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15 ottobre 2023 - XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

John Everett Millais: La festa di matrimonio  (1864)

Londra, Tate Britain, Sala delle stampe e dei disegni

 

 

PRIMA LETTURA (Isaia 25,6-10a)

Preparerà il Signore degli eserciti
per tutti i popoli, su questo monte,
un banchetto di grasse vivande,
un banchetto di vini eccellenti,
di cibi succulenti, di vini raffinati.
Egli strapperà su questo monte
il velo che copriva la faccia di tutti i popoli
e la coltre distesa su tutte le nazioni.
Eliminerà la morte per sempre.
Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto,
l’ignominia del suo popolo
farà scomparire da tutta la terra,
poiché il Signore ha parlato.
E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio;
in lui abbiamo sperato perché ci salvasse.
Questi è il Signore in cui abbiamo sperato;
rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza,
poiché la mano del Signore si poserà su questo monte».


SALMO RESPONSORIALE (Salmo 22)


Rit. Abiterò per sempre nella casa del Signore.

 

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.

 

 

 

SECONDA LETTURA (Filippesi 4,12-14.19-20)

 

Fratelli, so vivere nella povertà come so vivere nell’abbondanza; sono allenato a tutto e per tutto, alla sazietà e alla fame, all’abbondanza e all’indigenza. Tutto posso in colui che mi dà la forza. Avete fatto bene tuttavia a prendere parte alle mie tribolazioni.

Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza, in Cristo Gesù.

Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.

 

 

VANGELO (Matteo 22,1-14)

 

In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse:

«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.

Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.

Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.

Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.

Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».



In altre parole…

 

Qualche parola all’ultimo tuffo, per ragioni di forza maggiore, per non mancare del tutto il nostro appuntamento; non perché ci siano da dire cose in più rispetto al “sì” alla Parola di Dio, ma per cercare di dare continuità alla sua azione vivificante e performante su di noi. Magari cambiando anche tono di discorso.

 

Abbiamo avuto modo di vedere come dentro il disfacimento di un mondo alla deriva c’è un principio di salvezza come “cosa buona”, ed anche il creato attende la sua redenzione: “La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità - non per suo volere, ma per volere di colui che l'ha sottomessa - e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio”. Ha un senso tutto questo come motivo di speranza e di salvezza?

 

Rimaniamo in tema di salvezza, per comprenderne meglio il mistero nella sua effettuazione, non solo materiale, ma come “salvezza degli uomini”, dell'umanità, come del resto possiamo ripetutamente ascoltare dai testi liturgici. In una tradizione spirituale impostata tutta sulla “salvezza dell’anima”, quale centralità e preoccupazione per la salvezza dell’uomo, se non in chiave umanitaria, quando è il punto focale di tutta la Scrittura?

 

Ciò che emerge dalla disgregazione dei popoli e dalla disintegrazione dell'umanità è un disegno che rimane inalterato e che trova in Isaia il suo profeta: “Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati”. Possiamo sottovalutare tranquillamente la forza di verità di queste parole? Solo che questo banchetto universale è preparato sul monte in cui sarà strappato “il velo che copriva la faccia di tutti i popoli / e la coltre distesa su tutte le nazioni. / Eliminerà la morte per sempre!”. Per cui poter ripetere a nostra volta “rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza, poiché la mano del Signore si poserà su questo monte”. L’opera della salvezza è l’”opera di Dio”, e l’”opera di Dio” non è che opera di salvezza, e tutto questo si consuma sul monte, in cui avvengono le nozze dell’Agnello!


La parabola del re che celebra le nozze del figlio – rivolta ancora una volta ai capi dei sacerdoti e ai farisei - ci fa misurare tutta la nostra superficialità e supponenza nel rispondere all’invito per il banchetto di nozze e non può non farci interrogare sulla nostra partecipazione al banchetto eucaristico come mistero della fede, che è sì gioia conviviale di fraternità, ma solo attraverso il mistero di morte e resurrezione. C’è posto per tutti, cattivi e buoni, salvo appunto auto-escludersi e negarsi alla chiamata, e salvo rispondere alla chiamata alle proprie condizioni, piuttosto che rispettare le condizioni richieste dall
e nozze: quelle di partecipare non solo al banchetto ma di prendere parte in pieno alla festa di nozze!

 

Possiamo guardare a Paolo per ispirare la nostra partecipazione all’invito nuziale che ci raggiunge: sì, bastare a se stessi, ma sapendo di potere tutto in colui che ci dà forza e contando sulla solidarietà gli uni degli altri. Abbiamo motivo anche in questo momento di ripetere uniti “Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli. Amen”. (ABS)


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