Koinonia Novembre 2023


L’UOMO È SEMPRE UN “ANIMALE POLITICO”?

 

La politica è sì un’arte, una scienza, una prassi, un servizio, come pure  - in altro contesto - è “la forma più alta di carità”: la via maestra per una convivenza pacifica, tranquilla e feconda. Ciò non toglie che proprio questa umana grandezza sia in crisi, e che questa crisi sia percepita, sofferta, dichiarata da tutti. Mentre non mancano operazioni per ridarle significato e consistenza, ma più come soluzioni ideali che come intuizioni e azioni veramente orientative. Tanto è vero che, quando  facciamo l’elogio della politica, siamo pronti a dire che i “politici” o chi la interpreta sono  un male necessario, una pianta   parassita che vive per se stessa.

Causa ed effetto di questa degenerazione è la deflagrazione della “forma partito”, nonostante che partiti vari continuino a rifarsi la faccia per pure ragioni di sopravvivenza e di potere, tanto è vero che quando ci sono elezioni in vista c’è davvero di che preoccuparsi per la corsa all’accaparramento del consenso e il disprezzo quasi ostentato della “cosa pubblica”, a tutto danno di una democrazia reale e non solo procedurale. Non mancano qua e là prese di coscienza e reazioni a questo stato di cose, ma non tali da fare  massa e diventare spinta propulsiva  per vincere resistenze e per fare un po’ di verità in un tacito gioco al massacro, che richiamerebbe le parole di san Paolo ai Galati 5,15: “Ma se vi mordete e divorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri!”.

A questa impresa di rivitalizzazione umana della politica non fa mancare il suo contributo Vannino Chiti con il suo libro-testimonianza, frutto della sua militanza e della sua intatta passione: Dare un’anima alla Sinistra. Idee per un cambiamento profondo (Guerini e Associati, 2023, pp.137, € 14,50). Una presentazione generale del libro ce la offre Civiltà cattolica nel Quaderno 4158 (16 settembre 2023, pp. 572-574). È un libro aperto che si presta per il confronto e la discussione. Personalmente non sono in grado di pronunciarmi in campo politico in senso stretto, ma vivo dalla parte di chi le situazioni le soffre, anche in relazione ad analoghe problematiche ecclesiali che si richiamano e che sono il tessuto unitario della nostra società.

Da questo punto di vista, prendo spunto per qualche considerazione  interlocutoria, che ci aiuti a fare nostro il problema. A p. 52 troviamo una rapida diagnosi che ci inchioda alla situazione capestro della nostra società senza più un’anima. Infatti, “la democrazia, incalzata dai regimi autoritari, si è impoverita, come svuotata da una globalizzazione neoliberista che esige verticalizzazione e personalizzazione delle decisioni, tempi rapidi di esecuzione delle scelte imposte da logiche finanziarie sovranazionali, annullamento delle partecipazione”. E questa è una dimensione trasversale di tutto il discorso, nel tentativo di cercare vie di uscita. Consapevoli o meno che si sia, è qui in realtà  il nostro “Egitto”, che ci chiama in causa come Popolo di Dio.

Rimanendo in una prospettiva di esodo, un altro spunto lo prendiamo da queste parole: “La globalizzazione diffonde un pensiero unico, un’omologazione che trascina individualismi egoistici, un materialismo che cancella i valori, l’aspirazione alla trascendenza e alla spiritualità. Sono valori che si possono vivere in modo religioso o umanistico, ma senza i quali non ha successo l’impegno per cambiare il mondo e i rapporti tra gli uomini. È la lezione di un grande filosofo contemporaneo, Jurgen Habermas: la trascendenza ci ha dato la capacità di un maggiore distacco dal mondo, così da vederne le criticità e proporci di trasformarlo” (p.70).

Dunque, una qualche trascendenza consentirebbe una visione distaccata delle cose e al tempo stesso una capacità di intervento. Il nome da dare a questa trascendenza è “umanesimo”: “L’umanità del Terzo Millennio ha bisogno di un nuovo umanesimo, fondato sull’universalismo della libertà e dell’uguaglianza, della dignità della persona e della pace” (p.99). È una trascendenza interna, in profondità, un umanesimo generato dall’umanità e dall’uomo, più che frutto di fattori e aggiustamenti esterni. Per cui c’è sì da dare un’anima alla Sinistra, ma solo quest’anima è all’origine di un cambiamento profondo  e  ha una sua propria rilevanza, per cui richiede una cura a sé: è il tutto che sfugge ad ogni misura di concretezza, ma che assicura la realtà delle singole parti concrete, politica compresa.

Potremmo dire che dentro questa crisi che attraversa la storia e l’esistenza umana c’è un problema antropologico di fondo, non tanto di teorizzazione sull’uomo con concezioni disparate e altisonanti, quanto piuttosto di sapere quel che il soggetto uomo dice e fa di se stesso. E se in questo senso credere al vangelo è una luce, c’è anche da dire che la dimensione “religiosa” non sostituisce affatto quella umana: è qui però che si intersecano fino a potersi coordinare e misurare a vicenda, senza parallelismi e  concordismi compromissori. Anche perché non è rimettendo assieme i cocci che si viene a capo di una crisi totale, di assetto, di equilibri, di visione, di pensiero, di istituzioni ecc…, ma solo ritrovando il senso e la forza della totalità che è nella vita e nelle cose prima ancora che in qualche idealizzazione.

C’è da chiedersi se non si soffra troppo di astrattismo in un mondo fatto di sigle, di parole, di immagini, di messaggini, di convenzioni tacite ma privo di verità: una sorta di illuminismo residuale o degenerato in frantumi. Nel linguaggio corrente si  direbbe che non basta rimettere assieme i cocci o mettere toppe, sono necessari soggetti nuovi ed integri. Non regge più un assetto di riferimento come terreno  di incontro, ed anche una  volontà di ricostruzione di una forza politica deve fare i conti con un’Europa contraddittoria e con La deriva dell’Occidente, che ci è messa sotto gli occhi da Franco Cardini (Laterza, 2023, pp.160, € 17,00).

Viene da chiedersi se l’umanità tutta non attraversi un nuovo processo di rimescolamento di cui prendere atto, che non può essere imbrigliato o incanalato in procedimenti o categorie sovrastrutturali, ma deve trovare la fecondità e la creatività intrinseca per generare e rigenerarsi in un nuovo modo di essere. Per questo deve ritrovare le sue stesse radici, fino a chiedersi, con Aristotele, se l’uomo sia ancora “un animale politico”: può essere opportuno rileggere le sue parole riportate più avanti!

C’è poi la presenza del vangelo, che ripropone la rigenerazione dell’uomo e la rinascita dell’umana convivenza: quindi obiettivi convergenti per quanto differenziati rispetto alla “politicità” originaria dell’uomo. Ma anche qui bisogna che modi di intendere e prassi consolidate del rapporto vangelo-mondo, fede-storia, chiesa-società vengano neutralizzati e trovino interpreti degni del vangelo ed esperti in umanità. L’impresa è epocale ma è nel nostro quotidiano che si consuma: e se il vangelo deve dare fondo a tutta la sua umanità, l’impegno storico degli uomini non può non richiedere una dedizione quasi religiosa!

 

Alberto B.Simoni op