3 ottobre 2021 - XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)
Paolo Caliari, detto il Veronese: La creazione di Eva (1565-1575)
Chicago, Art Institute
PRIMA
LETTURA (Genesi
2,18-24)
Il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda».
Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l’uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse.
Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo.
Allora
l’uomo
disse:
«Questa volta
è osso dalle mie ossa,
carne dalla mia carne.
La si chiamerà donna,
perché dall’uomo è stata tolta».
Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne.
SALMO RESPONSORIALE (Salmo
127)
Rit. Ci benedica il Signore tutti i giorni della nostra vita.
Beato
chi
teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene.
La tua sposa come vite feconda
nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d’ulivo
intorno alla tua mensa.
Ecco com’è benedetto
l’uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion.
Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
tutti i giorni della tua vita!
Possa tu vedere i figli dei tuoi figli!
Pace su Israele!
SECONDA
LETTURA (Ebrei 2,9-11)
Fratelli, quel Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo vediamo coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti.
Conveniva
infatti
che Dio – per il quale e mediante il quale esistono tutte le
cose, lui che conduce molti figli alla gloria – rendesse
perfetto per mezzo delle sofferenze il capo che guida alla
salvezza.
Infatti, colui che santifica e coloro che sono santificati
provengono tutti da una stessa origine; per questo non si
vergogna di chiamarli fratelli.
VANGELO
(
Marco 10,2-16)
In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.
In altre parole…
La creazione di Eva del Veronese fa pensare a quante interpretazioni pittoriche sono state date della narrazione biblica di Adamo ed Eva. Peraltro sarebbe impossibile soltanto immaginare la quantità di letture, di studi, di discussioni intorno al brano del libro della Genesi, che ha attraversato i secoli e arriva a noi in tutta la sua freschezza: ci interroga e ci fa interrogare sulla “madre di tutti i viventi”, la donna che è agli onori – o disonori – della cronaca, ma che non ha smarrito del tutto la sua assoluta originalità creaturale. E cioè la donna uscita dalle mani o dalla carezza di Dio, così come ci fa intuire sempre il Veronese. Perché tutte le deturpazioni a cui è soggetta, o perché idolatrata o perché dileggiata, non cancellano la bellezza che incarna.
Non si tratta di estetismo né di femminismo, ma di sapere se il testo biblico lascia intuire anche a noi qualche barlume di verità sulla presenza della donna accanto all’uomo come unica realtà umana completa. Non sarebbe sufficiente farne la fonte di affermazioni dogmatiche o di principi etici, se non si coglie il senso profondo – e quindi il mistero – dell’essere donna nei disegni di Dio. Non possiamo infatti dimenticare – come saremmo portati a fare da tutte le nostre questioni e preoccupazioni in merito – che all’origine c’è una triade: Dio, Adamo ed Eva, e questa deve rimanere presente comunque.
Adamo, l’uomo formato dalla terra, è posto nel mezzo dell’Eden ”perché lo lavorasse e lo custodisse”. Ma sembra quasi che Dio voglia confidare a noi il suo progetto per portare a termine la sua opera: “Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda”. Dunque l’opera non è ancora compiuta, e il primo tentativo è quello di affiancare all’uomo “ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo”, a cui egli deve dare un nome in segno di possesso. Ma neanche una condizione di superiorità può soddisfare l’attesa di quell’uomo, voluto ad immagine e somiglianza di Dio, e quindi bisognoso di reciprocità di partecipazione, e di comunione.
Ecco allora inventare qualcosa che ci fa assistere ad una sorta di sdoppiamento dell’uomo, assolutamente passivo e in sonno nelle mani di Dio, che plasma la donna dalla sua costola, e quindi parte viva di lui ma indipendentemente da lui: “Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò” (Gn 1,27). All’uomo primordiale e non ultimato non rimane che riconoscere la donna come opera di Dio che lo completa in pienezza: “Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne”. La riconosce come un altro se stesso e come dono, che gli consente di fare corpo con lei, tanto che lascerà suo padre e sua madre, e i due daranno vita ad una nuova cellula di umanità.
Si dirà giustamente tutto bello, ma difficile, quasi impossibile mantenere la tensione e l’armonia a questo livello. Ma non è poi quello che si sogna e si enfatizza? Basterebbe non dimenticare che un fatto così naturale ‘prevede comunque l’opera di Dio, che non può mancare neanche sul piano della esistenza umana e quotidiana. Quando Gesù viene provocato da alcuni farisei se sia lecito ad un marito ripudiare la propria moglie, la sua risposta è senza mezzi termini e riporta le cose alle origini dicendo: “Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina… Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto”.
Vuol dire che egli scommette su questo progetto della creazione, anche se dimostra di rispettare o tollerare la norma stabilita da Mosè sul libretto di ripudio, precisando che la scrisse per la durezza del loro cuore. Ma non omette di ricordare a questo punto che anche la moglie può ripudiare il proprio marito e non solo il marito la moglie! Potrebbe sembrare fuori luogo il fatto dei bambini, ma forse ci ricorda che il regno di Dio appartiene a chi è come loro e che bisogna accogliere il regno di Dio come lo accoglie un bambino. È qui il segreto per poterci accogliere uomini e donne in questo mondo come unica famiglia umana. Alla comune aspirazione e speranza di essere “tutti fratelli e sorelle” forse è necessario trovare un punto di appoggio.
Così pure, non basta auspicare l’unità di tutto il genere umano (di cui peraltro la chiesa si dice sacramento, e cioè segno e strumento), se non si prende atto della situazione reale del mondo e se non si tiene conto che un rimedio radicale c’è ed è disponibile, la redenzione di Cristo! Nel brano delle lettera agli Ebrei questo mistero viene espresso con queste parole: “Infatti, colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli”. È così che si realizza il disegno di Dio di portare molti figli alla gloria, non altrimenti che rendendo “perfetto per mezzo delle sofferenze il capo che guida alla salvezza“.
C’è di che pensare e meditare in lungo e in largo sul mistero della redenzione. Basti per ora un richiamo alla lettera agli Efesini, quando Paolo abbina l’amore di Cristo per la sua chiesa all’amore che deve esserci tra l’uomo e la donna per fare unità: “Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!” (Ef 5,32). Si dirà che queste sono considerazioni troppo alte e al di fuori della realtà, ma forse è più giusto dire che siamo noi al di fuori di questa realtà: di fatto sono affermazioni ripetute, risapute e magari anche commentate in corsi di preparazione al matrimonio, senza che però incidano più di tanto. Eppure sono verità che dovrebbero diventare il contesto, l’ambiente in cui far respirare la nostra fede. Per una chiesa che giustamente si interessa di ecologia non sarebbe necessaria anche una ecologia interna ad essa per ricreare un clima in cui il credere sia respiro e sentire comune? O basta dire di voler “camminare insieme” in ordine sparso? (ABS)