Koinonia Ottobre 2021


VERSO IL SINODO DELLA CHIESA ITALIANA

 

In relazione al futuro Sinodo della Chiesa italiana vorremmo muoverci su due livelli:

• uno locale coinvolgendo il Vicariato della zona in cui abitiamo e abbiamo la sede, altre parrocchie, gruppi, associazioni del veneziano in particolare;

• uno con la Rete dei Viandanti, di cui facciamo parte, avanzando alle 12 riviste in Rete la proposta che precisiamo qui di seguito. La proposta a Viandanti è di elaborare un quadro comune e poi suddividere tra riviste e associazioni le tematiche coordinando pubblicazioni e seminari. Noi pensiamo ad un numero della rivista e ad un seminario in autunno del prossimo anno (2022).

 

1. Lo scenario in cui vorremmo porre anche il tema del Sinodo

Pensiamo che al centro della crisi del cristianesimo storico, che viene da lontano, ci sia la questione cristologica. Non sia quindi principalmente una crisi dell’assetto istituzionale e nemmeno delle mancate riforme conciliari.  La “crisi” non riguarda i dati quantitativi, sociologici.

Prioritario è capire chi è Gesù Cristo oggi vivente in questo mondo. Occorre quindi porsi le due domande di Gesù: “chi dite che io sia?” E “ci sarà ancora fede”? c’è ora? Anche la lettura della realtà della chiesa dovrebbe avere questa ottica. Pensiamo necessario innanzitutto chiarire la consapevolezza dei processi in atto da tempo in Europa:

● i cristiani sono una minoranza in una società multireligiosa e multiculturale, in cui la Chiesa non ha la passata rilevanza politica, etica, culturale;

● siamo in un mondo che non ha più bisogno di Dio (per capire la natura e la storia, per essere consolati, per vivere bene in modo giusto e solidale, per essere utile nella società...);

● il cristianesimo è spezzato, frantumato, in “agonia. Francesco definisce la Chiesa come un «Corpo perennemente in crisi», “La «riforma», quindi, non risponde alla logica del conflitto ma a quella della crisi”.

È finita la “cristianità” ma rimane la presenza di forme ormai isterilite in cui si continua a identificare il Vangelo. Queste forme istituzionali e dottrinali oscurano tutta la ricchezza delle tradizioni plurali che costituiscono la Tradizione del cristianesimo.

 

2. Tematiche sulle quali lavorare

Tre sono le grandi aree che prevederemmo:

a) Il metodo sinodale. La CEI sembra utilizzare la giusta idea che non si tratta di fare un Sinodo ma di assumere la sinodalità come metodo, per non decidere, non innovare e mantenere la piramide gerarchica clericale. Che proposte possiamo fare? È l’occasione per assumere dal basso questo metodo in modo permanente e coinvolgendo non solo i “praticanti”, chi fa parte delle istituzioni ma chi è stato emarginato nelle realtà cattoliche, chi è “fuori” ma testimonia la carità e la speranza.

b) Tematiche ecclesiali. Crediamo si debba uscire dalla logica dell’aggiornamento, delle riforme, tutta interna alla chiesa romana. Rimane oltretutto perdente, perché i nodi riguardano non quale chiesa (la nostra rilevanza sociale, politica, perché perdiamo praticanti e i giovani ci abbandonano...) ma essenzialmente di quale Dio e di quale Cristo parliamo, in chi crediamo, chi è Gesù Cristo vivente oggi nella Chiesa e nel mondo. La dottrina, la catechesi rimangono ancora centrate su “che cosa è” Dio, quale la sua essenza o natura, mentre oggi la domanda è “dov’è” Dio, dove devo cercarlo e posso trovarlo?

Questa è la priorità da cui affrontare tutte le altre problematiche quali: l’unico sacerdozio dei battezzati, le molteplici figure ministeriali, i ruolo delle donne e il riconoscimento del sapere femminile, la libertà della ricerca biblica  e teologica, la centralità della conoscenza biblica diffusa e costante, il rinnovamento liturgico, la riflessione sull’etica; la forma concreta delle comunità parrocchiali, delle nuove forme di comunità e di piccoli gruppi  riconosciuti nella partecipazione alla vita delle chiese locali; l’attenzione all’ecumenismo è un punto decisivo per valutare il processo sinodale: non è un ambito tra i tanti della pastorale ma è determinante il riconoscimento dell’unità della Chiesa nelle diversità di chiese

c) Le comunità cristiane nel mondo. Anche per quanto riguarda il rapporto della chiesa nel mondo centrale è la domanda su chi è Gesù Cristo vivente nell’odierna realtà storica. Quali sono oggi i segni e i luoghi del risorto? Quali invece i nostri idoli, le nostre manipolazioni del Vangelo?

Dobbiamo rinunciare alla presunzione di saper orientare la società politicamente e culturalmente, di avere la Verità sul mondo e pensare che il problema sia solo di rinnovare il linguaggio dell’annuncio. Il nodo è la capacità di testimoniare la carità, all’interno delle comunità e nella società, non creando istituzioni ma costruendo comunità di accoglienza, solidarietà. Questo significa mettersi in uscita, in esodo.

 

Anche in questo ambito, le problematiche da affrontare verranno dal confronto se si chiarisce una logica concordata. Non si parte ovviamente da zero. Ricca è l’elaborazione su tematiche quali il superamento di forme di presenza come l’insegnamento della religione nelle scuole, il cappellano militare, il prete negli ospedali; la presa di coscienza della laicità dello Stato e la ricerca di un’etica civile che superi la volontà di imporre una propria etica cattolica, anche in forme più dialoganti ma sempre come esistesse una etica omogenea e separata. Un tema riguarda il Concordato: perché la stessa chiesa non prende l’iniziativa di un suo superamento e promuovere una «Intesa» come per le altre confessioni religiose? Sarebbe un magnifico segno evangelico di testimonianza.

In positivo, esistono molte esperienze di testimonianza di credenti. Sono da valorizzare per farne il centro dell’elaborazione sinodale.

 

Carlo Bolpin per la Redazione di Esodo

Mestre (VE), 11 settembre 2021

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