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L'originale disegno di Renato Scianò fa pensare a Koinonia coinvolta e a servizio di un compito epocale, al di sopra delle sue forze, qual è quello di essere chiesa nella prospettiva del Vaticano II: e questo in tutta precarietà di collocazione pastorale e di risorse, se non quelle umane e di fede. Senza volere, il disegno forse interpreta anche le parole riportate, che fanno da esergo alla prima raccolta di scritti del 1974 (“QUERCETO ANNO ZERO – Senso e limiti di una esperienza”), dopo i primi due anni di cammino, che porterà poi, nel 1976, ad una visione più unitaria con “Una chiesa per i Gentili”.
Queste parole, in verità, sono la prima interpretazione della prospettiva in cui si andava configurando il cammino, che avrà in esse il suo DNA, e che trova ora nel “cammino sinodale” la sua confluenza nell’alveo di una chiesa che dal Vaticano II vuole ripartire, così come strada facendo abbiamo cercato di incarnarla e pensarla: credenti da radunare come Popolo di Dio e comunità che siano però di credenti, in un processo di osmosi tra chiesa ad intra e chiesa ad extra. Oggi a questo proposito si potrebbe tranquillamente parlare in termini di attitudine e ricerca sinodale a 360°.
Gli orientamenti pastorali della Chiesa consentono oggi lo sdoganamento di prassi ritenute non conformi e condannate alla emarginazione e al sospetto, nonostante poi continuassero a vivere per forza di cose. Questo non autorizza nessuno a cantare vittoria, ma semplicemente a dire che se differenza c’è, basterebbe accettare un confronto aperto alla luce dei segni dei tempi non addomesticati e tenendo debitamente conto delle parole molto esplicite di Papa Francesco!



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