17 dicembre 2023 - III DOMENICA DI AVVENTO (ANNO B) - GAUDETE
Giovanni Francesco Barbieri, detto Il Guercino: San Giovanni Battista nel deserto (1650)
Cento (FE), Pinacoteca San Lorenzo
PRIMA LETTURA (Isaia
61,1-2.10-11)
Lo
spirito del Signore Dio è su di me,
perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione;
mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri,
a fasciare le piaghe dei cuori spezzati,
a proclamare la libertà degli schiavi,
la scarcerazione dei prigionieri,
a promulgare l’anno di grazia del Signore.
Io gioisco pienamente nel Signore,
la mia anima esulta nel mio Dio,
perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza,
mi ha avvolto con il mantello della giustizia,
come uno sposo si mette il diadema
e come una sposa si adorna di gioielli.
Poiché, come la terra produce i suoi germogli
e come un giardino fa germogliare i suoi semi,
così il Signore Dio farà germogliare la giustizia
e la lode davanti a tutte le genti.
SALMO RESPONSORIALE (Luca
1, 46-50. 53-54 )
Rit. La mia anima esulta nel mio Dio.
L’anima
mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia.
SECONDA LETTURA (1 Tessalonicesi 5,16-24)
Fratelli, siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi.
Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie. Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male.
Il Dio della pace vi santifichi interamente, e tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è colui che vi chiama: egli farà tutto questo!
VANGELO (Giovanni
1,6-8.19-28)
Venne
un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo».
Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
In altre parole…
Nel cuore dell’Avvento siamo alla domenica detta “Gaudete”, a significare la gioia che non deve venir meno nell’attesa messianica, al di là di una tradizionale “preparazione al Natale”, che ha ormai perso i suoi connotati comunitari ed è spiritualizzata. È comunque un indizio di come il ciclo liturgico ritmasse un tempo l’esistenza cristiana. A parte il colore rosaceo dei paramenti sacerdotali, indossati in questo giorno e in una domenica di Quaresima, non ci sono altre tracce di vita, per cui ancora una volta dobbiamo toccare con mano lo scollamento tra il mistero della fede celebrato e le modalità celebrative ridotte ad involucri. L’intento dovrebbe essere quello di ricreare una corrispondenza celebrazione-vita, ma è prevedibile che si prenda in considerazione il tema “gioia” su cui intrattenersi in maniera del tutto avulsa dalla gioia messianica.
Il fatto sorprendente è che a icona di questa gioia messianica venga riproposta a tutti ancora una volta la figura austera di Giovanni il Battista, l’uomo mandato da Dio e su cui nel deserto scende la Parola di Dio. Per cui le parole di Isaia interessano lui, ma valgono anche per Giovanni e poi per Gesù, così come dovrebbero riguardare anche il Popolo profetico di Dio nella storia: “Lo spirito del Signore Dio è su di me, / perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; / mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri”. Ai miseri di ogni tipo, in cui ritrovarci in solidarietà, per vivere senza barriere l’anno di grazia del Signore.
A partire di qui, dall’anno di grazia del Signore, siamo però proiettati nella esultanza del nostro Dio, rivestiti delle vesti di salvezza, e poter gioire come lo sposo gioisce per lo sposo, perché è così che gioisce il nostro creatore per noi (cfr. Is 62,5). La gioia è il contrassegno dell’azione di Dio nei nostri confronti. Ce lo ricorda san Paolo nel suo discorso agli abitanti di Listra: “Egli... fornendovi il cibo e riempiendo di letizia i vostri cuori” (cfr. At 14,17). È lo spirito del Magnificat che accompagna e proclama lo spirito messianico attraverso i tempi, e da cui lasciarci contagiare in tutta la sua portata salvifica, perché, “come la terra produce i suoi germogli e come un giardino fa germogliare i suoi semi, così il Signore Dio farà germogliare la giustizia e la lode davanti a tutte le genti”. Sono eventi che ci superano, ma tutto avviene per noi!
Giovanni Battista è lì, mandato da Dio, perché la sua giustizia e la sua lode germogli e prenda campo sulla terra. Sappiamo bene che la sua è ancora una fase preparatoria di questo disegno di salvezza: preparatoria non solo ad un evento storico ormai passato o ad una scadenza liturgica; ma preparatoria per ogni tempo, in cui credere al vangelo e seguire Cristo come alle origini. Se Giovanni è venuto nello spirito di Elia, cosa può voler dire oggi venire nello spirito di Giovanni? A parte le solennità, la chiesa oggi sembra far a meno di lui e del suo spirito.
Nel Giordano il Battista esortava alla conversione e ad opere di giustizia, nel vangelo di Giovanni ci viene detto in maniera molto asciutta che “egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui”. Infatti, “la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta” (Gv 1,5). È il dramma di sempre, che se non esistesse finirebbe anche il motivo della nostra attesa di salvezza! Noi siamo soliti parlare di “testimonianza” e pensiamo che sia tutta questione di buon esempio. Ma dobbiamo ricordare e imparare che si tratta di “testimonianza alla luce, la luce vera che illumina ogni uomo” (Gv 1,9). Forse non è proprio la stessa cosa, e si richiede una testimonianza diversa da chi si sente dire: “Voi siete la luce del mondo” (Mt 5,14). Fuori metafora, come viene intesa ed esercitata questa testimonianza alla luce, in una chiesa che si presenta al mondo come “lumen gentium”?
Dobbiamo imparare dal Battista prima di tutto a mettere in chiaro la propria distanza da colui che è la luce vera, di cui essere riflesso sulla umanità. Egli si contenta di rimanere “voce di uno che grida nel deserto”, che indirizza a colui che è in mezzo a noi e che noi non conosciamo. Ma per avvertire e cogliere questa presenza, oltre al battesimo nell’acqua, sarà necessario il battesimo nello Spirito santo e fuoco, un vero e proprio rapporto di vita. Se il battesimo di Giovanni ci orienta e ci predispone, è il battesimo di Gesù che ci fa entrare in comunione con lui e ci trasforma in figli della luce (basti ripensare alla consegna della luce nel rito).
Venire alla luce, inteso come nascita, è di suo motivo di letizia, di gioia, di esultanza spontanea e condivisa, tale da far dimenticare le doglie del parto. Quando Paolo esorta ad essere “sempre lieti”, il suo invito si inquadra nell’incessante rendimento di grazie, ma soprattutto in quella che è la “volontà di Dio in Cristo Gesù” verso di voi. Perché non dircele queste cose, e perché non tenerne conto? Diversamente non sapremmo neanche cosa vuol dire non spegnere lo Spirito e non disprezzare le profezie, cosa che forse facciamo senza volerlo.
Certamente, per rendere testimonianza alla luce, c’è da vagliare ogni cosa e attenersi a ciò che è buono, senza però dimenticare che è il Dio della pace a santificarci interamente, in modo che tutta la nostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. Quindi, anche la nostra preparazione alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo è opera e dono di grazia! Non dovremmo stancarci di fare nostra l’invocazione della Didachè: “Venga la grazia, passi questo mondo!”. (ABS)