20 dicembre 2020 -  IV DOMENICA DI AVVENTO (ANNO B)

Andrea della Robbia: Annunciazione (1475)

 

PRIMA LETTURA (2Samuele 7,1-5.8-12.14.16)

 

Il re Davide, quando si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato riposo da tutti i suoi nemici all’intorno, disse al profeta Natan: «Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l’arca di Dio sta sotto i teli di una tenda». Natan rispose al re: «Va’, fa’ quanto hai in cuor tuo, perché il Signore è con te».

Ma quella stessa notte fu rivolta a Natan questa parola del Signore: «Va’ e di’ al mio servo Davide: “Così dice il Signore: Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi capo del mio popolo Israele. Sono stato con te dovunque sei andato, ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te e renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra. Fisserò un luogo per Israele, mio popolo, e ve lo pianterò perché vi abiti e non tremi più e i malfattori non lo opprimano come in passato e come dal giorno in cui avevo stabilito dei giudici sul mio popolo Israele. Ti darò riposo da tutti i tuoi nemici. Il Signore ti annuncia che farà a te una casa.

Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio.

La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me, il tuo trono sarà reso stabile per sempre”».

 

 

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 88)


Rit. Canterò per sempre l’amore del Signore.

 

Canterò in eterno l’amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,
perché ho detto: «È un amore edificato per sempre;
nel cielo rendi stabile la tua fedeltà».

«Ho stretto un’alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide, mio servo.
Stabilirò per sempre la tua discendenza,
di generazione in generazione edificherò il tuo trono».

«Egli mi invocherà: “Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza”.
Gli conserverò sempre il mio amore,
la mia alleanza gli sarà fedele».

 

SECONDA LETTURA (Romani 16,25-27)

 

Fratelli,
a colui che ha il potere di confermarvi
nel mio vangelo, che annuncia Gesù Cristo,
secondo la rivelazione del mistero,
avvolto nel silenzio per secoli eterni,
ma ora manifestato mediante le scritture dei Profeti,
per ordine dell’eterno Dio,
annunciato a tutte le genti
perché giungano all’obbedienza della fede,
a Dio, che solo è sapiente,
per mezzo di Gesù Cristo,
la gloria nei secoli. Amen.


VANGELO (Luca 1,26-38)

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».

A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».

Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

 

 

In altre parole…

 

Oltre che ad arricchire il nostro patrimonio artistico (come testimonia Andrea della Robbia, ma si potrebbe pensare al Beato Angelico, a Leonardo, ad Antonello da Messina ecc…), l’annunciazione a Maria fa parte del nostro immaginario religioso. Ma forse anche questo messaggio è oramai come lava spenta, mentre di una eruzione di grazia il mondo avrebbe comunque bisogno. Ed allora eccoci ancora una volta a ricordare che, per quanto sfumato, se prestiamo orecchio quel messaggio arriva a noi in tutta la sua forza. Il racconto del vangelo non fa che riportarci alle profondità del mistero della salvezza in una sua manifestazione decisiva, e così come è destinato a ripetersi in noi nel tempo in una incarnazione perenne.

 

L’evangelista Luca ci documenta come questo evento è stato vissuto e trasmesso dalla prima comunità cristiana insieme ai protagonisti di eventi che ci aprono gli occhi su come continua ad attuarsi l’opera di Dio nel mondo. Anche l’annuncio a Maria non è che puro vangelo (non a caso annuncio), se rimaniamo sintonizzati sulla lunghezza d’onda di un avvento messianico sempre in atto, che passa attraverso di noi nel mondo. In effetti, potremmo ritrovare nel passo evangelico di oggi  la sintesi di tutto il messianismo biblico ma anche il paradigma di tutto l’annuncio successivo.

 

Quanto ci viene narrato è tutt’altro che un singolare episodio isolato, ma è l’epilogo della storia di un Dio che vuole essere con il suo Popolo e prendere la sua dimora in mezzo a noi, l’Emanuele. Quando a Maria viene detto che darà alla luce un figlio e lo chiamerà Gesù, si precisa che “il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”.  Ed allora diventa significativo il racconto di David e del profeta Nathan della prima lettura, quando concordano nel voler costruire una “casa” per il Signore. Ma il profeta è costretto a smentirsi e dire a David: “Il Signore ti annuncia che farà a te una casa”, “una casa non fatta da mano d'uomo” (2Cor 5,1; Col 2,11).

 

Qualcosa di analogo, ma in senso contrario, si verifica tra il profeta Isaia e il re Acaz quando, invitato a chiedere un segno al Signore, questi si rifiuta, per sentirsi dire dal profeta parole quasi di sfida, che prefigurano il futuro “segno di contraddizione” e motivo di scandalo: “Perciò il Signore stesso vi darà un segno: Ecco, la giovane concepirà, partorirà un figliuolo, e gli porrà nome Emmanuele” (Is 7,14). Ed è quanto avviene “quando giunse la pienezza del tempo e Dio mandò suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge” (Gal 4,4). Sembra essere quasi una sfida di Dio all’uomo, una provocazione alla fede e all’alleanza.

 

È quanto in qualche modo si verifica in maniera imprevedibile anche al momento dell’annuncio dell’angelo, quando Maria chiede “come è possibile” che possa concepire un figlio se non conosce uomo. Con la differenza che lei alla fine accetta che avvenga secondo quella Parola in cui riconosce il disegno del Signore per l’umanità, al tempo stesso in cui ha creduto che la sterile e anziana Elisabetta fosse comunque alla sua prima gravidanza. Si rinnova e arriva a compimento la promessa fatta ad Abramo, che “credette a Dio e ciò gli fu messo in conto come giustizia” (Rm 4,3). E se questa fede ha reso Abramo padre di tutti i credenti, ne ha reso Maria “madre”: madre di figli generati nella sua fede e che sono tali nel farla propria, e non per un mammismo sentimentalista a buon mercato di tanta devozione mariana.

 

Se non vogliamo rimanere vittime della forma e delle modalità del racconto di Luca, e renderci conto di chi sia il figlio chiamato Gesù, basta andare alla versione del mistero che ne dà il prologo del vangelo di Giovanni in termini più astratti ma di verità. Il momento non è meno conflittuale e impegnativo, ma evidenzia ancora una volta che all’origine di tutto c’è una iniziativa imprevedibile di Dio, come se si trattasse di una nuova creazione. Come Maria, c’è solo da assecondarla con la fede per diventare anche noi figli nel Figlio. Infatti: “A tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventar figliuoli di Dio; a quelli, cioè, che credono nel suo nome” (Gv 1,12).

 

Ma se questa narrazione evangelica è lo sbocco della corrente carsica del messianismo biblico, è chiaro che a partire di lì nasce quel fiume d’acqua viva che sgorga dal seno di ogni credente e che dà vita al nuovo Popolo messianico (cfr. Gv 7,38). Di conseguenza dovremmo ricavare di qui i contenuti e lo stile di “annuncio” o della evangelizzazione del mondo. È accettabile che ci sia un “Natale” per la chiesa, che non dica più nulla per il mondo? O che ci sia un Natale nel mondo indecifrabile per una chiesa? Non avemmo troppo burocratizzato la grazia di Dio? Ma se eventi simili sono colti solo da qualcuno, non possono però non avere la loro giusta risonanza universale: sono cioè puro vangelo, e come tale vanno vissuti, potenza e opera di Dio per la salvezza di ogni credente!

 

È san Paolo che ci riporta al senso pieno e irriducibile del vangelo, al di là di ogni pragmatismo pastorale o psicologismo religioso: un vangelo ridotto ad espediente, a paradigma, a contenitore, a semplice coefficiente e privo del suo potenziale originario è come sale senza più sapore. Secondo Paolo è proprio questo suo vangelo ciò per cui rendere gloria a Dio, lui che solo è sapiente, per mezzo di Gesù Cristo: non altro quindi che annuncio di Gesù Cristo sapienza e potenza di Dio, in cui essere confermati e rafforzati interiormente. È rivelazione del suo mistero, rimasto nascosto nei secoli ma ora manifestato attraverso le Scritture e i profeti. È questa la forza e la coscienza della Chiesa come Popolo di Dio, e non è da pensare che sia solo affare o interesse di pochi addetti mentre agli altri vanno dati cibi più leggeri e piacevoli.

 

Paolo ci dice anche che perché tutto questo abbia continuità e raggiunga tutti, l’eterno Dio ordina di annunciare il vangelo a tutte le genti, appunto per ottenere da loro obbedienza alla fede, quasi a prolungare il sì di Maria e ripetere con lei “si faccia secondo la tua Parola”. È come quando diciamo nel Padre nostro “sia fatta la tua volontà” e siamo in comunione col Padre, col Figlio e con lo Spirito Santo, come del resto diciamo di continuo.

 

Se osserviamo bene l’Annunciazione di Andrea della Robbia, ci viene ricordato che la nuova dimora di Dio con gli uomini è opera della stessa Santa Trinità che inabita in noi; prende corpo nella fede di Maria e ci vuole pietre vive per l’edificazione del Tempio santo di Dio. (ABS)


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