Koinonia Novembre 2023


L’”Esortazione apostolica” di Papa Francesco “Laudate Deum”

 

VA BENE LA SALVAGUARDIA DEL CREATO,

MA CHE NE È DELLA SALVEZZA DELL’UMANITÀ?

 

L’Esortazione apostolica di papa fancesco Laudate Deum è introdotta da poche parole che fanno riferimento all’invito di san Franceso a lodare Dio per tutte le sue creature e a qualche citazione biblica, mentre solo nella parte finale si parla di motivazioni spirituali. In questa cornice, il corpo del discorso è rivolto a tutte le persone di buona volontà e tratta della crisi climatica in lungo e in largo e solo alla fine si fa appello ai fedeli cattolici per ricordare loro le motivazioni che scaturiscono dalla loro fede.

Per quanto riguarda le “accorate preoccupazioni per la cura della nostra casa comune”, a cui aveva dedicato la Laudato si’, il Papa lamenta l’insufficiente reazione, quando invece “il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura”, al tempo stesso in cui si riconosce che “si tratta di un problema sociale globale che è intimamente legato alla dignità della vita umana” (n.3), mentre più avanti si dirà che “mancano un’etica adeguatamente solida, una  cultura e una spiritualità” (n.24), fino a porsi una domanda di senso a carattere esistenziale (cfr. n.33).

Quando però si passa alla visione “antropica” (di origine umana) del cambiamento climatico, sembra quasi che si dimentichi questa sua dimensione globale, per addentrarsi in cause specifiche quali il paradigma tecnocratico e la debolezza della politica internazionale, da cui però ci si aspetterebbero interventi risolutivi quali il multilateralismo da riconfigurare e ricreare alla luce della nuova situazione locale. Viene da chiedersi se un cambiamento di paradigma e un risanamento della politica siano il frutto di improbabili accordi tra potenze e superpotenze, e se non sia vero il contrario, secondo quanto papa Francesco ha insegnato: che il tutto vale più della parte e che la guarigione dell’organismo porta con sé anche quella delle membra. Ma di questo chi se ne deve preoccupare ed occupare? 

Di qui mi nasce un interrogativo un po’ in controtendenza rispetto al consenso  diffuso - ma spesso di giornata - per il tema specifico trattato a prescindere dai suoi risvolti teologici. Mi chiedo: dove sono la stessa urgenza e la stessa passione per la “salvezza dell’umanità”, che è poi la ragion d’essere dello stesso vangelo? Un discorso sulla “salvezza” non possiamo relegarlo nel mitico universo religioso. Si dirà che sono ordini di cose diversi, ed è così, ma non per questo sono realtà separate e incomunicabili. Non basta cioè che “le motivazioni che scaturiscono dalla fede” facciano solo da cornice “religiosa” a problemi di natura umana e storica. E, purtroppo, il fatto che Papa Francesco si rivolga separatamente agli uomini di buona volontà e poi ai “fedeli cattolici” quasi avvalora la concezione corrente di una estraneità accessoria del vangelo nella storia degli uomini. Davvero un connubio tra vangelo e storia, fede e impegno, chiesa e mondo è tutto da creare come prospettiva di fondo in cui  comprendere tutte le situazioni. Una “ragione teologica” non è tale per la materia religiosa che tratta (spesso la più diversa!), quanto piuttosto per il “punto di vista obiettivo” che si fa valere!

 

ABS