Koinonia Novembre 2023


LA RESPONSABILITÀ DI UN ATEISMO NELLA FEDE (III)

 

6)  Ateismo  e  fede

Nella suddetta situazione può o non può inserirsi la possibilità di una fede autentica, che cessi di nutrirsi di surrogati ora più che mai predicati, diffusi, consigliati e ritenuti essenziali e a prescindere dai quali nulla fides?

Ammesso pure che tale probabilità sia possibile, è da evidenziare che oggi il discorso su Dio non può essere affrontato con serenità di coscienza. Nessun cristiano ha il diritto morale di parlare di Dio se ha cecità ed ipocrisia morale.

Egli, prima di esortare quelli del ‘dal di fuori’ a ravvedersi, deve chiedersi se la qualità di tale ravvedimento non debba iniziare a partire dalla propria casa. Prima di chiamare gli altri a raccogliersi fratelli nella comune casa di Dio, per accogliere il dono della Verità e della Vita, deve interrogarsi se e fino a che punto egli non abbia contribuito a trasformare il Tempio in un mausoleo, in cui Dio è morto1. Un pensiero a tante chiese-museo; a tanti paesi, prima centro e fulcro di santità, oggi poveri di anime e d’anima; ai conventi … ai centri parrocchiali affittati …

Prima di denunciare l’indifferenza, di accusare l’incredulità, di ritenere assurda l’allergia al Cristianesimo, di scomunicare marxisti ed abortisti, noi, noi che pre-supponiamo, noi che pretendiamo di credere, noi che … noi dovremmo anche chiederci  se e se fino a che punto abbiamo foraggiato con pensieri, con parole, con opere e con omissioni talune posizioni marca-ateismo. Con messaggi anonimi. Con riflessioni astratte, buone per tutti i tempi e per tutte le circostanze. Abbiamo contribuito anche noi al nascere di talune reazioni allergiche al Cristianesimo mediante la copertura di fatti inerenti l’ingiustizia, l’accoglimento, la condivisione, la politica? Spartire il regno di questo mondo a scapito del regno dei Cieli?

Forse … Forse … già un forse potrebbe  far supporre un’invasione, ma positiva, nel campo del non-credere. “Tutti i grandi movimenti atei dei tempi moderni … sono i frutti ampi della capitalizzazione della Chiesa davanti a dei sistemi sociali repressivi … Sarebbe impossibile parlare di un secolo ateo se la società cristiana non gli servisse da quadro, perché il termine ateo non ha senso se non come reazione all’insegnamento e alla pratica del Cristianesimo”2.

 

7)  Rinascita

“Ma la vera rinascita spirituale del mondo non comincerà se non quando le questioni elementari dell’esistenza umana saranno risolte per tutti gli uomini e per tutti i popoli, quando la miseria crudele e la schiavitù economica dell’uomo saranno vinte”3.

Per poter riproporre con un qualche sentore di autenticità e di autorità il discorso su Dio, la fede dei Cristiani deve attraversare la prova della purificazione del fuoco (1Pt.1,7), per lasciar vivere solo l’essenziale. Allora, la misura delle fede dei Credenti non sarà più valutata a partire dai loro successi vestiti con stile cristiano, ma dalla loro capacità di suscitare odio anticristiano nel mondo del quale non sono proprietà (Mt.10,22; 24,9; 1Gv.1, 10). La manifestazione di Dio nel mondo è  subordinata all’aderenza dei suoi discepoli alla stessa scelta d’amore totale di Cristo, scelta che li rende capaci di testimoniare nella realtà la “necrosi di Gesù” (2Cor. 4,10), di produrre nella storia un prolungamento della sua donazione e della sua croce (Col.1,24). Infatti, secondo gli Atti degli Apostoli l’annuncio avviene sempre e costantemente in un contesto di conflitto, che non sia una finzione o una rappresentazione ma che sia una carnificazione e un prolungamento della passione di Gesù nel mondo. Tanto da poter proclamare e credere che tale situazione di contrasto, nel mondo e con il mondo, non corrisponda ad una situazione di eccezionalità ma di accompagnamento.

Quello che importa è ‘lievitarsi’ per il domani. Quello che preme è prepararsi per il domani. Operare questo accoglimento senza distrazioni e dispersione. Senza perdersi dietro a surrogati distrattivi o illusori, per essere in grado di ri-esercitare, in ogni momento perché provvidenziale, la propria testimonianza di fede cristiana. Forse, un giorno o, forse, quel giorno non saranno più in gioco ed in campo speculazioni astratte ma l’annuncio di un Dio che nasce, vive e soffre anche nella realtà delle crisi epocali otre che esistenziali. Del resto: chi è Colui che si è incarnato, che si è lasciato crocifiggere nell’abbandono e nel più estremo dolore per amore se non Lui? E non è un forse! Non è un qualcosa la cui ricorrenza natalizia corrisponde, ormai, ad un appunto sul diaro personale, familiare oppure amicale

Probabilmente, il primo grande interrogativo da risolvere non sarà ma è: oggi, oggi, come si testimonia Gesù? nell’adeguamento o nel comflitto? nell’autenticità cristiana, motivata dalla trasparenza evangelica oppure nella sottomissione, nell’essere incartati da pregiudizi, ovattati da nenie domenicali …? Schemi teologici, schemi culturali? Timore di perdere tutto, qualora si decida di poter fare a meno di qualcosa? Non credere negli altri, se non sono con noi? …incapaci di chiedere scusa, dal momento che non ammettiamo, non consideriamo che Dio: perdona e chiede il ravvedimento?

 

Non  per  concludere. Ma …

Perché questa mia proposta di riflessione?

È la conclusione relativa, non definitiva, della riflessione che porto dentro di me a partire dagli anni ’70. Ero uno studente di teologia presso l’Angelicum a Roma. Tra l’altro frequentavo i corsi di Teologia morale di padre ‘Quore’, il domenicano p. Dalmazio Mongillo, e un corso del domenicano p. Raimondo Spiazzi, autore di molti, moltissimi libri anche di successo.

Padre Dalmazio era in grado di aprire tra gli studenti spazi, spazi umani e di amicizia: spazi, il cui spessore e non la cui supeficie resiste ancora oggi tra alcuni di noi.

Padre Spazi era abile, se non abilissimo, nel comunicare una certa e rara voglia di imitare le sue prolusioni, dotte, documentate, caratterizzate da un largo raggio catechetico. Del resto, se non erro, è ritenuto un esperto qualificato nel Concilio Vaticano II.

Il fatto che il padre, nel corso delle sue lezioni, insistesse molto sul contenuto di una delle sue ultime pubblicazioni, dedicata al tema dell’ateismo presente, diffuso dalla dottrina marxista nel mondo contemporaneo, mi aveva portato a pensare seriamente a quel tipo di problematica. Il volume si intitolava Ateismo e religione nel mondo contemporaneo4. E se, mentre seguivo i suoi insegnamenti, riflettevo sull’importanza, anche se relativa, del parlare dell’ateismo presente nel marxismo ancora negli anni ’70-80; dal contenuto degli incontri con p. Dalmazio iniziava a nascere in me l’interrogativo inerente la mancanza di qualsiasi riferimento, marginale o a nota, all’ateismo praticato, insito o, forse, non cosciente, presente quotidianamente nella vita di … molti? credenti.

Era vero, come padre Spiazzi scrive, che: “dinanzi ai problemi sollevati dal marxismo e ai valori che ha proiettato con impeto gagliardo, persino con violenza rivoluzionaria, sulla coscienza dell’uomo moderno, c’è da compiere un’opera di recupero, di promozione, di decantamento, che aprire ai cristiani un immenso campo d’azione. Si tratta di non solo di compiti pratici, proprio di uomini politici o di partiti, ma di un’impresa teologica e apostolica”5.

E mi chiedevo: ma come può essere realizzato ciò dal momento che tale sensibilità di coscienza partecipativa non è presente, non è ancora presente nei riguardi di coloro che, se prima cristiani, sono venuti meno anche essi alla loro testimonianza di fede e sono anch’essi da recuperare?

Ed è  anche vero che “sono i cristiani che hanno la vocazione e la missione  storica di portare al mondo la luce …. una sapienza che non inganni gli uomini ma li aiuti a raggiungere, anche nel campo economico sociale, la verità intera in cui in fondo tendono, pur attraverso le tristi vicende dei loro errori e delle loro sconfitte”6.

Ma mi chiedevo e mi chiedo ancora: come è possibie esercitare questa saggezza, se non si è sufficientemente gustato e vissuto, che la risposta al problela di fondo “è lo stesso Cristo: il Quale si annuncia come Colui che è ‘la Via e la Verità e la Vita’ (Gv.14,6)?”7. Si badi bene: non tre realtà autonome, non interelazionate ma … ma tutt’altro.

Nel tempo, da più parti è stato detto, trattato e giustificato, che si può essere cristiani e marxisti. Credenti cristiani e impegnati marxisti. La storia ci ha fornito esempi validi, da ammirare e da imitare anche tra prelati e non. Qualche esempio criticato chiaramente anche da qualche Pontefice di santa Romana Chiesa. Siamo certi, però, che la cronologia di quei fatti non corrisponde minimamente alla kairologia di quei comportamenti.

Oggi, rifletto spesso su un altro interrogativo urgente per diversi motivi: a che livello è il nostro esserci adormentati, mentre, stando con il Cristo nel Suo e nel nostro Getsemani, Cristo stesso suda. Certamente sudore ma, senza dubbio, anche sangue?

Chissà chi di noi avrà la grazia di essere chiamato da Lui: “Dormi anche tu?”. Sarà solo un sogno? Sarà solo una distrazione? Sarà un fuori onda? Sarà un fuori tempo massimo? Ma c’è sempre la possibilità di poter essere anche uno dei chiamati nell’ultima ora: la volontà di Dio è infarcita di ‘fuori programma’. Dio preferisce i ‘fuori programma’.

Ma Gesù ci chiede ora. Ora: “Rafforza. Sostieni i tuoi fratelli nella fede. In un momento in cui, per molti, l’essere cristiani corrisponde a come avere la tessera di uno dei molti supermercati presenti nel mondo: la domenica sconto per tutti coloro che sono senza fede … soprattutto se ex-credenti”.

Ed intanto, resto a meditare su questo: “In questo tempo, all’interno del cristianesimo, siamo portati quindi a domandarci com’è il nostro amore, come si manifesta, non per sapere che cosa esso sia, ma solo per verificare se lo stiamo vivendo, vogliamo cioè rassicurarci di essere sulla strada giusta per costruire un autentico rapporto di comunione e d’amore. Cerchiamo rassicurazioni e segni, perché l’amore non vive mai del passato, ma di un futuro che ancora non conosciamo. L’atteggiamento più vero è allora la sorpresa: questo amore avrà un seguito?”.8

 

Pierino Montini

(3. fine)

 

1 R. ADOLFS, La tomba di Dio, Milano 1968.

2 A. RICHARDSON, Religion in contemporary Debate, London 1966, p.64ss.

3 N. BERDIAEFf, Destin de l’homme dans le monde actuel, Pari 1936, p.105.

4 R. SPIAZZI; Ateismo e religione nel mondo contemporaneo, Desclée, Roma 1968.

5 Idem, p.139.

6 Idem, p.99.

7 P. PAVAN, op.cit., p.126.

8 D. MONGILLO, C. MOLARI, A. POSSENTI, Comporre la vita. In ascolto della Prima Lettera di Giovanni, EDI, Napoli, 2008, p.8.