Koinonia Marzo 2017


Chi riforma chi      

 

Quanto si può leggere fino ad ora ha sullo sfondo l’orizzonte di una “riforma nelle nostre mani” da diversi punti di vista. Il “pensiero” di Piero Stefani  riportato di  seguito pone più esplicitamente  una “questione di metodo” sempre in tema di riforma: quali ne siano i fattori e gli attori tra leader, istituzioni e volontà popolare.

C’è da chiedersi  se si possa abbinare leaderismo e carisma. Quando ad esempio  si parla di Matteo Renzi, si fa veramente fatica a riconoscere che la sua sia una “una leadership carismatica”, a meno che non si voglia intendere con questo termine l’abilità oratoria di conquistare consenso ad personam, al punto di non tener conto neanche della volontà popolare espressa nel referendum e valutata solo come un incidente di percorso.

Venendo al fatto che “sotto il pontificato di papa Francesco la Chiesa cattolica romana è entrata in una fase di forte cambiamento”,  tutto sembra essere legato alle persone “e non alle istituzioni e alla volontà popolare”. Non capisco bene se l’amico Piero dica questo come semplice costatazione di fatto o come principio riformista, secondo cui il rinnovamento dipenderebbe dalla iniziativa di questo o quel leader a prescindere da istituzioni e volontà popolare.    

Ma egli stesso poi afferma che in fondo “la più arcaica struttura assolutistico-feudale della Chiesa cattolica romana riesce a dar voce al nuovo più che altre istituzioni”. L’interrogativo è se questa struttura sia fattore di riforma solo grazie al fatto d’essere verticistica, e se questo sistema  sia proponibile oggi come soluzione alle democrazie che “palesano la loro crisi”. Come dire che la “volontà popolare” dovrebbe convergere e riconoscersi in un capo, piuttosto che essere riconosciuta e rispettata in primis, come quando si parla di “sinodalità”.

Ad ogni modo, ponendo questa “questione di metodo”,  nel caso specifico di Papa Francesco c’è da dire che il suo impegno riformista è proprio quello di non mettere tra parentesi il Popolo di Dio, ma di sollecitarlo ad un coinvolgimento in prima persona  per essere il volto nuovo della Chiesa. Quando si dice “chiesa dei poveri” non è come dire “chiesa Popolo di Dio”?

 

ABS

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