(per l'indice cliccare sulla copertina)


Quella di Koinonia, come ci siamo detti, è stata l'esperienza di un cammino sinodale carsico, che le sollecitazioni di Papa Francesco invitano a portare allo scoperto: a gridare dai tetti ciò che è detto nel segreto! Ma è chiaro che uscire dal proprio ambito di esperienza sommersa e passare ad una comunicazione aperta (anche se mai ci siamo nascosti!) espone necessariamente ad incomprensioni e alla solitudine delle scelte e della decisione.
D'altra parte, ci troviamo davanti alla necessità di dare continuità al cammino fatto, che non possiamo rinnegare: per cui si richiede una messa a fuoco dei propri intenti e una precisazione delle linee in cui muoversi allo stato attuale. E si richiede anche da parte di ciascuno di non sentirsi solo destinatario o fruitore di Koinonia, per farsi insieme interpreti di una chiamata sinodale pubblica, che dovrebbe portarci ad essere più che mai espressione viva di una chiesa significativa ad extra e non solo ad intra.
Si deve dire però che, prigionieri di forme pastorali ridotte a tabù - perché “è da sempre così” - non è facile trovare condizioni e spazi per coagulare forze sparse e disponibilità isolate.
Una semplice constatazione ci può orientare: l’esperienza di Koinonia ha voluto essere semplicemente evangelica ed ecclesiale, nei contesti diversi in cui si è ritrovata, una delle tante scelte del dopo Concilio, quando appunto non sono mancate significative esperienze sinodali di base, ma anche di vertice. Per cui basta fare ricorso ad esse e riportarle in primo piano, per sapere a cosa e a chi ricollegarsi per poter proseguire il nostro cammino in buona compagnia. È nostra convinzione che ci sono stati tanti “Padri della Chiesa” nel XX secolo. E ad essi bisognerà tornare, a cominciare da padre M. Pellegrino e dalla sua Lettera pastorale di fine 1971 "Camminare insieme" .



.