Koinonia Marzo 2017


Il domenicano Henri Burin des Roziers

avvocato dei senza terra

 

La Famiglia domenicana a buon diritto si onora di una grande tradizione di difesa dei diritti delle popolazioni indigene del “Nuovo Mondo”. Tutti conoscono Fra Antonio de Montesinos, Fra Bartolomeo de las Casas e decine di altri frati  come e con loro. Una tradizione che mi piace attualizzare ricordando una suora domenicana moderna alla quale sono personalmente molto legato, suor Antonietta Potente, che si dedica alle popolazioni indigene  Aymara, a Cochabanba in Bolivia  e che tanto influsso esercita con la sua “predicazione” anche in Italia.

Una nuova splendida pagina di questa tradizione viene ora scritta dal domenicano francese-brasiliano,  Henri des Roziers, detto “l’avvocato  dei senza terra”,  nella lunga intervista  autobiografica  intitolata “Comme un rage de justice”, pubblicata a fine 2016 dalle Editions du Cerf di Parigi. La giornalista francese Sabine Rousseau ha incontrato P.Henri a Parigi nel 2015 e l’ha aiutato a raccontare la sua “passione per la giustizia”.

Nato nel 1930, Henri presta il servizio militare in Nord Africa, dove condivide la sete di indipendenza del popolo algerino. In Inghilterra e in Francia stabilisce un grande rapporto con  i domenicani Congar e Chenu. Nel 1958 entra nel noviziato dei Frati Domenicani francesi e nel 1963 è ordinato sacerdote. Continua gli studi di diritto e scienze economiche. Partecipa alle lotte sociali con studenti e operai in Francia nel ’68. Nel 1970 va a fare l’operaio in fabbrica. Nel 1973 partecipa alla creazione ed all’animazione di un Comitato per la verità e la giustizia in difesa delle popolazioni fragili e precarie. Dal 1973 dopo il colpo di stato di Pinochet in Cile si interessa sempre di più all’America Latina. L’anno seguente è profondamento colpito dal suicidio del giovane frate domenicano brasiliano Tito de Alençar esiliato in Francia dopo indicibili torture. Nel 1978 Henri ottiene di andare in Brasile dove si iscrive all’ordine degli avvocati brasiliani. Sulle scelte militanti di Frei Henri per il Brasile influisce molto l’ammirazione per i frati domenicani, come Frei Betto, Tito de Alençar, Giorgio Callegari, Mons. Tomas Balduino, João Xeres, e altri. Nelle lotte si troverà sovente  al fianco del cardinal Evaristo Arns, arcivescovo di san Paolo (morto nel 2016) dei responsabili della “Pastorale della terra” ma pure di Lula e dei dirigenti del Partito dei lavoratori (PT). Per tre decenni si impegna instancabilmente nel Movimento dei “Sem Terra” (MST),  nelle le lotte dei contadini e degli indios nell’Amazzonia.  Sostiene storiche battaglie giuridiche ed ottiene grandi successi nei tribunali contro potenti e intoccabili latifondisti. È riconosciuto ovunque come “l’avvocato dei senza terra”.

Frei Henri nella sua autobiografia confessa di essersi ispirato ad un altro grande domenicano latinoamericano, il vescovo Bartolomeo de Las Casas: “Sì, ho una profonda venerazione per Bartolomeo de las Casas. Sulle sue tracce io ho capito ciò che egli è per l’America Latina, il difensore degli indios, il primo che pubblicamente ha gridato allo scandalo. Io ho cercato di vivere come lui; io credo che la rivolta contro l’ingiustizia è sempre stata il motore, la motivazione principale della mia vita”  (Comme un rage de justice, pag. 142).

Oggi frei Henri, ottantacinquenne, è tornato in Francia, a Parigi dove risiede in non buone condizioni di salute nel convento di St. Jacques. In omaggio a lui all’ingresso di un grande “accampamento” del Movimento dei Sem terra nello stato del Parà un grande cartello lo ricorda: “Accampamento frei Henri de Roziers - Per la giustizia sociale e la sovranità popolare” . La foto gli è stata portata nel 2015 da un suo amico brasiliano, procuratore della Repubblica in questa regione.

Speriamo che questa preziosa testimonianza domenicana sia presto disponibile pure in italiano.

 

Gianni Novelli

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