Koinonia Ottobre 2018


La testimonianza di Giuseppe Masseroni*

 

Ho risentito il sapore del concilio

in “Vita Pastorale” dell’ottobre 2018

 

Sono entusiasta dell’articolo di Goffredo Boselli sull’umanità della liturgia (VP agosto-settembre 2018). Finalmente, ho risentito il sapore del Concilio. Ho atteso e sognato il Concilio. Entusiasta quando ha messo come primo passo la riforma liturgica. Adesso mi sento di nuovo imprigionato proprio nella liturgia perché non sono nate esperienze fatte  e vissute da piccole comunità cristiane parrocchiali. Ci sono stati dati, in tempi lunghi e in modo centralizzato, i libri liturgici tradotti ma nella prospettiva della mentalità di prima. Le riflessioni invece sono state fatte, approfondite, capaci di arrivare fino alla situazione nella quale viviamo. Mancano le esperienze.

Quali? Cosa può fare una piccola comunità cristiana nel celebrare l’eucaristia e la liturgia in occasione di un funerale? Come esprimere liturgicamente la stima per una persona defunta, la passione per la vita di oggi? Come credere insieme con il Signore alla Pasqua? Leggendo le formule religiose così come sono? Puntando tutto sulle spiegazioni faticose e irreali...?

Cosa possiamo fare per dare valore alla coscienza, guida interiore di ogni persona, visto che la modalità della confessione individuale è in crisi e che della penitenza comunitaria non se ne parla perché si ha paura di una assoluzione comunitaria, dopo aver sbandierato in ogni direzione il valore della comunità?

Quale esperienza può fare una piccola comunità cristiana per celebrare l’eucaristia considerandola la preghiera meglio collegata alla vita reale? Le riflessioni le abbiamo, anche fatte seriamente, e poi? le piccole comunità cristiane non sono in grado di fare delle esperienze? Non hanno titoli sufficienti per fare, collegate fra loro, un proprio cammino o meglio per riscoprire la gioia della buona notizia del Vangelo e per sostenere il vivere insieme come salvezza del mondo?

Ho messo insieme, un po’ drasticamente, il mio modo di sentire, di osservare il percorso delle nostre parrocchie, pensando ai giovani e al futuro. Non sento mai questi discorsi nelle riunioni del clero.

Ai cristiani non siamo stati capaci di dare loro la parola neppure per la preghiera dei fedeli. Le esperienze, se tengono conto degli aspetti importanti, ci mettono in cammino. Le valuteremo, impareremo a esprimerci meglio. Ma, almeno, tentiamo di prendere in mano la nostra fede perché sia a servizio della vita di tutti...

 

*presbitero della chiesa novarese, da quasi 70 anni svolge il suo servizio pastorale tra le comunità cristiane di Pallanza (VB)

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