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Il Rapporto Censis 2018 è ormai un dato di cronaca dei primi di dicembre, ma la realtà che denuncia continua ad essere quella quotidiana, e verrebbe da dire: “Fermati Italia” in questa corsa verso una ubriacatura di potere fino a capovolgere il vangelo e assicurare che "i poveri non ci saranno più tra di noi": la carta vincente dell'illusionismo e del consenso mediatico non lascia margini a confronti e richiami di carattere costituzionale e porta verso un progressivo e inavvertito sfaldamento dei principi primi di ogni convivenza. Quanto sarebbe importante riprendere la “Pacem in terris” per ricreare una coscienza umana, sociale e politica in cui riconoscersi prima ancora di ogni altro esercizio legittimo o indiscriminato di potere. Ma chi può o deve farsene carico? Bisognerebbe essere capaci di entrare nella mischia mantenendo la testa alta e guardandosi negli occhi come buoni fiorettisti.
Torna più che mai in primo piano la prospettiva “Kairòs-Italia” per una nuova articolazione virtuosa “Paese-Chiesa-Vangelo” tutta da inventare, al di là di eventuali protesi politiche di tamponamento. Ed è qui che viene spontaneo aggiornare l’interrogativo del card. Martini nella sua intervista-testamento. Egli diceva: “Io ho ancora una domanda per te: che cosa puoi fare tu per la Chiesa?”. Oggi ci sarebbe da chiedersi: “Chiesa, che cosa puoi fare tu per il Paese?” al di là di pronunciamenti rituali di vertice.
È in sostanza questo il filo conduttore che attraversa questo numero di Koinonia, che varca il suo 43° anno di vita dietro la spinta di un vangelo da portare in maniera sempre più spoglia e incondizionata, come responsabilità primaria: “Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore… Però noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi” (2Cor 4,5.7). È quanto vogliamo tornare ad augurarci anche per questo nuovo anno!


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