da benemerite, consolidate ricerche nazionali e internazionali.

Una infinità di figure è uscita dall’ombra: escluse dalla teologia ufficiale, emarginate da una Chiesa, che reputava le donne senza anima e che spesso le condannava al rogo come streghe, ritenute quali uomini mancati, esse riuscirono tuttavia esercitare una “Parola ascoltata” grazie al loro modo di essere e di pensare. Non solo, ma spesso era parola destabilizzante, provocazioni sovversive in alcune, espressione di inquietudini che allarmavano le istituzioni.

Parola ascoltata perché molte di queste scrittrici riunirono intorno alla loro persona veri e propri cenacoli culturali, scrissero lettere ai potenti del tempo (non escluso il Papa), si adoperarono con pratiche diverse per un rinnovamento della chiesa.

 E tale parola è differente, prismatica, quasi una polifonia ossessiva e disarmonica, esercitata con modalità molteplici, cariche di simbolismi e di metafore; parola che esprime l’intima unione con il proprio corpo: Maddalena de’ Pazzi viveva estasi che duravano quarantotto ore, durante le quali la santa correva per tutto il convento realizzando un “magnifico ballo”. E mi piace ricordare come proprio nel femminismo si sia focalizzata la densità figurativa e linguistica, insita nella ambiguità del corpo, si sia colta la pregnanza e creativa ambivalenza, corpo non riconducibile unicamente né ad una dimensione culturale, né a quella biologica, ma che vive del loro difficile intreccio.

 Parola ascoltata anche nel nostro oggi - in un tempo di crisi, di speranze tradite, di banalizzazioni pseudo ideologiche, di chiusura nel privato (di post-femminismo?) - è la spinta a riprendere lo slancio per realizzare una vera e propria metànoia o per attuare quella parrhesia, di cui parlava Foucault, cioè un taglio dei saperi tradizionali, in vista non solo di conoscenze inedite, ma di una nuova prassi <…>

 

Francesca Brezzi

In http://www.noidonne.org/articolo.php?ID=05590 - 26 Settembre 2016

 

*Il 30 novembre 2016, la Prof.ssa Francesca Brezzi è intervenuta presso la Pontificia Università lateranense per la presentazione del libro di Ildegarda di Bingen Visioni, nella traduzione italiana a cura di Anna Maria Sciacca (Castelvecchi Editore, Roma 2016). Da una sua recensione precedente del volume riprendiamo la prima parte, che fa da apertura a quanto la stessa Anna Maria Sciacca ha voluto dire per noi di Ildegarda di Bingen, donandoci il suo lavoro.

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