8 dicembre 2019 - Immacolata Concezione della B. Vergine Maria

 

Antonello da Messina: Annunciata di Palermo (1476)

PRIMA LETTURA (Genesi 3,9-15.20)

 [Dopo che l'uomo ebbe mangiato del frutto dell'albero,] il Signore Dio lo chiamò e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l'uomo: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell'albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».

Allora il Signore Dio disse al serpente:

«Poiché hai fatto questo,

maledetto tu fra tutto il bestiame

e fra tutti gli animali selvatici!

Sul tuo ventre camminerai

e polvere mangerai

per tutti i giorni della tua vita.

Io porrò inimicizia fra te e la donna,

fra la tua stirpe e la sua stirpe:

questa ti schiaccerà la testa

e tu le insidierai il calcagno».

L'uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi.


SALMO RESPONSORIALE (Salmo 97)

RIT: Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie.

Cantate al Signore un canto nuovo,

perché ha compiuto meraviglie.

Gli ha dato vittoria la sua destra

e il suo braccio santo.

 

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,

agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.

Egli si è ricordato del suo amore,

della sua fedeltà alla casa d'Israele.

 

Tutti i confini della terra hanno veduto

la vittoria del nostro Dio.

Acclami il Signore tutta la terra,

gridate, esultate, cantate inni!

 

SECONDA LETTURA (Efesini 1, 3-6.11-12)

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d'amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato. In lui siamo stati fatti anche eredi, predestinati - secondo il progetto di colui che tutto opera secondo la sua volontà - a essere lode della sua gloria, noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo.

 

VANGELO (Luca 1, 26-38)

In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».

A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».

Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei.

 

 

In altre parole

 

 

Il messaggio che arriva da queste parole cade probabilmente su un terreno di precomprensione già coltivato, per cui acquista il significato che abbiamo già in noi, piuttosto che riportarci al significato originario che esso trasmette. Potremmo dire che “piove sul bagnato”!  In altre parole, l’attenzione sembra cioè concentrarsi sul dogma dell’Immacolata, per giustificarlo e per celebrarlo, piuttosto che stimolarci a capire la presenza e il ruolo di Maria nella storia della salvezza e nel mistero della redenzione. L’entusiasmo e il trionfalismo che la circondano rasentano a volte il feticismo, tanto da renderla irrilevante per l’opinione comune!

 

In effetti, non manca la tendenza alla divinizzazione di questa “ragazza” di Nazaret –questo vuol dire la parola vergine o “virgo” – a scapito della sua fede e della sua non comune esistenza terrena. Qualcosa insomma che la rende lontana ed estranea, quindi oggetto di culto e di devozione, più che presenza di sorella e madre nel compimento della volontà di Dio: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre” (Mc 3,34-35). C’è qui tutta la forza dirompente di un manifesto rivoluzionario di un ordine diverso di rapporti!

 

Se poi consideriamo che “colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio” (2Cor 5,21), forse possiamo pensare che, proprio nel compiere la volontà di Dio, la grandezza di Maria sia stata quella di aver vinto la disobbedienza, e cioè  il peccato, prima ancora che quella di esserne esente e preservata come privilegio personale. Se è vero che le parole della genesi prefigurano il suo ruolo di donna, è allora lei che “schiaccerà la testa al serpente che le insidierà il calcagno”: c’è infatti inimicizia e quindi lotta tra il serpente e la donna, e lei ne uscirà vittoriosa. Potremmo pensare anche ad  Apocalisse 12,4, dove si dice che “il drago si pose davanti alla donna che stava per partorire per divorare il bambino appena nato”. Una donna che lotta e che nel “Magnificat” lancia il suo grido di liberazione: magnifica le grandi cose che fa in lei l’Onnipotente, perché santo è il suo Nome!

Ma “la parola divina della predicazione” è troppo compromessa dalle sue espressioni derivate, per essere “accolta non quale parola di uomini, ma, come è veramente, quale parola di Dio, che opera in voi che credete” (1Tsi 2,13). L’immagine di Maria di Antonello da Messina è davvero eloquente in tal senso, in quanto la Parola di Dio opera pienamente in “colei che ha creduto che quanto le è stato detto da parte del Signore avrà compimento” (Lc 1,46). Maria sembra invitarci ad addentrarci nella Scrittura con lei, che “serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19). Certo, se abbiamo bisogno di un modello a cui ispirarci per ascoltare la Parola, non c’è di meglio che il suo esempio, tanto che possiamo accogliere anche il messaggio di questo giorno insieme a lei!

 

Certamente non avrà mancato di meditare la storia delle origini e come sono andate le cose nel rapporto uomo-Dio fin da principio. Un uomo che a causa della sua disobbedienza e con la sua ribellione ad un limite della sua condizione, si ritrova di fatto nudo della sua somiglianza con Dio, e quindi preda della propria vergogna, mentre precedentemente “ambedue erano nudi, l’uomo e la donna, e non ne provavano vergogna” (Gen 2,25), tanto da volersi nascondere, per non ascoltare più la voce che lo interpella: “Dove sei?”. È l’uomo in fuga da Dio, che per non avere il giusto timore di lui fino a sfidarlo, si ritrova ad averne paura ed evitarlo.

 

Ecco allora tentare di far passare la tentazione che gli nasce dal cuore – “dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive” (Mc 7,21) – quale motivo e giustificazione delle sue scelte: alla fine è stata la tentazione ad avere la colpa di tutto. Quella tentazione che di fatto lo taglia fuori del giardino e della conversazione col suo Dio, privo della sua grazia e della sua gloria. È una condizione permanente di inimicizia e di conflitto, che lascia un sottile spiraglio di speranza: e sarà proprio una donna a schiacciare la testa al serpente insidioso che si annida dentro l’uomo. Quando chiediamo di non essere indotti in tentazione o simili, forse ci riferiamo a questa insidia che ci abita!

 

E quando Maria sente che qualcuno la saluta come “piena di grazia” non può non pensare che a questa insidia, come se fosse un complimento ingannevole, una rinnovata tentazione. Il suo turbamento è dovuto a questo sospetto, ma anche al fatto che quanto credeva e sperava in cuor suo su una possibile redenzione d’Israele ora dovesse realizzarsi proprio attraverso di lei: questo dover passare da una possibilità creduta e sognata al coinvolgimento totale in questa opera di salvezza la sconvolge. Come Eva entra in dialogo col suo interlocutore, ma con esiti del tutto diversi: accetta che la potenza dell’Altissimo operi su di lei e alla fine accetta di essere madre di chi “sarà chiamato Figlio di Dio”. A tanto lei si presta con incredibile coraggio, fino a distruggere in sé la disobbedienza originaria e volgerla in compimento totale della parola dell’angelo: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”.

 

È qui tutta la grandezza e la potenza di questa donna, di questa ragazza di Nazaret, che forse non ha bisogno di tanti altri titoli, che la esaltano e la magnificano, ma che oscurano il vero motivo della sua maternità dell’uomo nuovo. Non basterebbe che tutti riuscissimo a sentirla madre in sincerità e semplicità di cuore, al di là di troppe enfasi, sentimentalismi, sdolcinature, mammismi che la rendono inaccettabile ai più, per quanto idolatrata dai pochi? C’è un equilibrio di verità da ritrovare nella stessa pastorale della chiesa, che per esempio ha dato la precedenza liturgica alla festa della Immacolata rispetto alla II Domenica di Avvento, grazie ad una disposizione eccezionale: qualcosa che suona come importanza riconosciuta alla Madonna, ma che la relega di fatto ad evento a se stante.

 

In ogni caso, se vogliamo entrare nel vivo del mistero della redenzione, abbiamo le parole della lettera agli Efesini, che ci dicono come si attua per tutti  la “benedizione spirituale nei cieli in Cristo” e si realizza la scelta “prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù… secondo il progetto di colui che tutto opera secondo la sua volontà”. È il contrappeso alla condizione originaria di peccato e il rivestimento di gloria per l’uomo riportato in Cristo alla dignità di figlio di Dio!

 

Se torniamo a metterci ancora una volta dal punto di vista di Maria, certamente lei si riconoscerebbe in questo disegno come parte attiva, “in Cristo” e “mediante Gesù Cristo”. Sta di fatto che san Paolo non la menziona, e di questo certo lei non si offende. Noi possiamo dire che questa benedizione arriva a noi anche attraverso di lei, e per questo la sentiamo e la vogliamo madre. Ma non al punto di portarla in primo piano e magari far dimenticare da chi – Cristo Signore - e per chi – tutti noi -, questa redenzione avviene, e per la quale bisogna benedire “Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo”. Possiamo allora cantare il salmo 97, che prelude al “Magnificat” della Madre di Dio Maria. (ABS)


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