Koinonia Aprile 2016
“IL MONDO È PER ESSI UNA CELLA E L’OCEANO UN CHIOSTRO”
“Il mondo è per essi una cella e l’oceano un chiostro”. Con queste parole Matthieu de Paris, monaco (morto nel 1259; ricordiamo che san Tommaso d’Aquino risiedeva a Saint Jacques intorno al 1224) presenta i Frati Predicatori e Minori.
La parola “mondo” è collocata alla frontiera dell’umanizzazione di Dio e della divinizzazione dell’uomo, operazione doppia ed unica che si compie proprio in quello che noi chiamiamo il mondo. Il mondo è il luogo in cui si compie il progetto di Dio nell’economia del suo Regno. Tale coerenza dialettica è espressa efficacemente dalla formula: il cristiano non è “del” mondo, sebbene sia “nel’ mondo. Se invertiamo i termini notiamo l’ambivalenza: il cristiano è “nel” mondo, sebbene non sia “del” mondo. La duplice enunciazione definisce grammaticalmente la situazione del cristiano. Sì, realmente sta “nel” mondo, non come in un alloggio senza interesse, ma come nel luogo della sua divinizzazione. Se il nostro Dio non è percepibile se non per e nell’incarnazione, il cristiano non ha bisogno di evadere dalla sua condizione terrestre per incontrarlo; Lo incontra in questa condizione, con tutte le fragilità e le complicazioni. Una tale situazione non è evidentemente confortante; non la sopportiamo rassegnati. Consideriamola come una felice certezza, come la realizzazione omogenea del “mistero” e della sua economia.
Jacques de Vitry (morto nel 1240), è un testimone eccellente che a sua volta riprende le parole di Matthieu de Paris: “Tale Ordine di perfezione e tale chiostro aperto al mondo non sono adatti, pare, ai deboli e ai bambini”.
P. M.D. Chenu (12.3.1989)