Koinonia Novembre-Dicembre 2021


Don Umberto alla comunità brasiliana

nel suo discorso di addio dopo 40 anni di missione

 

“CHI VI PARLA È UN UOMO FELICE”

 

Chi vi parla è un prete felice che rievoca con voi stasera 50 anni di ministero e 40 di missione di cui ventisette in Amazzonia, tre in Africa (Mozambico) e 10 in Maranhão. Se potessi tornare indietro farei la stessa scelta, rifarei tutto di nuovo. Le suole delle mie scarpe hanno camminato, nel corso di questi 40 anni, per tre continenti con il terzo mondo nella pelle e il Vangelo e la dottrina Sociale della Chiesa (DS1), nel cuore.

Ma sento che sono io che devo ringraziare per questa esperienza, perché:

- L’Italia mi ha fatto prete, ma il Brasile mi ha fatto “uomo” a contatto con gli “Ecce homo”, con i volti degli hanseniani, dei contadini, degli esclusi, degli emarginati, dei “non uomini” come li chiama Gustavo Gutierrez;

- L’Italia mi ha fatto professore di Teologia moderna espressa nel Concilio Vaticano II, perché io sono figlio del Concilio Vaticano II, ma il Brasile mi ha fatto amare la Teologia della Liberazione;

- L’Italia mi ha insegnato la Pastorale della Azione Cattolica, ma il Brasile mi ha attratto con la sua vivace Pastorale Sociale (CPT, centro per la Difesa dei Diritti Umani) in cui ho lavorato per 27 anni in Amazzonia.

La mia vocazione di prete “fidei donum”, nacque nella mia infanzia, nella ricerca del senso della vita, in risposta alla domanda: Che cosa vuoi essere nella vita o che vuoi fare nella vita.

La mia vocazione è nata come quella di Malala, la ragazza pakistana di 13 anni premio Nobel per la Pace nel 2014 per la sua lotta in difesa dei diritti delle donne musulmane a poter studiare come gli uomini... Nel suo libro “Il mio nome è Malala” ella dà questa testimonianza: “Ero una brava ragazza. Nel mio cuore c’era solo il desiderio di aiutare le persone. Non ho fatto nulla con lo scopo di ricevere premi o denaro. Ho sempre pregato Dio. Voglio aiutare la gente. Vi prego aiutatemi a fare questo. Mi fu risparmiata la morte per un motivo: usare la mia vita per aiutare le persone”.

Papa Francesco nella Evangelii Gaudium al n. 183 dice la stessa cosa: “Una fede autentica comporta sempre un profondo desiderio di cambiare il mondo, trasmettere valori, lasciare la terra un po’ meglio   dopo il nostro passaggio su di essa.”

Anch’io sono stato un bravo ragazzo che voleva aiutare le persone, che voleva dare il suo contributo per cambiare il mondo.

Oggi, indebolito da varie malattie, mi ritiro, ma passo “il testimone” a voi giovani e sani, per continuare la missione.

In particolare, continuare la costruzione di una nuova chiesa secondo Papa Francesco. La nostra Chiesa Cattolica era caduta molto in basso: Sesso, Soldi e Potere regnavano al posto del Vangelo. In due anni la presenza di Papa Francesco ha riportato la speranza e l’entusiasmo nei nostri cuori. Ma non possiamo lasciarlo solo in questa impresa. Dobbiamo continuare a costruire la Chiesa secondo il modello che ci indica Papa Francesco ricordando Aparecida: Una Chiesa “in uscita”, una Chiesa missionaria, segno e inizio del Regno di Dio.

Se mi si permette di parlare per paradossi, direi:

abbiamo bisogno di:

• Meno chiese e più Chiesa. Dobbiamo fare una moratoria sulla costruzione di chiese di mattoni. Perché?

• Primo perché sono costose e la maggior parte rimangono aperte poche ore la settimana. Sono spazi sacri solo per l’uso liturgico. Abbiamo bisogno di spazi polivalenti.

• Secondo perché dobbiamo costruire piccole comunità di persone, chiese-comunità, chiese domestiche, chiese nelle case.

• Meno in Chiesa e più in strada (“più gente di strada e meno di chiesa”).

• Abbiamo bisogno di una chiesa che parla meno di sé e più del Regno di Dio.

• Una Chiesa dove c’è meno catechismo per i bambini e più catechesi per gli adulti. Meno feste e più formazione.

• Meno culto e più carità.

• Una Chiesa che parla meno della conversione degli altri e parla di più della sua conversione.

• Una Chiesa meno clericale e più laica, in cui i laici siano protagonisti e non semplice gregge.

• Una chiesa dove ci siano meno Messe e più Missione.

• Una Chiesa dove c’è meno attenzione alle anime e più per i corpi.

• Meno attenzione al cielo e più alla terra.

 

Termino.

A coloro che amano la Bibbia e difendono la centralità della Parola di Dio, dico: Ricordatevi la formula di K. Barth: sì Bibbia, ma anche giornale. La Bibbia mi dà il grido di Dio; il giornale il grido degli uomini.

A coloro che amano la liturgia e la preghiera come centro della vita cristiana, dico con Madre Teresa di Calcutta: “Le mani che aiutano sono più preziose delle mani che pregano”.

Oggi, ricordando 40 anni di missione in Brasile, di cui dieci in Maranhão, mi chiedo: che cosa ho fatto... ho piantato...? Altri raccoglieranno... ho contribuito a radicare la Chiesa di Gesù in Brasile...?

Il compito continua... passo il “testimone” ai più giovani e più sani, ma dichiaro: venni per evangelizzare e fui evangelizzato.

Ora torno in Italia, ma, anche indebolito, sono ancora un sognatore che pensa e un pensatore che sogna: un altro mondo è possibile.

Un’altra Chiesa è possibile. Il sogno di Gesù: il Regno di Dio. È possibile una Chiesa più simile al Regno di Dio.

Grazie Chiesa del Brasile. Grazie Chiesa dell’Amazzonia

Grazie Conferenza dei Vescovi del Brasile. Pregate per me.

                                                                          

Umberto Guidotti

San Luis de Maranhão, 19 marzo 2015

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